Venerdì il presidente Hu Jintao ha iniziato una tre giorni a Hong Kong per due importanti motivi. Il primo è formalizzare l’insediamento del nuovo governatore dell’ex colonia britannica, Leung Chun-ying. Il secondo motivo è la celebrazione dei 15 anni del governo cinese su Hong Kong. Si sbagliava però Hu Jintao ad attendersi una accoglienza calorosa, come nel corso della sua ultima visita, nel 2007. Allora c’erano sentimenti positivi dettati dall’imminente Olimpiade, oggi invece il risentimento nei confronti della gerarchia centralista di Pechino è dilagante.
Nonostante Pechino abbia sempre affermato di voler lasciare una certa autonomia a Hong Kong, questa tarda ad arrivare, mentre i problemi crescono a dismisura.
Ricordiamo infatti che attualmente soltanto una ristretta cerchia elitaria può accedere alle elezioni del capo esecutivo e del suo staff. La democrazia compiuta arriverà non prima del 2020. E’ facile comprendere, dunque, il perchè delle proteste che hanno accolto venerdì 19 giugno il presidente Hu Jintao.
Le motivazioni che stanno fomentando l’animosità degli abitanti di Hong Kong, tuttavia, sono svariate e non solo di natura politica. Se, stando ad un sondaggio, il numero di abitanti di Hong Kong che si sente cinese ha toccato il minimo storico, è anche per motivi economici. I cittadini dell’ex colonia britannica denunciano l’influsso negativo dei tanti ricchi cinesi che, venendo a fare incetta di qualsiasi bene di lusso (soprattutto immobiliare), hanno contribuito a far schizzare alle stelle il costo della vita e delle abitazioni.
Da questo punto di vista di certo non è positivo l’insediamento del nuovo governatore Leung Chun-ying, egli stesso un miliardario. Potrà davvero ricucire l’inesorabile scollamento del gap tra ricchi e poveri di Hong Kong? Potrà dimostrare di non essere stato eletto dalle elite di Pechino, per le elite di Pechino?
No, domani di certo non sarà un bell’anniversario per gli abitanti di Hong Kong. Probabilmente ci sarà ben poco da festeggiare per questi 15 anni di politica “Una Cina due sistemi”.