La violazione degli spazi aerei e delle acque territoriali di una nazione era un fatto se non quotidiano perlomeno accettato, e fatto che non generava automaticamente una risposta armata automatica. Tutte queste “violazioni” erano quasi sempre effettuate “in buona fede” e non erano dettate, se non in specifici e delimitati contesti e momenti, alla piena volontà del comandate militare delegato, oppure del vertice politico della nazione.
Più volte dopo la caduta del muro di Berlino, e poi anche durante gli anni della presidenza Putin, si sono registrate varie violazioni degli spazi arei russi, senza che questo determinasse una riposta militare automatica. Questa dottrina però è cambiata, ed è cambiata non il 23 giungo 2021, quando una fregata Type 45 della Marina di Sua Maestà Britannica ha violato intenzionalmente le acque territoriali della Crimea annessa da Mosca ai tempi del Maidan ucraino, ma è cambiata alcuni mesi fa quando un cacciatorpediniere americano ha intenzionalmente violato le acque territoriali russe nel Golfo di Pietro il Grande.
Vedete, cari amici e lettori, abbiamo ripetuto due volte una parola: intenzionalmente. Sì perché gli Stati Uniti nel Pacifico e la Gran Bretagna nel Mar Nero, hanno violato la sovranità russa in maniera intenzionale, affermando che in nessuno dei due casi, e dei due luoghi, la Federazione Russa può accampare diritti. Quindi il punto è veramente se la Federazione Russa ha il riconoscimento internazionale riguardo lo status di queste acque territoriali? La nostra risposta è no, in quanto al nostro tempo quello che conta veramente sul campo non è più il diritto internazionale, ma lo stato “de facto” che si è raggiunto anche con l’impiego diretto dello strumento militare. Stiamo parlano solo del Golfo di Pietro il Grande o della Crimea? Assolutamente no, parliamo anche ad esempio della presenza militare americana in Siria, la quale può essere paragonata, ed in un futuro potrebbe essere anche legata alla situazione che sta emergendo oggi nel Mar Nero.
Ma cosa accade dopo che il cacciatorpediniere americano John McCain ha violato in maniera deliberata la supposta sovranità russa, non riconosciuta dagli americani, nel Golfo di Pietro il Grande? Una nave da guerra della flotta del Pacifico, un vascello antisommergibili degli anni 80 russo ha cercato di allontanare fisicamente la nave americana. Tuttavia la nave americana visto l’arrivo della nave russa ha invertito la rotte ed evitato l’intercettazione e quello che storicamente era la reazione della flotta russa all’ingresso di naviglio ostile nella acque territoriali e cioè lo speronamento.
Dopo questo episodio, avvento nel novembre 2020, direttamente il Presidente della Federazione Russa ha ordinato ai comandanti militari di tutti i distretti militari di “reagire con le armi a futuri violazioni delle acque territoriali russe” e di “non ricorrere più allo speronamento”
Il 23 giugno la nave di Sua Maestà Britannica HMS Defender è salpata da Odessa con una missione: dimostrare che le acque al largo della Crimea sono Ucraine e non Russe e quindi una nave autorizzata da Kiev può transitare liberamente in quello specchio d’acqua. Osservata la violazione, che i russi ancora non sapevano essere volontaria, ha visto la messa in pratica degli ordini impartiti a novembre da Mosca. Le unità militari russe hanno quindi aperto il fuoco con armi di piccolo calibro a proravia della fregata Type 45 britannica, senza che questo fatto determinasse il cambio di rotta dell’unità in questione. A quel punto una coppia di SU-24 hanno effettuato numerosi passaggi radenti della nave britannica per poi rilasciare quattro ordigni da 250 kg ad un migliaio di metri dalla nave inglese. A quel punto la nave britannica ha aumentato la propria velocità da 18 a 28 nodi e ha iniziato manovre evasive, ma senza ancora cambiare radicalmente la propria rotta, uscendo comunque dalle acque territoriali della Crimea annessa dalla Russia.
Poche ore dopo, anche grazie a un servizio di giornalisti della BBC, presenti a bordo dell’ HMS Defender, è apparso chiaro e palese che la missione della fregata inglese era proprio dimostrare la non sovranità russa sulle acque della Crimea. Probabilmente se i russi avessero avuto ben chiaro che i britannici non hanno “sbagliato rotta”, ma che invece hanno volutamente superato le dodici miglia i SU-24 avrebbero avuto un atteggiamento ben diverso e sempre con grande probabilità i sistemi antinave costieri russi presenti in Crimea avrebbero ingaggiato direttamente la nave inglese, che “intenzionalmente” ha superato quella che per Putin è una linea rossa e cioè la Madrepatria Russa. Sì perché la Crimea per Putin è Madrepatria Russa, indipendentemente dalle decisioni degli altri paesi del Mar Nero e del Mondo.
Quindi il 23 giugno abbiamo assistito alla prima assoluta dalla nuova dottrina russa riguardante le acque territoriali che si può riassumere così:
- la violazione delle acque territoriali russe verrà respinta con colpi di avvertimento nei confronti delle unità ostili,
- in caso di mancata risposta colpi di avvertimento saranno sparati a prora dell’unità ostile,
- se l’unità ostile proseguirà nella sua azione verrà ingaggiata direttamente dalle forze armate russe,
- se è evidente la volontarietà della violazione territoriale l’unità verrà ingaggiata direttamente dai sistemi di difesa costiera e dalle unità navali ed aeree in grado di eliminare la minaccia.
La prossima settimana inizierà nel Mar Nero un’ampia esercitazione aeronavale organizzata dagli americani chiamata “Sea Breeze” con 32 navi da guerra occidentali impiegate. Se i britannici, forti di questa presenza, dovessero ripetere il transito del 23 giugno, la dottrina russa verrà applicata senza sconti e l’unità ostile sicuramente ingaggiata. La dottrina di Putin è operativa e i comandi militari già autorizzati all’uso delle armi offensive a loro disposizione.
Nessuna meraviglia ci colga nel caso in cui un missile antinave di base in Crimea colpirà una nave occidentale che dovesse avvicinarsi a meno di 12 miglia dalla costa di Sebastopoli.