Eh sì, l’esenzione dalle sanzioni americane contro l’Iran che Trump ha voluto per il governo del suo amico Conte è un regalo a Roma ma più di tutto è uno schiaffo a Bruxelles e a quel nucleo dell’Unione Europea che da sempre si è erta come il maggiore antagonista occidentale dell’amministrazione Trump.
Aver esentato l’Italia dalle sanzioni non mette in difficoltà immediata gli investimenti nel settore petrolifero messi in campo dalle nostre aziende, e consente alle nostre raffinerie, ancora orfane del petrolio libico, di poter ricevere un greggio di altissima qualità come quello iraniano, indispensabile per un paese così dipendente dall’estero in tema di energia, come l’Italia.
Averci concesso un’esenzione mette in evidenza l’importanza dell’Italia sul piano internazionale e ribadisce il legame tra Stati Uniti ed Italia, legame che potrebbe non fermarsi all’esenzione riguardante le sanzioni, ma estendersi anche in caso di attacco speculativo dei mercati nei confronti del debito pubblico italiano. Nelle scorse settimane molti, non noi, hanno chiamato in causa la Russia come alleato dell’Italia in caso di crisi economica. La Russia può benissimo essere un alleato dell’Italia ma ad oggi la Federazione guidata da Putin non ha la possibilità di agire mediante il proprio fondo sovrano sul mercato obbligazionario a causa dell’esiguità della liquidità del fondo in oggetto, il quale potrebbe comprare titoli di stato per una somma pari a circa 9 miliardi di dollari. Per darvi un metro di paragone considerate che in un solo anno l’Italia deve vendere circa 260 miliardi di titoli. L’Unico paese che ha la forza per sostenere un tale impatto sono gli Stati Uniti, anche perchè Washington non opera esclusivamente in maniera diretta ma anche facendo pressione sulle agenzie di rating americane e sulla stampa specializzata che esprime critiche e giudizi.
Ma l’aiuto americano, non può essere del tutto “disinteressato”, l’Italia dovrà garantire adeguate contropartite all’alleato americano. Quali possono essere queste contropartite?
In primo luogo la costruzione del gasdotto TAP, accelerata non a caso dal governo italiano dopo l’incontro alla Casa Bianca tra Conte e Trump. Secondo punto dell’accordo, a nostro avviso, è la piena agibilità di tutte le basi americane presenti sul nostro paese incluso l’utilizzo dell’impianto di comunicazioni MUOS, tanto osteggiato da una parte della base del M5S fin dall’inizio dei lavori in Sicilia. Terzo punto la conferma degli ordini dei caccia F-35 senza alcuna ulteriore riduzione.
Poi il punto che secondo noi sarà cruciale per il proseguo della “protezione” americana nei confronti dell’Italia. Parliamo della creazione sul suolo nazionale di alcuni impianti di rigassificazione, strutture in grado di gestire il gas naturale liquefatto che gli Stati Uniti progettano di esportare in tutto il mondo. Gli Stati Uniti, per la loro tipologia di estrazione di petrolio, stanno diventando dei forti produttori di gas naturale che ha uno scorso utilizzo nel continente americano, ma che è un cardine del mix energetico dell’Europa in generale e dell’Italia in particolare. Ecco quindi che creare due/tre rigassificatori in Italia garantirebbe agli Stati Uniti l’accesso ad un mercato fiorente come quello italiano, togliendo allo stesso tempo quote di vendita ad un antagonista strategico come la Russia di Putin.
Le brusche sterzate su questi temi del governo giallo-verde vanno a nostro avviso interpretate proprio alla luce dei nuovi accordi stipulati informalmente tra Roma e Washington, e tra breve i nuovi atti dell’esecutivo Conte ci dimostreranno se la nostra visione della situazione generale è stata corretta oppure se dovremo aggiustare il tiro. Al momento le indicazioni in nostro possesso ci fanno pensare di essere sulla giusta strada…