Vi proponiamo oggi uno scenario sul possibile coinvolgimento polacco nella guerra in Ucraina, è uno scenario non molto probabile oggi ma ve lo proponiamo come elemento di discussione.
Ucraina orientale inverno 2014/15, nell’est del paese, nel Donbass che ha scelto l’indipendenza anche a costo dell’uso delle armi, la guerra ormai infuria senza più tregue o limiti. Le milizie filorusse, rinforzate da materiali provenienti dalla Federazione e da “volontari” non del Donbass avanzano e puntano ad ovest verso la città di Mariupol, che ormai è isolata. A Cherson scoppia il panico nel timore che questa sia la prossima città teatro della guerra.
Kiev accusa apertamente la Russia di voler creare un corridoio di terra,tra il Donbass e la Crimea, il governo ucraino sospende i pagamenti del gas russo, Mosca interrompe le forniture. Kiev a questo punto si appropria del gas diretto in Europa e Gazprom ordina la chiusura totale dei rifornimenti di gas attraverso l’Ucraina.
L’Unione Europea decide ulteriori sanzioni contro la Russia, sanzioni dirette al cuore del sistema economico russo. La situazione è drammatica. Putin minaccia di intervenire in prima persona in Ucraina; a Kiev manca l’elettricità e le centrali che forniscono acqua calda alla città sono mantenute al minimo al fine di impedire che congelino le tubature del teleriscaldamento che corrono parallele a quelle dell’acqua potabile, le quali non congelano solo grazie al calore diffuso dal teleriscaldamento.
La guerra divampa in tutta l’Ucraina Orientale, dopo un tentativo inizialmente riuscito di controffensiva delle forze di Kiev, in risposta all’avanzata filorussa verso Mariupol, si assiste ad un maggiore impegno russo (secondo la dottrina della escalation simmetrica già suggerita da questo portale) sotto forma di unità senza insegne il cui impegno diviene via via sempre più arduo da dissimulare. Sopraffatte dalla superiorità militare di Mosca e dalla carenza di coordinazione le forze governative ucraine si trincerano all’interno delle città, dietro alle linee fortificate costruite nell’autunno che ha preceduto la guerra aperta.
Nella battaglia urbana vengono coinvolti i quartieri residenziali e le vittime civili salgono rapidamente. In occidente la stampa è focalizzata sulla guerra, dall’Ucraina arrivano immagini raccapriccianti che riportano la memoria ai drammi dei Balcani, della guerra in Yugoslavia, immagini che ritraggono la disperazione di ogni guerra.
Negli ospedali dell’Ucraina affluiscono le vittime ed i feriti, il sistema sanitario è al collasso così come i servizi di emergenza (difesa civile e vigili del fuoco) inviati ad est in supporto alle regioni coinvolte nella guerra.
In questa situazione Kiev chiede aiuto alla Polonia, una Polonia dove da giorni l’opinione pubblica non parla d’altro se non della guerra alle porte di casa, e dove i commentatori della Tv di stato sottolineano con sempre maggiore insistenza che in caso di crollo dell’Ucraina la Polonia si troverebbe in prima linea a fronteggiare il nuovo espansionismo russo.
Kiev, nella sua richiesta di aiuto ai polacchi, si appella ad un accordo firmato tra Polonia e Ucraina (il fatto è reale, questo accordo esiste veramente ed è stato firmato a Leopoli il 14 novembre scorso) che prevede un mutuo soccorso tra Kiev e Varsavia a livello di squadre di intervento di emergenza (vigili del fuoco, team medici, protezione civile) in caso di “eventi eccezionali”. L’accordo parla proprio di eventi eccezionali non solo eventi naturali.
Così, in ottemperanza all’accordo dello novembre 2014 dalla Polonia partono ambulanze, veicoli dei vigili del fuoco, convogli con generatori, medicine, cibo per neonati e uomini dei relativi settori.
