Per il presidente Putin è giunto il momento di parlare, alla Russia e al Mondo. Il tempo dei silenzi e delle azioni decise forse non è del tutto finito, tuttavia ora il presidente russo dovrebbe spiegare alla comunità internazionale perché ha agito in terra di Crimea.
Non può Putin far passare il messaggio della cancelliera Merkel che egli sia disconnesso dalla realtà, non può far credere al mondo intero che egli sia rimasto nel 1853 e non nel 2014, non può nascondere ad una opinione pubblica globalizzata la quale vive sulla rete, nei siti, sui social media e sulle televisioni ogni crisi mondiale, i suoi obiettivi.
Noi, con il nostro piccolo gruppo, abbiamo formulato alcune ipotesi relative alle reali motivazioni che hanno spinto la Russia ad agire, motivazioni geopolitiche, strategiche, economiche, alimentari, culturali e simboliche. Ora Putin però deve spiegare al mondo che la Russia è stata messa in un angolo nel mediterraneo, accerchiata economicamente e militarmente, isolata culturalmente ed additata come un esempio negativo per il mondo intero, dopo che per anni e con l’impegno profondo dei governi occidentali e primo tra tutti quello italiano, negli anni del 2000, la Russia di Putin, lo stesso Putin che oggi usa la forza contro altra forza, si era avvicinata alla NATO agli USA e all’Europa, entrando nel G8 e formando il consiglio NATO-Russia, speranza di pace per il mondo.
Putin non è un folle, ma non è nemmeno, per formazione personale e militare, abituato a parlare al mondo durante le Crisi. Putin oggi deve parlare al mondo e spiegare cosa sta succedendo alla Russia.
In questo modo, forse, potremo iniziare una lenta distensione ed interrompere una escalation politica, diplomatica e soprattutto militare che mettere in pericolo la stabilità dell’Europa e del mondo intero.
Non abbiamo bisogno di un’altra guerra in Europa, ma non abbiamo neanche bisogno, ne voglia, di vedere una nazione come la Russia cadere sotto i colpi di quel meccanismo geopolitico che ha determinato la fine di quell’Europa della solidarietà e della fratellanza sognata dai nostri padri e dai padri e dai nostri nonni, dopo la fine di quella tragedia che fu la seconda guerra mondiale.