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Rivne (e la sua centrale nucleare) il prossimo obiettivo della guerra tra Russia e Ucraina?

Rivne (e la sua centrale nucleare) il prossimo obiettivo della guerra tra Russia e Ucraina?

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Non Kiev, ma Rivne potrebbe essere il prossimo, ambizioso e pericoloso, obiettivo delle forze armate russe in questa guerra tra Russia e Ucraina. Rivne, una città del nord-ovest dell’Ucraina, poco toccata dai combattimenti ma oggi più che mai cruciale in quelli che osserviamo essere oggi i due principali obiettivi di Mosca in questa guerra. Il primo obiettivo, già ampiamente palesato, è rappresentato dall’interruzione delle forniture energetiche all’intera Ucraina, il secondo ancora in fase embrionale sarà a nostro avviso limitare le forniture di armi occidentali a Kiev. Rivne si presta a soddisfare ambedue questi obiettivi 

La zona di Rivne (o meglio tra Rivne ed il confine tra Ucraina e Polonia) potrebbe rappresentare un ottimo punto atto ad aprire un secondo fronte in Ucraina. L’area non è stata praticamente toccata dagli attacchi missilistici delle ultime settimane e la fornitura di energia elettrica e calore non risulta particolarmente limitata se non dal fatto di dover condividere la poca energia rimasta con il resto del paese. Sì, perché Rivne possiede un saldo energetico fortemente positivo grazie alla presenza di una moderna e potente centrale nucleare (2650 Megawatt di potenza nominale) con quattro reattori di alta potenza, di cui l’ultimo messo in servizio nel 2004. 

Tentare un attacco in forze nella zona di Rivne permetterebbe ai russi di prendere il possesso di una infrastruttura energetica-chiave che per ovvie ragioni non può essere distrutta utilizzando i raid aerei, sigillerebbe il confine Polacco-Ucraino nel suo settore più settentrionale (anche se il grosso delle forniture militari occidentali transiterebbero ancora liberamente a sud, passando per la cittadina polacca di Rezeszów e quindi lungo l’autostrada M10 per Leopoli), tuttavia questa eventuale scelta del vertice politico militare russo costringerebbe l’Ucraina a ripensare la posizione delle sue forze armate che oggi non presidiano, se non in maniera marginale, l’asse Brest-Rivne. L’Ucraina infatti può contare su tutto l’apparato di intelligence occidentale e su report analizzati e forniti a Kiev dopo la valutazione integrata di immagini satellitari, aeree, di emissioni elettromagnetiche e di intercettazione di comunicazioni dell’alto comando russo. Come abbiamo già osservato nel periodo che andava da dicembre 2021 a febbraio 2022 era possibile prevedere con buon anticipo le mosse del Cremlino, anche oggi tali movimenti di truppe e la preparazione di un attacco sarebbe letta in maniera puntuale dai reparti di intelligence occidentali che detterebbero a Kiev i tempi e i luoghi esatti per un riposizionamento delle truppe combattenti ucraine, così come sarebbero modulate di conseguenza le forniture militari per l’esercito di Kiev.

Ma quando potrebbe avvenire questo attacco e con quali truppe? Di una cosa possiamo avere una relativa certezza: visto il terreno, la conformazione e la densità delle piccole paludi presenti nell’area di confine e a sud del confine stesso. La presenza di numerosi piccoli e medi corsi d’acqua l’attacco dovrà imperativamente avvenire durante la fase più cruda dell’inverno quando il terreno sarà (se non assisteremo ad un inverno estremamente mite) completamente ghiacciato e le paludi e i piccoli corsi d’acqua non rappresenteranno più un ostacolo naturale, e non vi saranno vie obbligate che le truppe di Kiev potrebbero agevolmente controllare. Nell’attacco a Kiev del febbraio 2022 i terreni non erano adatti ad una azione che prevedesse l’utilizzo delle campagne, tanto che abbiamo visto le colonne corazzate avanzare sulle strade, e subire attacchi mirati lungo le direttrici obbligate. Altro discorso se le vie di attacco, e di ripiegamento, non saranno obbligate e se gli ucraini non potranno contare su posizioni difensive preparate da lungo tempo. Alla luce di queste considerazioni e valutando che sono ormai trascorsi i tempi previsti per l’addestramento delle nuove truppe russe richiamate ad ottobre, riteniamo che un eventuale attacco su Rivne potrebbe avvenire nel periodo compreso tra il 31 dicembre 2022 e il 15 gennaio 2023. Attaccare nelle settimane successive concederebbe agli ucraini il tempo necessario per costruire linee difensive in grado di rallentare l’avanzata delle truppe di Mosca. 

