Damasco Sabato 21 settembre 2013 ore 19,05 Z
Improvvisamente la televisione di Damasco interrompe le normali programmazioni, mentre gli addetti si rifugiano nel bunker alla base dell’edificio della Tv di stato, parte un programma registrato che trasmette senza sosta canzoni patriottiche, inni militari e dichiarazioni che esaltano il coraggio delle forze armate siriane.
Alcuni minuti prima una comunicazione proveniente dal comando strategico russo informava i vertici siriani che i satelliti della Federazione Russa hanno rilevato, e continuano a rilevare, lanci di missili da crociera Tomahawk dalle navi americane in mediterraneo. Si tratta di un attacco massiccio in volo si trovano ormai 60 Tomahawk e i lanci continuano.
Al Assad viene portato in un luogo sicuro, così come il personale militare, già disperso al di fuori delle caserme, si allontana dai possibili bersagli dei missili.
La popolazione capisce quello che sta veramente per accadere solo quando risuonano le sirene dell’allarme aereo, sebbene in teoria non verranno colpiti obiettivi civili le strade si svuotano e i cittadini scendono ai piani bassi delle abitazioni e nei rifugi aperti dal governo di Al Assad.
Il primo missile colpirà il bersaglio non prima di 25 minuti dal lancio, infatti per evitare di essere oggetto del lancio dei missili anti nave Yakhont in possesso di Al Assad, le navi americane si trovano al momento del lancio ad oltre 450 Km dalle coste della Siria.
Ed è in questi minuti, in questi 15 minuti nei quali l’apparato strategico siriano è ancora efficiente che il presidente Al Assad ordina la ritorsione contro gli Stati Uniti. In quei 15 minuti dalla zona a nord della Siria 15/18 missili Scud vengono lanciati in maniera coordinata verso la base di Incirlik in Turchia, unico obiettivo americano alla portata delle forze strategiche di Al Assad.
Mentre i primi Tomahawk colpiscono la Siria dalla radio di Hezbollah a Beirut si levano proclami minacciosi contro gli americani e lo stato di Israele, stessa propaganda viene trasmessa dalla Tv di stato iraniana, la quale minaccia apertamente di porre in atto “adeguate misure di rappresaglia” a tutela del fondamentale alleato siriano. L’Iran ed Hezbollah non interverranno immediatamente ma se gli Stati Uniti intensificheranno gli attacchi al punto da mettere in pericolo il regime di Al Assad il patto di mutua difesa tra Siria ed Iran cesserà di essere solo un accordo sulla carta.
Cari amici, giunti a questo punto le variabili aumentano in maniera esponenziale e il nostro scenario perderebbe le caratteristiche di probabilità che consideriamo indispensabili nella formulazione dei nostri post.