Questo scenario di conflitto pubblicato su Geopoliticalcenter all’inizio del mese di luglio del 2022, ad oggi le forze russe occupano stabilmente tutta la parte centro-orientale della costa ucraina sul Mar Nero, hanno preso il controllo quasi integrale dell’oblast di Lugansk, di metà dell’oblast di Donetsk, e mantengono una presenza estremamente limitata a nord est di Kharkiv.
La guerra proseguirà con le modalità finora viste fino alla fine dell’estate, poi…
La pausa di ottobre
La guerra in Ucraina prosegue da ormai otto mesi, si tratta di una guerra di logoramento, un conflitto dove si avanza villaggio dopo villaggio, impiegando le artiglierie per farsi largo nel territorio nemico e dall’altra parte per distruggere il centro di comando e i depositi di munizioni messi in opera dai russi.
L’estate ha visto operare i contendenti nelle polverose pianure dell’Ucraina orientale, asciutte, monotone, luoghi dove una piccola collina sembra essere una vetta alpina. Piccole colline che rivestono un’importanza di valenza strategica, spesso prossima a centri abitati di una certa rilevanza, per i quali si sono combattute aspre battaglie. La conformazione delle pianure dell’Ucraina e il loro clima rivestono un ruolo di primo piano nell’evoluzione di questa guerra. Ottobre e ancor di più novembre sono i mesi nei quali la pioggia torna a essere protagonista in questa terra, con la pioggia torna il fango, torna l’impossibilità di spostarsi agevolmente su terreni aperti, torna il rischio di rimanere bloccati affondando per decine di centimetri in una melma densa che blocca ogni spostamento. Questa situazione attesa da chi combatte sul campo determina un sostanziale stallo dei combattimenti di terra, sono ancora i missili da crociera e i bombardamenti aerei che mantengono attivo questo conflitto in attesa dell’arrivo dell’inverno e delle sue temperature polari.
Nel mentre nuove truppe russe si sono formate ed addestrate a partire dallo scorso marzo circa 30.000 uomini pronti ad entrare in campo anche se con poca esperienza al fianco di chi combatte da otto mesi questa guerra. Le difficoltà incontrate dai russi, le sconfitte subite in varie parti del paese invece che indebolire la macchina militare di Mosca l’hanno rinforzata. Le sconfitte, le vittime, le difficoltà militari hanno forgiato la classe dei veterani che ha letteralmente imparato a combattere. Anche sul fronte di Kiev i soldati hanno imparato a loro spese l’arte della guerra, tutta via con una differenza fondamentale: Mosca non ha messo in atto nessuna mobilitazione delle forze della riserva mentre chi si trova sempre più corto di uomini ed è costretta a ricorrere ad una mobilitazione generale è l’Ucraina. La relativa pausa nei combattimenti fa sperare in un accordo diplomatico, ma non vi è alcuna intenzione da parte degli Stati Uniti di accettare qualsiasi rivendicazione territoriale venga palesata Mosca, anzi viene messa in dubbio la possibilità che Mosca riesca a mantenere il controllo della penisola di Crimea. Innanzi a questi fatti l’unica certezza che abbiamo è che la guerra continuerà e continuerà durante l’inverno, momento nel quale potremmo assistere ad una vera e propria resa dei conti.
La Guerra di Dicembre
Guerra, una parola oggi proibita in Russia, ma una parola che dai primi giorni di dicembre potrebbe diventare non solo consentita ma quasi obbligatoria. Guerra perché davanti alla oggettiva impossibilità di raggiungere un accordo diplomatico con gli Stati Uniti, e con l’Ucraina guidata da Zelensky, la Russia potrebbe entrare formalmente in guerra con Kiev. Non servono più pretesti, sono troppi ormai morti dalle due parti. Guerra significa mettere in atto ogni misura possibile per far capitolare l’avversario, guerra significa mobilitare le forze della riserva in maniera proporzionata alle necessità dell’esercito, guerra significa utilizzare ogni mezzo a disposizione con l’unico obiettivo di vincere.
