Quale sarà il punto di svolta della crisi in Catalogna? A nostro avviso la risposta è una sola: il momento delle azioni di polizia della polizia spagnola. Sì, perché arriverà un momento nel quale la repressione promessa da Madrid, oppure il ripristino della legalità promessa da Madrid, dovrà oltrepassare la dimensione legale ed astratta, per concretizzarsi in atti delle forze di polizia fedeli a Madrid.
Diciassettemila (17000) poliziotti stazionano a Barcellona e dintorni, questi uomini sono stati mobilitati a fine settembre da molti luoghi della Spagna; circa 9000 di essi albergano a bordo di due traghetti pesanti, ormeggiati al porto di Barcellona. Questi uomini si sono visti ieri sera revocare ogni permesso e sanno di dover presto entrare in azione dopo un mese lontano da casa, nel caos e negli spazi angusti di una nave, tra l’ostilità di parte della popolazione locale, per molti di questi uomini la tentazione di chiudere in fretta la partita a Barcellona sarà fortissima.
E cosa accadrà quando la polizia cercherà di entrare nel Parlamento alla Cittadella? Cosa accadrà quando il Presidente Puigdemont fronteggerà i corpi speciali inviati per arrestarlo? Come reagiranno di Mossos d’Esquadra e le guardie del corpo del presidente e dei massimi esponenti della Catalogna?
La resa non è una opzione. La resa e l’accettazione dell’autorità della polizia di Madrid significherebbero per i vertici catalani una condanna a circa trent’anni di prigione e quindi la fine della vita di uomini che fra trent’anni forse non saranno più in vita.
Le Guardie del Corpo, i Mossos d’Esquadra (riteniamo la gran parte dei Mossos) non si arrenderanno, non permetteranno l’azione della polizia spagnola.
Riteniamo che il governo mobiliterà le forze speciali della polizia e dell’esercito dedicate all’antiterrorismo per arrestare, in maniera anche cruenta, i ministri, i parlamentari e tutte le persone che saranno oggetto degli ordini di cattura, incluso il presidente e il capo dei Mossos.
Le forze speciali avranno il vantaggio di muoversi in maniera furtiva, senza dare troppo nell’occhio e compiere la loro azione prima che la mobilitazione della piazza possa essere tale da rendere impossibile una azione di polizia senza un bagno di sangue.
Una seconda possibilità è che Madrid decida di schierare in forze la polizia e la guardia civil presente in Catalogna e che cerchi di superare la resistenza passiva del popolo catalano, così come successo per il referendum del primo di ottobre, quando quasi nessuno ha reagito alle azioni della polizia nei seggi.
Riteniamo però che questa volta i civili catalani reagiranno ad una azione di forza delle polizie spagnole in quanto saranno viste dagli indipendentisti come una polizia non più legittimata ad agire nelle loro “repubblica”.
Ecco che il punto di non ritorno della crisi sarà il confronto tra le forze di sicurezza di Madrid ed i Mossos, e tra la polizia spagnola e la cittadinanza (non dimenticando che anche gli unionisti potrebbero scendere in piazza a difesa della Guardia Civil), in quel momento si deciderà chi prevarrà, e chi dovrà versare lacrime e sangue per difendere la propria idea; uno scenario che non cade più in una piccola repubblica dei Carpazi o tra due parti di uno stato africano fallito, ma dentro la nostra Europa, dove la forza, la determinazione, il coraggio e il sacrificio ci diranno chi avrà la meglio a Barcellona. Ma non possiamo dire chi vincerà perché quando la prima goccia di sangue sarà versata per le strade, avranno perso tutti: Madrid, Barcellona e un’Europa paralizzata nel suo universo parallelo.
Questa Europa è la stessa che si è già espressa (attraverso Donald Tusk che ha dichiarato che la Spagna continuerà a rimanere l`unico interlocutore) a favore dell`integrità del territorio spagnolo. Ma è la stessa Unione Europea che ha taciuto fin troppo nei giorni precedenti e nei giorni seguenti il referendum tenutosi nella regione catalana il 1 di ottobre. La stessa Unione Europea che ha tergiversato sulle violenze avvenute durante la stessa giornata del referendum. La dichiarazione unilaterale di indipendenza è, per diversi motivi, il chiaro segno della degenerazione della situazione, del mancato dialogo tra le parti (Barcellona e Madrid) e del mancato intervento, da mediatore, dell`Unione Europea e delle sue istituzioni. Confortare il Primo ministro Rajoy sul sostegno all`integrità della Spagna non ha fatto altro che lasciare invariati i rapporti tra il governo di Madrid e quello di Barcellona, far prendere tempo e coraggio per entrambe le parti ma, come abbiamo visto e come continuiamo a vedere, far degenerare una situazione che, a parte il punto di partenza (la dichiarazione di indipendenza) lascia al momento tantissimi dubbi su ciò che potrà succedere da questo istante ai prossimi mesi.