Esiste un aspetto che potrebbe far si che questa offensiva venga messa in atto in un diverso orizzonte temporale e cioè la fine di febbraio. Questa possibilità è dettata dal fatto che le truppe di Mosca potrebbero non essere attrezzate per resistere in campo aperto in pieno inverno, in assenza di centri urbani che possano essere adibiti a rifugio temporaneo dal gelo dell’inverno continentale. Anche durante la fase più cruda dell’inverno le strade manterranno comunque una importante valenza strategica per le eventuali truppe di invasione vista la presenza di aree boschive soprattutto nella zona di confine  

Altro aspetto da valutare nel caso di una azione russa nell’estremo ovest dell’Ucraina sarebbe la risposta della Polonia e questo per due ragioni fondamentali. In prima istanza truppe russe tornerebbero a diretto contatto con i confini polacchi, risvegliano nella popolazione e nella dirigenza di Varsavia ricordi di drammi bellici (e post bellici) del XX secolo. La seconda ragione di irritazione e nervosismo per la Polonia potrebbe esser rappresenta dal fatto che in quelle regioni risiedono popolazioni che hanno legami forti con la Polonia (parte di quelle aree erano Polonia prima che nelle conferenze di Yalta-Potsdam i vincitori della Seconda guerra mondiale ridisegnassero i confini dell’Europa).

Ad oggi stimiamo la capacità Ucraina di produrre energia a circa 20 Gigawatt, considerando la produzione pre-bellica a circa 55 Gigawatt, in questa ottica la centrale di Rivne rapporta oggi il 10% della produzione residuale di energia dell’Ucraina, un colpo devastante per una rete che oggi risulta essere a limite del collasso. 

Ma gli obiettivi che abbiamo enunciato sono sufficienti a giustificare un attacco invernale che metterebbe a dura prova una armata di Mosca che nei fatti è stata costituita solo da pochi mesi? Può essere una incursione di questo tipo, se non seguita da un’altra azione ben più pagante, essere autorizzata dal Presidente Putin e da tutta la catena di comando del Cremlino? A nostro avviso la risposta è no. 

Una azione su Rivne avrebbe un senso compiuto solo se fosse propedeutica oppure simultanea ad una seconda azione, ma quale? La presa di Kiev è fuori questione, la città verrebbe difesa metro per metro, una Mariupol al cubo, un incubo per le forze russe. L’unica opzione possibile e pagante che potrebbe essere una “giustificazione” ad una azione lungo il confine polacco-ucraino sarebbe un tentativo di conquistare la costa del Mar Nero ed arrivare fino alla Transnistria, ma Mosca probabilmente non dispone delle forze necessarie, anzi indispensabili, per tentare una azione su due fronti così ampio e allo stesso tempo gestire il fronte orientale. Queste considerazioni tuttavia sono vere e valide anche per il lato ucraino. Quanti uomini ha ancora a disposizione il comando militare di Kiev, quante riserve, quante unità possono essere sganciate dai fronti attivi senza determinarne il collasso? Queste sono le domande che i pianificatori occidentali e russi si stanno ponendo in questo momento, quanti sono gli uomini ancora a disposizione dei due comandi militari tra loro nemici? Le cifre sulle vittime militari sono un segreto di stato ma con grande probabilità il loro ordine di grandezza è il medesimo. Se questo assunto è corretto l’Ucraina potrebbe sperimentare una carenza di forze militari se si dovesse aprire una guerra su tre fronti distinti, se questo assunto è vero l’Occidente sarà chiamato a scegliere l’entità del supporto militare da offrire a Kiev ed in particolare il dettaglio riguardo al fatto che potrebbe essere necessario, non solo fornire armi all’Ucraina, ma anche supportare le fila di Kiev con contingenti militari. Al contrario se l’Ucraina riuscisse a reggere il colpo, una azione offensiva russa, simile a quella che abbiamo descritto, potrebbe segnare una sconfitta devastante non solo per le forze militari di Mosca me anche per la leadership politica del Cremlino….