L’Europa ha dimenticato la guerra, non solo quella combattuta con i fucili, le bombe, l’artiglieria, ma ha dimenticato anche quella guerra che veniva chiamata “fredda” e che ha contraddistinto circa quarant’anni della nostra storia. Oggi l’Europa, tutta l’Europa, non solo la periferia orientale al confine tra Ucraina e Russia, dovrebbe avere la capacità di intuire che un nuovo conflitto bussa alle sue porte. Non sappiamo ancora se si tratterà di un conflitto vero, di una battaglia e limitata a pochi villaggi di frontiera, o una riedizione moderna e rivista (e quindi più pericolosa) della guerra fredda.
Sì amici, un nuovo conflitto è già davanti a noi, lo abbiamo visto nascere con il Maidan di Kiev, lo abbiamo visto concretizzarsi con l’invasione russa della Crimea, lo abbiamo visto diventare spietato con la guerra combattuta nel Donbass. Questo conflitto non è mai morto, non è mai tornato nell’abisso dal quale è sorto e oggi è nuovamente pronto a seminare morte nel nostro continente.
Stasera, dopo tanto tempo, torniamo a parlare del Donbas, dell’Ucraina orientale, della Crimea; torniamo a parlare e a scrivere perché in queste settimane gli attriti tra Ucraina e Russia, anzi tra Stati Uniti d’America e Russia, sono diventati ormai insanabili. L’America ha deciso che la Russia deve essere costretta ad una potenza regionale, l’America ha scelto che la Russia non possa più avere alcuna influenza nella regione che un tempo era l’Unione Sovietica, Washington ha decretato che il nemico è Mosca e non Pechino o Teheran. Sebbene questa posizione fosse a noi ben nota, le dichiarazioni del presidente americano Biden hanno convinto anche i più scettici: le parole “Putin è un assassino“ hanno fatto capire al mondo intero che con la Russia non si tratta più; come voi ben sapete cari amici e lettori il potenziale bellico di una escalation non viene determinato dalle dichiarazioni dei politici ma dalla reale presenza sul campo delle forze combattenti. In queste ultime due settimane abbiamo assistito a un rapidissimo e esponenziale aumento della prontezza militare di molte nazioni coinvolte in questo scacchiere, in queste settimane abbiamo osservato l’arrivo dei rinforzi ucraini nell’est del paese, ma soprattutto abbiamo preso nota della vasta mobilitazione militare russa nel distretto occidentale e meridionale, del tutto inusuale ed irrituale per il periodo. Le grandi esercitazioni russe avvengono di solito a giugno, non a marzo, invece proprio in questi giorni abbiamo osservato il dispiegamento permanente in Crimea della 7ª divisione aviotrasportata russa e lo spostamento (nell’ambito formale di una esercitazione militare) di circa 500 mezzi ruotati cingolati blindati e non dell’esercito russo in Crimea. Allo stesso tempo, come hanno ben notato coloro i quali ci seguono sui nostri social, sistemi di difesa aerea Tor M-1 sono comparsi nel Donbass, sistemi di difesa aerea russi sono stati dispiegati a ridosso della frontiera con l’Ucraina, droni turchi sono stati presi in carico dall’esercito ucraino e hanno iniziato a sorvolare le aree limitrofe alla Crimea e alle regioni occupate dei separatisti nell’est del paese.
Il dispiegamento militare russo è talmente intenso che circa 16.000 vagoni ferroviari sono impiegati in questi giorni per il trasferimento di materiale militare russo verso occidente. Questo enorme sforzo logistico sta compromettendo anche le consegne di materiale civile utile all’agricoltura con le rimostranze pubbliche dei soggetti incaricati di consegnare questi beni indispensabili all’agricoltura russa, di seguito trovate il link della TASS di oggi ..
Anche l’attività aerea russa ha registrato in questi giorni picchi di attività del tutto insoliti, decolli per intercettare velivoli russi da parte della difesa occidentale si sono susseguiti ad un rateo mai visto negli ultimi anni, solo oggi sono stati eseguiti voli di intercettazione in varie parti dello spazio aereo occidentale.
Il capo di Stato maggiore della difesa americana Milley ha avuto sempre nella giornata odierna telefonate con i suoi omologhi russo, francese, britannico ed ucraino per cercare di affrontare al meglio l’imponente dispiegamento di truppe russe in Crimea.
Nell’ambito del rafforzamento del dispositivo militare russo nel Mar Nero abbiamo seguito nei giorni scorsi il viaggio di tre navi da assalto anfibio ed una corvetta di scorta, usualmente di stanza nel Mar Baltico, che sono ormai prossime allo stretto del Bosforo e che andranno a rinforzare il dispositivo navale da assalto russo nel Mar Nero.
È evidente che il dispositivo militare russo ora presente in Crimea ed ai confini con l’Ucraina non possa essere connotato come un contingente di tipo difensivo, ma bensì come un dispositivo di tipo offensivo che in caso di conflitto non avrà solamente il compito di difendere la madrepatria russa ma potrebbe avere l’incarico di invadere una ampia parte del territorio ucraino giungendo ad occupare tutta la regione che si trova ad est del fiume Dniepr. La presenza di unità da assalto anfibio e di unità aerotrasportate potrebbe inoltre aprire alla possibilità di una concomitante azione russa sulla costa del Mar Nero ed in particolare riguardante la città di Odessa.
Al momento non esistono indicazioni concrete relative a possibili azioni militari da parte delle truppe russe, é tuttavia evidente che in caso di azioni militari ucraine relative alle regioni separatiste del Donbass la Russia, come già dichiarato a livello governativo e parlamentare, non resterà immobile osservando la disfatta delle truppe filorusse presenti ora nell’est dell’Ucraina. Allo stesso modo nessuno può escludere che possano essere messe in atto provocazioni, più o meno organizzate, atte a creare un casus belli funzionale a una delle due parti in conflitto.
Vi aggiorneremo nelle prossime ore e nei prossimi giorni riguardo all’evolversi della situazione.