Da tempo però la Polonia spinge per un intervento più “diretto” in Ucraina e l’arrivo dei soccorritori polacchi nell’Ucraina in guerra potrebbe fare da apripista all’arrivo di truppe polacche a Kiev.
La guerra, infatti, minaccia le squadre di emergenza polacche, alcuni operatori impegnati nell’est del paese vengono coinvolti in uno scambio di colpi di artiglieria e un veicolo della protezione civile polacca viene colpito direttamente, il bilancio è di 5 cittadini polacchi uccisi e altri 2 feriti in maniera gravissima.
In Polonia l’indignazione è massima, manifestazioni si svolgono nei pressi dell’ambasciata russa e la folla chiede di intervenire a difesa dell’Ucraina. Il governo di Varsavia a questo punto invia una brigata Meccanizzata, sistemi antiaerei e alcuni elicotteri in Ucraina, formalmente per difendere i propri operatori delle squadre di emergenza, segnando così il coinvolgimento polacco nella guerra in Ucraina e chiede una riunione urgente della NATO in base all’art. 4 della Carta di Washington (che prevede una riunione urgente del Consiglio Atlantico nel caso in cui l’integrità territoriale, la sicurezza o l’indipendenza politica di una delle nazioni NATO siano minacciate).
Durante la riunione la Polonia si appella all’art.2 ed in maniera specifica riferendosi al par.4 della Carta delle Nazioni Unite (I Membri devono astenersi nelle loro relazioni internazionali dalla minaccia o dall’uso della forza, sia contro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica di qualsiasi Stato, sia in qualunque altra maniera incompatibile con i fini delle Nazioni Unite), chiede la Convocazione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e contestualmente esorta la NATO, in attesa che il Consiglio di Sicurezza deliberi sulla questione, ad attivare le procedure necessarie ad un intervento in Ucraina al fine di “proteggere i principi delle Nazioni Unite e l’indipendenza della Polonia minacciata dall’avanzata russa, nel timore che l’aggressione di Mosca non si esaurisca con gli attuali atti guerra nei confronti dell’Ucraina”.
Il Consiglio Atlantico non trova l’unanimità sulla richiesta della Polonia e onde evitare una clamorosa frattura in seno all’Alleanza Atlantica, non viene deliberata alcuna decisione in base all’art.5 (fatto che arriverebbe la difesa collettiva dell’Alleanza). Si conviene comunque di mettere in stato di massima allerta operativa la Forza di Reazione Rapida di recente costituzione e di trasferire armi, mezzi e uomini in Polonia. Si conviene altresì, che la Forza di Reazione Rapida resterà a disposizione nel caso in cui si ravvisassero le condizioni di applicazione dell’Art.5 della Carta Atlantica, nel frattempo, nella piena autonomia ed indipendenza degli Stati membri il Consiglio non esclude l’invio di armi mezzi e uomini, in maniera autonoma, in base all’art.51 della Carta delle Nazioni Unite (Nessuna disposizione del presente Statuto pregiudica il diritto naturale di autotutela individuale o collettiva, nel caso che abbia luogo un attacco armato contro un Membro delle Nazioni Unite, fintantoché il Consiglio di Sicurezza non abbia preso le misure necessarie per mantenere la pace e la sicurezza internazionale. Le misure prese da Membri nell’esercizio di questo diritto di autotutela sono immediatamente portate a conoscenza del Consiglio di Sicurezza e non pregiudicano in alcun modo il potere e il compito spettanti, secondo il presente Statuto, al Consiglio di Sicurezza, di intraprendere in qualsiasi momento quell’azione che esso ritenga necessaria per mantenere o ristabilire la pace e la sicurezza internazionale. art.51), in soccorso di una nazione la cui indipendenza sia minacciata, in attesa delle decisioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Ecco come abbiamo pensato il coinvolgimento polacco e di parte dei paesi NATO, nel caso in cui si giunga ad una guerra aperta tra Mosca e Kiev; ribadiamo che ciò che avete letto è solamente uno scenario futuribile e non la realtà dei fatti ora in atto in Ucraina.