In questo contesto la prima mossa del Cremlino dopo la dichiarazione dello stato di guerra sarà la completa interruzione del flusso di gas verso l’Ucraina e verso l’Europa, l’Europa considerata di fatto una entità sovranazionale ostile e che quindi va trattata alla stregua di un nemico. Ma questa scelta sulle forniture di gas non è da vedere esclusivamente come una mossa dettata dall’istinto. Interrompere le forniture di gas dirette all’Ucraina ed Europa fa sì che l’Ucraina debba vivere un inverno con il concreto rischio di una paralisi energetica che potrebbe avere conseguenze catastrofiche per tutta la nazione. Parliamo di catastrofe energetica in quanto dobbiamo ricordare a voi tutti che l’Ucraina basa la sua strategia energetica su due pilastri: uno è il gas ed il secondo è l’energia nucleare. Privata delle forniture di gas della Russia e con la più grande centrale nucleare del paese sotto il controllo di Mosca (e che potrebbe essere disconnessa dalla rete elettrica ucraina in brevissimo tempo) l’Ucraina non dispone di energia sufficiente per mantenere normalmente funzionante il suo apparato statale durante l’inverno che è appena iniziato. In questa situazione l’Europa è quindi chiamata ad una scelta: invertire il flusso di gas nelle tubazioni che un tempo portavano il gas dall’Ucraina all’Europa oppure ignorare i bisogni di Kiev.
Kiev congelerà se non verranno ripristinate le forniture di energia, e Mosca visto lo stato di guerra non lo farà se non nell’ambito di un trattato di pace di ampie prospettive. L’Europa potrebbe fornire gas naturale ed elettricità (anche se quest’ultima in quantità decisamente limitate) all’Ucraina, ma se lo facesse metterebbe in pericolo la sua stessa capacità nel superare l’inverno senza ricorrere a razionamenti anche nell’ambito civile.
In questo ipotetico scenario, e avendo osservato attentamente il comportamento occidentale in queste ultime settimane, riteniamo probabile che l’Europa decida di intervenire in soccorso dell’Ucraina attingendo quindi alle proprie scorte per garantire che le altre città ucraine non debbano subire una catastrofe, sia industriale che soprattutto civile, dovuta all’interruzione dei flussi di gas da parte della Russia. Tuttavia questa scelta implica il fatto che le popolazioni occidentali dovranno essere pronte a concreti sacrifici, sacrifici che forse non erano accettati dalla popolazione senza importanti proteste e senza che alcuni partiti politici possano mettersi in evidenza per opporsi alle scelte dei governi in carica che appoggiano Kiev.
Nel mentre in Russia ed Ucraina le temperature precipitano, arriva la prima neve nel nord dell’Ucraina al confine con la Russia e poi sempre più a sud. I terreni fangosi iniziano piano piano a congelare, e nuovamente diventano percorribili dai mezzi militari di qualsiasi tipo. Ora la guerra si muove su binari del tutto diversi, vengono colpiti e distrutti i centri simbolo del potere di Kiev incluso il palazzo presidenziale, Piazza Maidan, la Rada, le stazioni ferroviarie, i nodi della distribuzione dell’energia elettrica. La guerra in questo nostro prossimo inverno farà vedere il lato peggiore di sé.
Fino ad oggi, cari amici e lettori, non abbiamo ancora osservato la guerra totale, si è trattato di un conflitto combattuto a metà, con una mano legata se ci permettete il paragone. Già questo conflitto a metà ha dimostrato al mondo quanto possa essere terribile una battaglia dentro una città o un bombardamento su obiettivi circondati da abitazioni civili. La guerra che si aprirà a dicembre con il blocco delle forniture energetiche all’Ucraina e all’Europa e alla messa in campo della massima capacità bellica delle parti in conflitto farà ripiombare l’Europa negli anni più bui delle guerre totali.
L’Italia non sarà solo uno spettatore di questa guerra, l’Italia sarà coinvolta direttamente dalla crisi energetica, sarà coinvolta direttamente dal rafforzamento militare americano in Europa, sarà coinvolta direttamente per le conseguenze inflattive e per la necessità di fornire alla Nato una importante quota di uomini dadedicare alla forza di reazione rapida di 300.000 uomini che si organizzerà da qui alla fine dell’anno.