Nel Marzo del 2014 pubblicammo questo scenario su una possibile guerra in Corea. Lo riproponiamo oggi in quanto lo riteniamo attuale alla luce della tensione nella penisola.
Disponiamo di una discreta quantità di informazioni sulla Corea del Nord e da queste informazioni abbiamo valutato che Pyongyang potrebbe aver pensato ad uno scenario per riconquistare gli isolotti contesi sul confine marittimo occidentale, lungo quella linea di demarcazione marittima mai riconosciuta dalla Corea del Nord e luogo di cruenti scontri tra le due Coree in questi cinquant’anni di armistizio.
Le capacità belliche della Corea del Nord, in alcuni settori, sono decisamente al di sotto degli standard occidentali e delle nazioni alleate degli Usa presenti nella regione. Tuttavia alcune branche delle forze armate nord coreane hanno registrato negli ultimi cinque anni una costante evoluzione della capacità di combattimento e delle dotazioni tecniche.
In particolare sono state rafforzate in maniera significativa le forze da sbarco nord coreane. Questa branca delle forze armate nord coreane è poco conosciuta in occidente, ma Kim Jong Un ha puntato molto su queste unità. Negli ultimi tre anni le ha equipaggiate di un centinaio di Hovercraft, velocissime unità che viaggiano a pelo d’acqua e che sono un grado di trasportare trenta/trentacinque fanti di marina con il relativo equipaggiamento pesante, ma non mezzi corazzati maggiori.
In aggiunta agli Hovercraft, negli ultimi mesi, sono giunte immagini di una nuova piccola unità d’assalto anfibio in grado di trasportare una quindicina di uomini equipaggiati fino alla spiaggia obiettivo ad una velocità prossima ai 60 nodi ( quasi 100 chilometri all’ora). Le truppe da sbarco potrebbero inoltre essere equipaggiate con artiglieria a corto raggio ma dalla potenza devastante. Informazioni attendibili fanno supporre che la Corea del nord abbia sviluppato armi termobariche atte a distruggere i bunker nemici da breve distanza (500/ 700 metri al massimo).
Ecco il nostro SCENARIO:
Fine estate 2014, siamo all’apice della tensione tra Corea del Sud e Corea del Nord, dopo che un’unita militare di Pyongyang, un sottomarino nella fattispecie, è stato individuato dalle forze navali di Seoul a sud del confine marittimo e rispedito, a colpi di cariche di profondità, al di là della linea di demarcazione marittima. La Corea del Nord ritiene questo atto una violazione dell’armistizio firmato alla fine della fase più cruenta della guerra di Corea e mette in stato di “pronti al combattimento” le proprie forze armate. Il sud pensa all’ennesimo bluff del nord tuttavia viene rafforzata la sorveglianza sulle isole contese lungo la linea di demarcazione marittima occidentale alla penisola.
Il giorno seguente, senza preavviso e senza che venisse diramata un’allerta da Seoul, l’artiglieria costiera del nord e i lanciarazzi multipli Grad di Kim bersagliano per sette minuti le postazioni dei soldati sud Coreani sulle isole di Yeonpyeong Baengnyeong e Daecheong.
Contemporaneamente salpano dalla terraferma gli Hovercraft e le barche d’assalto veloce delle forze anfibie di Pyongyang, in meno di 20 minuti dal’inizio del bombardamento le prime forze della Corea del Nord sbarcano sulle isole in mano a Seoul, entro altri dieci minuti il 50% dei 4000 uomini destinati al blizt hanno preso terra e la loro azione coglie impreparate sia le difese delle isole, sia il centro di coordinamento delle forze armate di Corea e Stati Uniti. La rapidità dello sbarco e la potenza devastante dell’attacco di artiglieria impedisce alle forze sud coreane di intervenire impiegando l’artiglieria o i nuovi missili Spike acquistati recentemente da Israele.
A questo punto la Corea del Sud invia caccia e navi in supporto alla frontiera marittima occidentale e i generali del sud manifestano la volontà di ingaggiare le postazioni costiere della Corea del nord e di intraprendere un raid preventivo sulle forze anfibie presenti ad est.
Tuttavia gli americani, per ordine del presidente Obama, fanno presente ai sud coreani che la Casa Bianca preferisce intraprendere la via diplomatica e invita la Corea del Sud a non reagire.
Il presidente sud coreano Park, molto legata alle politiche attendistiche di Obama, ordina di ritirare caccia e navi dalla frontiera ovest, mantenendo la massima allerta al confine terrestre tra le due nazioni.
Nell’attacco del nord duecento militari sud coreani sono rimasti uccisi altri cinquecento feriti e la restante parte della guarnigione delle isole è nelle mani dei nord coreani esposti alla stampa nazionale di Pyongyang come prede.
La Corea del Nord, con un blizt, tanto pericoloso quanto ardito, ha conquistato tre strategiche isole nel mar giallo, contese da oltre 50 anni, sfruttando la preparazione delle sue forze anfibie e l’indecisione degli Stati Uniti.
Questo è solamente un nostro scenario ma è comunque un’ipotesi basata su elementi reali riguardanti soprattuto gli sviluppi della preparazione militare in Corea del nord.