Hamas, ha iniziato una intensa attività repressiva nella striscia di Gaza nei confronti di organizzazioni riconducibili all’Islam Sciita e che ricevono ingenti finanziamenti dall’Iran. Numerose sedi di organizzazioni, anche caritatevoli, che operano nella Striscia dai mesi immediatamente successivi alla partenza delle truppe israeliane, sono state ispezioniate da gruppi armati del braccio armato di Hamas, numerose di esse sono state chiuse, a chi si opponeva gli uomini di Hamas hanno spiegato che la cosa non era negoziabile e in alcuni casi sono passati alle maniere forti.
Le organizzazioni Sciite ultimamente stavano assumendo un ruolo sempre più centrale nella vita quotidiana degli abitanti di Gaza, al fine di risolvere problemi sanitari ed economici. Mediante la stessa strategia di aiuto alla popolazioni bisognose Hezbollah ha ampliato notevolmente la propria influenza nel Libano, non solo nella parte meridionale, aumentato non solo i propri simpatizzanti ma anche il numero di mussulmani che hanno abbracciato la fede sciita. A Gaza stavamo osservando le stesse dinamiche con un incremento dei simpatizzanti di Hezbollah a scapito sia di Fatah che della stessa organizzazione di Hamas.
Hamas già da alcune settimane ha abbandonato le proprie attività in Siria a supporto del regime di Assad e i nostri analisti sono estremamente convinti che Hamas si stia ponendo in netta contrapposizione con la milizia sciita di Hebollah, in modo particolare in alcuni campi profughi palestinesi in Libano e in Giordania, nonchè nella Striscia di Gaza. Il solco che ormai si è scavato tra Hamas ed Hezbollah appare ormai troppo ampio per essere nuovamente colmato, anche in base alla valutazioni di intelligence fornite ad Hamas in base alle quali il disfacimento della struttura del regime siriano e il confronto militare che si sta preparando nei confronti dell’Iran renderà Hezbollah molto meno potente e molto meno influente rispetto a quanto abbiamo osservato fino ad oggi.
Appare sempre più evidente la soddisfazione dei dirigenti di Hamas di non dover più dipendere dagli sciiti per i finanziamenti e per l’addestramento delle milizie, avendo avuto Hamas ampie assicurazioni dalle organizzazioni sunnite che si apprestano a prendere il potere in Egitto, in merito a finanziamenti sia per l’apparato militare sia per le opere in favore della popolazione residente nella Striscia di Gaza. Il ruolo dei Fratelli Mussulmani, non come forza estremista, ma come emanazione delle monarchie sunnite del Golfo Persico sta emergendo in forma sempre più netta. Tuttavia questa fase di sottomissione egiziana ai paesi della penisola arabica potrebbe essere transitoria ed essere limitata a questi primi anni in cui il potere in Egitto deve transitare definitivamente dalle mani dei militari verso un sistema politico più stabile. Passata questa fase il nazionalismo egiziano potrebbe riemergere in modo improvviso e preponderante.
Dobbiamo inoltre segnalare voci sempre più insistenti che giungono da Gaza, riferiscono che l’attuale leader di Hamas Khaled Meshal è pronto a ritirarsi dalla politica attiva e decretare il cambio di alleanza del partito palestinese anche con il cambio del vertice politico