Non è più una opzione, fare una scelta di campo è indispensabile; noi l’abbiamo fatto 7 anni fa nel momento in cui abbiamo scritto il primo post di questo sito e delle pagine social ad esso collegate. La scelta è stata semplice allora e lo è anche oggi: prima l’Italia.
Abbiamo cominciato a scrivere osservando l’indifferenza degli italiani alla politica internazionale, al fatto che nostri “alleati” si permettessero di destabilizzare un paese chiave per l’Italia e per il Mediterraneo come lo era la Libia in quell’ormai lontano 2011. Anche in passato erano accadute cose simili, intromissioni nella nostra politica estera, anche cruenti, che avevano trovato la totale indifferenza dell’opinione pubblica e di conseguenza della politica.
Oggi la situazione è cambiata. Oggi il popolo italiano si interessa attivamente, anche se ancora non a sufficienza, della nostra politica estera e delle relazioni che l’Italia intraprende a vari livelli.
Ora però non basta più interessarsi della politica estera o delle relazioni internazionali, oggi ognuno di noi è chiamato a fare una precisa scelta di campo. Ogni cittadino deve scegliere da che parte stare, se stare dalla parte dell’Italia oppure assumersi la responsabilità di schierarsi al fianco dell’uniformazione globale del pensiero, della cultura e della società.
Sì perché è questa la grande battaglia che si combatte oggi. Non siamo qui a difendere la nazione da un esercito nemico armato di missili o carri armati, non siamo qui per scavare trincee per impedire l’avanzata di orde di barbari e non siamo qui per trovare a tutti i costi un capro espiatorio che possa unificare la nostra nazione.
Siamo qui perché oggi si decide il modello di società che vogliamo consegnare a chi verrà dopo di noi. Il rischio è vedere domani sparire ogni differenza esistente tra i popoli della terra, vanificare i confini che hanno garantito queste differenze e non poter più distinguere quale sia la prospettiva migliore per gli individui che vivono in un dato contesto, in quanto evidenziamo il rischio concreto della nascita di un pensiero unico, non inconfutabile e non criticabile.
Ci troviamo davanti ad un vero e proprio rischio di estinzione delle ricchezze dell’umanità: le differenze tra gli esseri umani. Come la rapida estinzione delle specie animali e vegetali mette a rischio la stabilità dell’ecosistema, così oggi l’estinzione delle differenze tra i vari esseri umani mette in pericolo l’esistenza stessa della società umana per come la conosciamo oggi, e cioè la fine delle società basate sulle libertà individuali.
Per assurdo sono le differenze che ci rendono liberi di pensare e di agire, sono le differenze che ci permettono quale strada preferiamo intraprendere e quale modello di vita seguire.
Per difendere le differenze ogni gruppo sociale, ogni nazione deve farsi carico di portare avanti, nella giusta maniera e senza ricorrere per primi alla violenza, l’interesse nazionale.
Oggi però portare avanti queste tesi fa immediatamente scattare schemi classificativi negativi: sovranista, populista, o peggio fascista. Bene nessuno di noi è un fascista, e nessuno dovrebbe essere o sentirsi offeso nell’essere definito sovranista. Cosa significa sovranista? Colui che cerca di difendere la sovranità nazionale. Forse la vera offesa è essere l’opposto del sovranista e cioè un globalista, un omogeneizzatore, un soggetto che tende a annullare ogni differenza incluso il concetto stesso di libertà.
Cari amici in questi tempi è nostro dovere difendere la nazione e la sua sovranità. E’ nostro dovere esprimere la nostra idea senza timore, senza violenza, senza odio verso chi non la pensa come noi.
Oggi si gioca una vera e propria guerra, manovrata sui campi dell’informazione e a volte della delegittimazione, in queste ore è una pagina come questa una delle armi più potenti a disposizione di di lotta per la libertà e per il bene dell’Italia.
Parlate con i vostri amici di questi concetti, includete nelle vostre discussioni la parola Italia e la parola Nazione, non abbiate paura di far sapere al mondo intero che voi, come noi, siete dalla parte dell’Italia.
Comment(2)
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Concordo al 100 %, anche se siamo un tantinello in ritardo.
Ma meglio tardi che mai.
Non capisco perché l’adesione al nazionalismo del nuovo millenio voglia dire automaticamente stare “dalla parte dell’Italia” I nazionalismi del millenio precedente avevano la stessa pretesa, e il conto di queste pretese lo stiamo pagando ancora oggi.
Al netto di questo mi piacerebbe sapere dall’autore dell’articolo come, a far data 2018, un paese:
Senza un deterrente nucleare
Senza risorse energetiche
Con un debito pubblico ipertrofico
Possa difendere i suoi confini, i suo interessi e la sua identità.
A menò di spacciare per nazionalismo/sovranismo la semplice volontà di servire sotto un padrone diverso da quello attuale, riportando nel nuovo millenio, assieme ai nazionalismi antiche abitudini modello “Franza o Ispagna purché se magna”