In questo scenario il nostro gruppo ha voluto focalizzarsi su un arco temporale molto prossimo a noi, e più precisamente i giorni che vanno dal 17 al 21 maggio p.v.
Nelle date da noi indicate una nave iraniana, con a bordo materiali per 2500 tonnellate salpata il giorno 10 da Bandr Abbas raggiungerà le coste Yemenite al largo della città portuale sul mar Rosso di Hudaydah nel distretto occidentale del paese, contemporaneamente negli Stati Uniti il presidente Obama riunisce i vertici degli Stati sunniti del Golfo, in quella che potrebbe essere una sovrapposizione di date nè fortuita, nè casuale; da qui si sviluppa il nostro lavoro.
Stati Uniti 18 maggio 2015 ore 20:00Z
È la mattina del 18 maggio e negli Stati Uniti inizia il summit voluto dal presidente americano Obama con i vertici delle monarchie sunnite del Golfo per discutere della situazione in Yemen, ma ancor più per far accettare all’Arabia Saudita ed ai suoi alleati che la Casa Bianca vuole arrivare ad ogni costo ad un accordo sul programma atomico iraniano, un accordo che secondo Riad rafforzerà ancor più l’espansionismo iraniano e metterà a rischio la stessa esistenza della dinastia dei Saud. Al summit però si registra un grande assente, il Re dell’Arabia Saudita Salman. Egli non ha motivato la sua mancata partenza per gli Usa, ma a corte si ipotizza che egli sia rimasto a Palazzo intuendo, grazie al lavoro dei Servizi Segreti Sauditi, il rischio di una azione di forza iraniana in Yemen nel giorno del Summit in America organizzato da Obama, una azione di forza che potrebbe mettere in crisi profonda la stabilità del regno saudita.
Secondo accordi, di cui non si ha conferma ufficiale, tra la mezzaluna rossa dell’Iran e la mezzaluna rossa dell’Arabia Saudita, un cargo iraniano con 2500 tonnellate di merci potrebbe entrare in acque Yemenite entro 24 ore. I sauditi però potrebbero voler ispezionare il carico prima che arrivi nel porto Yemenita sotto il controllo delle milizie sciite fedeli a Teheran, e gli iraniani potrebbero non concedere ai sauditi di ispezionare il carico della nave.
A complicare la situazione in quel tratto di mare due unità della marina iraniana pattugliano l’area per una “missione anti pirateria”, e potrebbe essere interpretato come un atto di pirateria la richiesta saudita di ispezionare il cargo iraniano prima che esso giunga nel porto dellò Yemen in mano agli Houti.
A palazzo i consiglieri di Re Salman temevano, e temono, che gli iraniani si siano accordati con gli americani per far si che nel momento della verità Re Salman fosse a diretto contatto con il presidente americano ed egli potesse usare ogni mezzo verbale e personale per impedire ogni azione saudita. Temendo questa possibilità oggi sono presenti all’incontro con Obama il principe ereditario Saudita accompagnato dal figlio prediletto di Salman, terzo in linea di successione, ma il sovrano è a Riad pronto a guidare il paese.
Golfo di Aden 18 maggio 2015 ore 22:00 Z
Con un lieve ritardo, dovuto ad una forte riduzione di velocità nell’ultima tratta del viaggio, il mercantile iraniano si avvicina alle acque territoriali yemenite, nei pressi dello Stretto di Bal El Mandeb, e viene raggiunto da una fregata iraniana classe Bushehr e dal rifornitore di squadra Bushehr, riadattato a rudimentale portaelicotteri. La fregata precede il mercantile di poco meno di mezzo miglio mentre l’unità maggiore la segue ad un miglio di distanza con due elicotteri Cobra pronti al decollo sul ponte di volo, armati con missili anticarro aria-superficie.
Quando la formazione navale iraniana si trova a circa 45 miglia dallo Stretto di Bab El Mandeb, viene captata dalla stazione radio della fregata iraniana una comunicazione in Arabo e in Farsi che avvisa il convoglio che le forze della coalizione saudita, su indicazione del legittimo governo yemenita in esilio, procederanno ad ispezionare il carico del mercantile iraniano prima del suo transito attraverso Bab El Mandeb. Il governo Yemenita rifiuta il “passaggio innocente” attraverso lo stretto in quanto la nave è sospettata di portare rifornimenti ai ribelli sciiti.
Le navi iraniane non rispondono alle richieste egiziane e il convoglio procede lentamente verso ovest.
Alla base navale di Bandr Abbas arriva una comunicazione tramite un telefono satellitare, è il comandante del convoglio iraniano che chiede istruzioni. A Teheran tutto però è già deciso, il convoglio non consentirà l’ispezione e proseguirà nella sua rotta. Nessuna unità militare americana è nell’area e a Teheran si pensa che senza l’appoggio americano i sauditi non oseranno arrivare allo scontro.
Stretto di Hormuz 19 maggio 2015 ore 00:30Z
È notte fonda nello stretto di Hormuz ma nelle basi navali iraniane lungo la costa, nell’isola di Kharg e ad Abu Musa sembra pieno giorno. Le banchine sono illuminate, le camerate vuote l’attività è frenetica. Le piccole e veloci imbarcazioni dei Pasdaran vengono rifornite di carburante e munizioni, i sottomarini, dai classe Kilo fino ai sommergibili tascabili con un equipaggio di sole 9 persone, prendono il mare e gli equipaggi delle unità minori, dopo aver salpato, si disperdono tra le piccole isole sul lato orientale di Hormuz. Vengono mobilitati gli addetti ai sistemi antinave e dai bunker di Abu Musa vengono messi in posizione i missili antinave cinesi ed iraniani che da anni giacciono sottoterra. Il segnale è chiaro l’Iran si prepara a “chiudere” Hormuz, se l’Arabia Saudita chiuderà Bab El Mandeb alle navi iraniane, ma ora non verrà fermata una nave cargo come accadde per la Maersk Tigris: ora le navi che tenteranno di attraversare Hormuz rischiano di essere affondate.
