Ebbene sì, serve più Europa, ma quello che non abbiamo scritto nel titolo è che serve meno di questa Unione Europea.
Perché non è corretto dire che è stata l’Unione Europea a garantirci anni di pace, crescita e prosperità. Quando l’Europa si pacificava, si sviluppava, creava ricchezza l’Unione Europea non era ancora nata. L’Unione Europea prende vita dopo la firma del trattato di Maastricht, nel 1992, quel trattato che oggi molti di noi conoscono per i vincoli, gli obblighi e la limitazione alla sovranità degli stati. Il Trattato non ha garantito la pace. La pace è stata garantita negli anni successivi alla guerra mondiale dalle partnership economiche e dal benessere che andava diffondendosi. La pace è stata messa al riparo dagli attacchi dei guerrafondai nostrani dalla comunità del carbone e dell’acciaio, dall’Euratom, dalla Comunità Economica Europea, dalla presenza della NATO e dell’ombrello nucleare e militare convenzionale americano.
Per questo motivo diciamo che oggi serve più Europa, l’Europa dei popoli, dei commerci, delle sinergie tra paesi sovrani ed indipendenti. Serve più Europa Federale, o confederale se preferite, che esalti le capacità e le virtù di ogni popolo, che dia il via alla deburocratizzazione dei processi produttivi e della vita dei cittadini.
Serve una Federazione per unire nella politica estera, nelle grandi scelte economiche gli stati del nostro continente, ma non ci serve per nulla un’Unione il cui unico scopo appare quello di affermare l’egemonia di due elementi: l’asse franco-tedesco e la prevalenza della burocrazia sulla democrazia.
Burocrazia che diventa lo strumento stesso del tentativo di controllo di Berlino e Parigi sugli altri stati membri.
Ma perché sono Germania e Francia ad avere ottenuto il controllo assoluto sulle decisioni della Commissione Europea, e di conseguenza sulle politiche di medio e lungo termine dell’Unione Europea?
Perché Berlino possiede una imponente leva economico-finanziaria, in grado di determinare i destini di interi stati (ricordiamo il declassamento dei nostri titoli di stato alla vigilia della crisi dello “spread”, oppure le dazioni di denaro alla Grecia che sono state funzionali a trasferire il rischio del debito che era nelle mani delle banche (anche tedesche) alle tasche dei cittadini greci.
Parigi invece non possiede alcuna leva finanziaria ma gestisce ancora oggi l’eredità che il Generale De Gaulle donò alla nazione: un potenziale nucleare militare globale e il diritto di veto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Sono queste due leve di potere che hanno determinato l’attuale assetto dell’Unione Europea, il cui vero nome dovrebbe essere Unione Franco-Tedesca, perché il nome dei proprietari dovrebbe sempre comparire nell’intestazione di qualsiasi società a nome collettivo.
La Gran Bretagna ha capito che era impossible spezzare questa diarchia e gli analisti di sua maestà hanno ben compreso che nei prossimi anni la posizione tedesca non potrà che diventare più forte. Una volta superati i costi per la riunificazione, quando gli altri stati della Comunità Europea consentirono ai tedeschi investimenti massicci ad est, la Germania si prepara a gestire un enorme avanzo primario e venticinque anni di debito pubblico statale con interessi prossimi allo zero o addirittura negativi sulle scadenza a medio termine.
In questa situazione l’economia tedesca sarà in grado di fornire a Berlino una crescita costante della produzione industriale, delle tasse generate, e ciò permetterà il mantenimento di una politica fiscale e sociale in grado di dare sicurezza a tutti coloro che vorranno investire e produrre sotto il cielo della Germania.
Serve quindi più Europa? Ancora una volta la risposta è sì, e come nel caso della NATO, serve tornare alle origini della Comunità Europea, serve tornare al concetto che tutti i paesi hanno uguale dignità, stessa autorevolezza, identico peso politico, ma non devono possedere un diritto di veto assoluto.
In questa ottica, se si vorrà realmente creare una “Confederazione Europea” la Banca Centrale Europea dovrà essere essa stessa ad emettere titoli di debito pubblico europei che vadano a finanziare la crescita del continente e sostituire gradualmente i titoli di debito degli stati nazionali. La Francia dovrà mettere a disposizione il proprio arsenale nucleare, per la nuova forza di difesa comune che potrebbe nascere e rendere il nostro continente una potenza militare globale, non l’armata brancaleone che oggi non riesce a stabilizzare neanche il Kossovo, non parliamo poi della Libia, o tenere testa ad un ipotetico nemico che dovesse minacciare le nostre città con armi di distruzione di massa.
Chi oggi come noi chiede meno Unione Europea lo fa perché è intimamente convinto della necessità della nascita di una struttura sovranazionale di tipo confederale, sul modello della Svizzera, dove convivono etnie di lingua diversa e stati federati che fanno delle loro peculiarità la ricchezza della nazione.
Chi al contrario oggi chiede di aumentare il potere dell’Unione Europea non si rende conto che nei fatti uccide il concetto stesso di Europa, di Europa dei popoli, di Europa delle Nazioni a favore di una Unione Europea culturalmente anemica, affetta da amnesia riguardo la propria storia e che come obiettivo pare avere quello di una omologazione, funzionale soltanto al benessere di quelle Élite responsabili dei totalitarismi e dei periodi più bui della storia delle terre.