Questo scenario nasce, in maniera molto rapida, dopo l’esecuzione capitale dell’Imam sciita Al Nimr, fatto interpretato dall’Iran come un atto ostile contro la Repubblica Islamica dell’Iran, della quale Al Nimr era “l’ambasciatore” religioso e temporale nella provincia di Qutif. Il Grande Ayatollah Alì Khamenei ha invocato la punizione divina contro l’Arabia Saudita, autorizzando quindi azioni contro l’Arabia Saudita; vediamo come nel concreto le Guardie della Rivoluzione potranno quindi vendicare la morte di Al Nimr
Teheran domenica 3 gennaio 2015
Teheran è in lutto, le scuole coraniche sono chiuse e tutti gli imam della Repubblica Islamica pregano per la morte di Nimr Al Nimr, figura religiosa e politica di riferimento per gli Sciiti della penisola araba. Ma una parte ristretta di Ayatollah si riunisce a Teheran insieme ai ministri del Governo e dei responsabili militari delle forze armate iraniane, nonché delle Brigate Al Quds forze speciali di Teheran per le operazioni all’estero, anche clandestine. La riunione è breve in quanto la prima autorità politica e religiosa del paese ha già preso la sua decisione. All’atto ostile dell’Arabia Saudita deve corrispondere un atto ostile dell’Iran. Alcuni provano a ricordare al consiglio che il momento è delicato, che il 15 gennaio verranno abrogate molte tra le sanzioni che ancora colpiscono l’economia iraniana, ma il Grande Ayatollah ribatte che è proprio su questo aspetto che i Sauditi fanno affidamento e che la risposta iraniana deve essere immediata.
Stretto di Hormuz lunedì 4 gennaio ore 19:50
Nello Stretto di Hormuz la notte è già calata, una superpetroliera saudita si avvicina allo stretto con un carico di Greggio destinato agli Stati Uniti. Presso la costa iraniana l’attività militare è frenetica da oltre 24 ore,così come sull’isola di Abu Musa. La superpetroliera Saudita, come prassi contatta le autorità iraniane per comunicare il proprio transito in uscita dal Golfo Persico. Alla Nave viene detto di avanzare.
Stretto di Hormuz lunedì 4 gennaio ore 22:10
La superpetroliera saudita si trova poco oltre l’isola di Abu Musa occupata dagli Iraniani e utilizzata come base militare nello Stretto di Hormuz ed è a questo punto che scatta la rappresaglia iraniana nei confronti dei sauditi. Le Guardie della Rivoluzione iraniane, comunicano con la nave Saudita e la informano che essa si trova ora in acque territoriali iraniane. Le autorità dell’Iran ritengono che a bordo vi siano materiali pericolosi non dichiarati e ordinano alla nave di Riad di fare rotta verso Bandr Abbas, mentre una decina di unità militari delle Guardie della Rivoluzione si avvicinano alla petroliera. Il capitano saudita cerca di prendere tempo dice di trovarsi nella via di transito internazionale, non in acque iraniane, e nel mentre lancia l’allarme al comando della reale marina saudita. Gli iraniani però captano la comunicazione e sparano immediatamente una raffica di avvertimento a proravia della nave saudita. La petroliera a quel punto viene abbordata da una squadra elitrasportata dei Pasdaran che ne prendono il controllo, silenziano la radio di bordo e fanno dirigere la nave verso Bandar Abbas
Riad ore 22:20 del 4 gennaio 2015
Il Sovrano Saudita viene informato dell’atto ostile iraniano nello Stretto di Hormuz e immediatamente egli ordina lo stato di massima allerta per tutte le forze armate del paese, subito dopo chiede che sia chiamata la Casa Bianca.
Riad ore 22:40 del 4 gennaio 2015
Dopo 15 minuti di logorante attesa il sovrano saudita riesce a parlare con il Presidente americano. Il Re espone ad Obama i fatti, il presidente Usa gli dice di essere già stato informato di quanto accaduto dalla sicurezza interna e che poco prima era al telefono con il presidente iraniano il quale lo ha informato che l’azione delle “guardia costiera” ad Hormuz è un fatto di routine e che presto tutto verrà risolto. Obama suggerisce a Re Salman di partecipare ad una conferenza a Washington per discutere con gli iraniani della soluzione della guerra in Yemen, dei diritti degli sciiti in Arabia Saudita e della sicurezza della navigazione ad Hormuz.
Il Re saudita comprende una volta per tutte che questa amministrazione americana è legata all’Iran da un rapporto molto particolare e che per ora egli non può contare sull’aiuto americano. Il ruolo stesso dell’Arabia Saudita, non solo nel Golfo Persico, ma anche nel mondo arabo è messo in discussione e il Re Saudita decide, prima di compiere qualsiasi mossa militare in risposta all’abbordaggio iraniano ad Hormuz, di chiamare a raccolta (formalmente ed informalmente) gli alleati del regno dei Saud e cercare di coordinarsi per limitare l’espansionismo sciita che sembra essere sempre più inarrestabile, sia da un punto di vista politico che da un punto di vista militare.
Ricordiamo a tutti gli amici e lettori che questo è uno scenario futuribile non una previsione di quello che accadrà nei prossimi giorni nel Golfo Persico. Si tratta di un esercizio utile solo a valutare una delle possibili risposte dell’Iran