Bahrein comando 5ª flotta Usa 19 maggio 2015 ore 01:00Z
Il comandante della 5ª flotta Usa non ha lasciato la sede del comando militare americano ed è in comunicazione diretta con il Pentagono che lo ha avvisato dalla forte attività militare iraniana ad Hormuz. In seguito all’evoluzione della vicenda la flotta americana ha sospeso le attività contro il califfato islamico in Siria ed Irak e si prepara ad un eventuale confronto con gli iraniani. Poco dopo l’una di notte il comandante americano riceve una telefonata dal presidente americano. Il Comandante in Capo delle forze armate americane gli ordina di non agire contro gli iraniani per nessun motivo se non dopo aver avuto esplicita autorizzazione presidenziale. Il comandante non replica alle parole di Obama, risponde signorsì e riattacca la linea.
Bab El Mandeb 05:00Z
Il convoglio iraniano si avvicina allo Stretto e da ovest i radar della fregata Alborz scorgono una formazione di tre navi egiziane (due fregate di cui una classe Perry e una classe Knox e una corvetta) in attesa 10 miglia ad est di Bab El Mandeb (e a circa 30 miglia dal convoglio iraniano), mentre via radio il comando della coalizione saudita continua ad intimare al convoglio iraniano di fermarsi per consentire l’ispezione. Ricevuti gli ordini da Teheran il comandante iraniano a bordo della Bushehr dà ordine agli elicotteri cobra di decollare mentre il radar di tiro della Alborz, che comanda i missili antivane C-802 (CSS-N-8), inquadra le navi egiziane. Non appena i due elicotteri Cobra si levano in volo i comandanti egiziani attivano le difese antiaeree delle loro unità e chiedono supporto aereo ai sauditi che mantengono già da giorni cacciabombardieri in volo 24/7 per garantire copertura aerea alle forze navali della coalizione.
Bab El Mandeb ore 05:28Z. Non è chiaro chi abbia lanciato per primo, se gli F15 sauditi oppure la fregata iraniana, sta di fatto che a poche miglia dello stretto di Bab El Manded è iniziata una battaglia aeronavale. Tre C-802 sono in volo verso le tre navi egiziane che faticano ad inquadrare il missile che vola a 5 metri dalla superficie del mare a quasi mach 1 di velocità, mentre gli F15 abbattono i due cobra. I missili di fabbricazione cinesi impattano due bersagli: una corvetta è persa una fregata danneggiata molto seriamente.
L’unità superstite lancia i suoi missili Harpoon contro i bersagli navali nemici, nel caos e nell’incertezza dell’identificazione vengono lanciati contro tutti e tre i bersagli radar. Gli Harpoon vanno tutti a segno, la fregata Alborz è sventrata dall’esplosione, la Busher colpita è divorata dalle fiamme che ormai sono fuori controllo, e la nave di aiuti iraniana è anch’essa colpita ed imbarca velocemente acqua. In medio oriente è guerra tra Coalizione saudita ed Iran.
Stretto di Hormuz 05:55Z
L’Iran decide di chiudere lo Stretto di Hormuz. Le unità della Marina iraniana escono dai porti e dall’isola di Kharg viene comunicato a tutte le unità non iraniane in avvicinamento ad Hormuz che il passaggio è proibito per esercitazioni militari delle forze armate dell’Iran. Caccia iraniani avvicinano un pattugliatore americano sopra il Golfo Persico e lo inquadrano con il radar di tiro intimandogli di dirigere verso la costa saudita.
Il P-3 americano risponde di trovarsi in spazio aereo internazionale ma cambia la sua rotta e si adegua al volere degli iraniani, ma chiede ed ottiene dal comando della 5ª flotta che due caccia F18 della portaerei Roosevelt siano inviati per scortarlo. Gli F-14 iraniani osservano sui loro radar il sopraggiungere degli F-18 e li inquadrano con i radar di attacco. Per il comandante americano della 5ª questo è un atto di guerra e chiede al presidente americano l’autorizzazione ad abbattere i due aerei iraniani. Obama nega la sua autorizzazione e ordina il ritiro degli F18. Gli iraniani avvertono la debolezza del presidente americano ed a Hormuz cercano di catturare una nave mercantile americana diretta in Kuwait da utilizzare come “merce di scambio”. Piccole unità iraniane si avvicinano, come fatto per la Maersk Tigris, sparando oltre la prua e ordinando alla nave americana di procedere verso Bandr Abbas.
Un cacciatorpediniere classe Burke accorre per prestare soccorso alla nave mercantile, ed entra in una zona di mare che l’Iran ritiene di propria pertinenza nei pressi dell’isola di Abu Musa.
Nessun avviso nessuna chiamata radio, un missile antinave cinese viene lanciato contro il Classe Burke americano che reagisce e neutralizza la minaccia, in questo momento avvalendosi della propria autorità e ritenendo reale concreta e presente la minaccia all’ incolumità dei propri uomini l’amm. John W. Miller ordina l’ingaggio e la distruzione dell’unità responsabile del lancio contro l’unità navale americana senza attendere l’autorizzazione presidenziale.
Ora è guerra nello Stretto di Hormuz……
Cover Photo: Google Earth