L’esercitazione va interpretata come un concreto segnale del Presidente russo, ex analista del KGB/FSB, il quale vuole ricordare agli Stati Uniti che la Siria, o meglio una base nel mediterraneo, è una necessità strategica irrinunciabile per Mosca.
Le esercitazioni coincidono con analoghe manovre, seppur molto meno appariscenti, che sta compiendo il gruppo di assalto anfibio della mariana americana guidato dalla portaerei d’assalto dei Marines Kearsarge, che si trova nel mediterraneo da alcuni giorni. La presenza della Kearsarge non è un segreto, la stessa Us Navy ne ha ampiamente pubblicizzato la presenza sul proprio sito internet. Se le considerazioni dei nostri analisti sono corrette la Kearsarge non dovrebbe rimanente ancora per molti giorni nel Mediterraneo, nonostante ciò i russi hanno voluto dimostrare che Mosca non resterà passiva nel caso si dovesse assistere ad un intervento diretto degli Stati Uniti in Siria. Putin ha dimostrato che la flotta russa del Mar Nero, rinforzata con l’innesto di unità di tutte le altre flotte della federazione russa ( Baltico, Nord e Pacifico ), non è più quell’apparato inefficiente che era diventata dopo il 1993. La flotta russa del Mar Nero ha dimostrato di essere in grado di reagire con prontezza, ha dimostrato di poter imbarcare migliaia di uomini e decine di veicoli in poche ore a Sebastopoli e dirigersi rapidamente ed efficientemente in Siria in 96 ore, dove la Russia è in grado di portare sul terra tre battaglioni meccanizzati in 24 ore. Anche l’evoluzione della vicenda cipriota ha contribuito ad esasperare la reazione di Putin, che intravede un disegno strategico occidentale atto ad escludere la Federazione Russa dal bacino del Mediterraneo, e questo Putin non lo può permettere, il mediterraneo é l’unica area geopolitica, oltre l’oceano artico, dove la Russia potrà espandere la propria influenza economica, politica e militare.