Il presidente Putin ha ordinato la creazione di un nuovo apparato di sicurezza della Federazione Russa, un apparato che dovrà occuparsi di antiterrorismo e di controllare l’ordine pubblico, integrando al suo interno anche alcuni copri speciali del Ministero degli Interni di Mosca, il suo nome sarà “Guardia Nazionale” e la notizia non è rassicurante né per l’Europa, né per il popolo russo.
È evidente, lo è ai nostri occhi da settimane, che il Cremlino tema episodi di contestazioni violente, se non vere e proprie rivolte, subito dopo l’estate, alla vigilia cioè delle elezioni parlamentari che dovranno decidere la maggioranza nel parlamento della Federazione Russa.
La Russia arriva a questo appuntamento elettorale vivendo un periodo di crisi economica legata al deprezzamento del prezzo del petrolio e del gas naturale, appesantita dalle sanzioni, con una svalutazione del rublo che ha reso il ceto medio e l’alta borghesia meno capaci di acquistare beni non prodotti in Russia. Putin arriva all’appuntamento elettorale del prossimo autunno con la Federazione che deve far fronte a dilemmi geopolitici ad ogni suo confine. Ad ovest la questione del Donbass rimane aperta, mentre l’Ucraina stringe un patto di ferro con la Turchia per il controllo del Mar Nero. Nel caucaso la guerra tra Azerbaijan e Armenia rischia in ogni momento di deflagrare in un conflitto di portata regionale, la Georgia continua la sua collaborazione con la NATO e spera sempre in una possibile adesione all’Alleanza Atlantica; nell’estremo est del paese gli sforzi per un accordo con il Giappone sulle isole Kurili si scontrano con l’espansionismo cinese che ha reso i giapponesi molto attenti ad ogni possibile modifica permanente dello status quo nel Pacifico Occidentale. Non parliamo poi della Siria dove il conflitto rischia di trascinarsi senza che possa emergere, alemeno fino alle elezioni presidenziali americane di novembre, una soluzione politica.
Ecco, in questo quadro geopolitico, la Russia va ad elezioni ed è oggi più semplice per i nemici di Putin trovare a Mosca, tra dieci milioni di abitanti, centomila persone pronte a protestare violentemente conto il presidente. Così Putin ha deciso di istituire un corpo di Pretoriani, un corpo che sdoppia di fatto in due il ministero degli interni, facendo sì che due potenti personaggi della Nomenklatura della Russia odierna debbano controllarsi a vicenda e poi rispondere direttamente al Cremlino. Parliamo del ministro degli Interni Kolokolzev e di colui che doveva essere il suo successore Zolotov. Putin ha invece deciso che non ci sarà nessun cambio di vertice al ministero degli interni, dove Kolokolzev rimane ministro ma al quale viene parallelamente affiancata la “Guardia Nazionale” comandata ed organizzata da Zolotov.
Con questa scelta Putin si mette al riparo da possibili tradimenti interno, degli uomini che controllano fisicamente il fronte domestico russo, e prepara un corpo di fedelissimi, un gruppo di Pretoriani, che possano essere in grado di difendere l’attuale assetto della Russia nel caso in cui si stia preparando una sorta di Maidan moscovita, facendo leva sullo scontento serpeggiante nelle periferie delle grandi città russe.
La nascita della Guardia Nazionale, a nostro avviso, è un segnale che i timori di Putin riguardo possibili complotti contro la sua Russia si siano trasformati in qualcosa di più concreto e reale, forse in qualcosa di non presente al momento ma in grado di materializzarsi nell’autunno del 2016.