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Politiche dell’immigrazione: le scelte dell’Austria e le (possibili) ricadute in Italia

Welcome asylum seekers and refugees - Refugee Action protest 27 July 2013 MelbourneAustria, paese alpino di 8 milioni e mezzo di abitanti, disoccupazione intorno al 5,5% e PIL in crescita per il 2016 (circa l’1,4%). Guardando questi dati, e tanti altri naturalmente, viene voglia anche a noi di andarci ad abitare. Un piccolo paradiso nel vecchio continente. Eppure anche in Austria i fatti di capodanno di Colonia si sono sentiti molto, molto, vicini.
Casi di molestie, ad opera di stranieri, si sono verificati nella città di Salisburgo. Proprio qualche giorno fa vi avevamo accennato della nostra volontà di analizzare le conseguenze delle decisioni che verranno prese nella capitale austriaca. Conseguenze che potranno ricadere, in parte, sull’Italia. Ricordiamo che le forze in carica al governo sono due: la SPÖ (Socialisti, centro-sinistra) e ÖVP (Popolari, centro-destra), che insieme formano la Große Koalition. Ebbene l’Austria, nel 2015 ha accolto 90000 migranti ma sul proprio territorio ne ha visti transitare, verso nord, più del doppio. Due i passaggi. Il primo è il Brennero da cui passano i migranti sbarcati in Italia. Il secondo nella Stiria (regione del sud-est), ovvero Spielfeld, paesino da 1000 abitanti al confine con la Slovenia, da cui arrivano i migranti proveniente dalla rotta balcanica. Quest’ultima necessita di essere approfondita in merito a ciò che potrà succedere nel 2016. Il nuovo anno, come già anticipato, si è aperto con tanta carne al fuoco.
Le belle parole spese a favore di un ricollocamento dei migranti “per quote” in tutta europa sono rimaste, al momento, tali. I controlli ristabiliti alla frontiere svedesi e non solo, la confusione e le difficoltà riscontrate dalla Merkel in Germania, il numero crescente di migranti che tornerà a bussare alle porte meridionali con il ritorno della primavera, ha spinto i partiti al governo a trovare possibili soluzioni interne. Innanzitutto si è posto un tetto massimo di ingressi che, negli ultimi giorni, è stato oggetto di forte discussione tra le due forze politiche di governo.
Si è raggiunto un accordo su una quota massima, raggiungibile entro il 2019, di 127500 che, all’anno, sono 37500, ben al di sotto dei 90000 ingressi dello scorso anno. Sottolineiamo una cosa importante. I numeri riguardano coloro che potranno rimanere in territorio austriaco. Ben altro problema sono coloro che non vorranno o non potranno rimanere. Secondo il Ministro dell’Interno, Johanna Miki-Leitner (ÖVP), e, ovviamente, anche secondo noi, il tetto massimo annuale si raggiungerà facilmente ben prima dell’estate. Cosa succederà una volta raggiunto il limite predisposto? Al momento dal governo non arrivano soluzioni o indicazioni ufficiali. Dalle intenzioni del Ministro dell’Interno e dal vice-cancelliere Reinhold Mitterlehner emergono due alternative. Una potrebbe essere il respingimento dei richiedenti asilo verso il paese da cui sono entrati oppure creare delle zone di “attesa” nelle aree di confine. Quest’ultima alternativa vedrebbe il coinvolgimento del nostri confini, sia quelli del Trentino Alto Adige che quelli del Friuli Venezia Giulia.
Proprio in quest’ultima regione sarebbe imminente la predisposizione di tre importanti hotspot (centri di identificazione e registrazione): uno a Tarvisio (al confine con l’Austria) e due rivolti alla frontiera con la Slovenia (Gorizia e Trieste). Ci siamo chiesti cosa abbia portato molti paesi, come l’Austria, a pensare, ed in certi attuare, i controlli o la chiusura delle frontiere. Se andiamo a riascoltare le parole della Le Pen (Front National) in Francia o proprio quelle di Stracce (FPÖ) in Austria riguardo i migranti, poco si allontanano da quelle che sentiamo dai politici che governano.
Le ultime, in ordine di tempo, quelle del ministro francese Valls: “Se accogliamo tutti i profughi del mondo otterremo solamente che i flussi diventeranno sempre più grandi ed ingovernabili”. In Austria i partiti al governo sono sempre più in difficoltà, mentre la FPÖ vola sempre più nei sondaggi. Siamo consapevoli quindi che certe decisioni possano risentire pesantemente del basso livello di fiducia di cui, al giorno d’oggi, godono i governi in carica.
Detto questo, non vogliamo essere allarmisti. Si è appena aperto un nuovo anno in cui si prevedono più del doppio dei migranti, ovvero tra i 2 e i 2,5 milioni, in arrivo. Prevedere che migliaia e migliaia (per non dire centinaia di migliaia) di essi possano essere respinti dalla linea di confine austro-ungarica e quindi “indirizzati” verso i nostri confini è più che probabile. E di queste persone che ne sarà? Saranno veramente redistribuite nei vari stati? Che ne sarà della politica comune di accoglienza (sempre se essa è mai esistita)? Quale sarà la risposta Italiana? Tutte queste risposte non possono tardare ad arrivare.
E alle risposte, devono seguire i fatti. Nei vari stati europei si sta tornando a pensare alla propria nazione e ai propri confini o addirittura ad una Schengen ristretta ad una élite di stati, mentre nel Mediterraneo continuano a naufragare imbarcazioni e la criminalità sta lucrando miliardi di dollari sulla pelle di essere umani e gli stati del sud europa rischiano di essere lasciati soli.