Chiaramente l’attenzione è polarizzata sulle questioni egiziane e siriane, ma oggi vorremmo darvi conto di un’altra notizia (di stampo economico) ma che riteniamo altrettanto importante. E’ stato pubblicato l’indice PMI (Purchasing Managers’ Index) cinese per il mese di giugno. Come sempre per la Cina, la lettura ufficiale differisce da quella indipendente di HSBC. Per il governo di Pechino c’è stato un calo, ma l’indice si è fermato a 50.1 (in zona praticamente neutra per l’andamento dell’economia), per l’istituto indipendente invece c’è stato un crollo fino a 48.2 (l’indice partiva dalla precedente lettura di 50.8). La lettura di HSBC pone l’indice in zona recessiva per l’economia cinese e questo, unito al tanto temuto shortage monetario causato dalle banche, non depone a favore dell’economia cinese. Sebbene le autorità pechinesi si stiano affannando a sostenere che quella del PIL non sia una corsa e una minore crescita sia più che accettabile, è chiaramente percepibile il nervosismo e il disagio nelle sfere dell’establishment economico. Se andiamo a scomporre l’indice PMI nei suoi aggregati, la situazione appare ancora più allarmante: tutti i settori sono in calo. Importazioni, nuovi ordnativi, occupazione, stock di semilavorati, sono tutti in calo. La voce che soffre di più, tuttavia, è costituita dagli ordini per le esportazioni (pari a 47.7). La situazione in Cina è tutt’altro che serena, come possiamo vedere. Sullo sfondo di quanto detto, non dimentichiamolo, aleggia sempre lo spettro della più grande bolla immobiliare del pianeta.