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Pechino e Mosca sponsor di Pyongyang?

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Sia dalla Russia che dalla Cina arrivano nette condanne nei confronti del programma atomico della Corea del Nord. Ad ogni test, ad ogni lancio, Pechino e Mosca ribadiscono che le azioni di Pyongyang sono provocatorie e che il regime nord-coreano deve "fermarsi".
Ma le condanne rimangono ad un livello verbale, senza essere trasformate in qualcosa di realmente concreto. Anzi, anche a livello verbale sia la Russia, sia la Cina parlano di inutilità delle sanzioni, di dialogo indispensabile, di soluzione militare avventuristica e della volontà di bloccare alle Nazioni Unite risoluzioni che potrebbero implementare sanzioni paralizzanti per la Corea del Nord.
Nel suo confronto con il presidente sud-coreano Moon, il presidente russo Putin ha affermato che la Russia non riconosce alla Corea del Nord lo status di potenza nucleare, che la Russia propone un dialogo trilaterale con i nord-coreani, che veda come protagonisti Corea del Sud, Cina e Russia.
Le attuali mosse di Kim Jong Un sono quindi ritenute, in una certa misura, utili sia da Xi che da Putin?
Sicuramente sì per estromettere dalle trattative tra Nord e Sud Corea gli Stati Uniti, evidenziando la residuale capacità di deterrenza e il contestuale scarso "potere di convincimento” della superpotenza americana.
Le azioni della Corea del Nord potrebbero essere quindi, se non coordinate, per lo meno sfruttate a proprio vantaggio da Cina e Russia.
Sono proprio Cina e Russia che permettono la sopravvivenza del regime di Kim Jong Un, evitando di approvare sanzioni paralizzanti (come ad esempio il blocco alle importazioni di greggio) e permettendo scambi commerciali ad ampio raggio attraverso rotte che interessano sia il territorio cinese, sia alcune Repubbliche della Federazione Russa.
Va ricordato che gli Stati Uniti mancano ormai di qualsiasi potere di deterrenza in Estremo Oriente, e nel Golfo Persico, a causa delle azioni, anzi delle non azioni, dell'amministrazione Obama negli ultimi otto anni. Obama ha tollerato l'affondamento di una corvetta sud-coreana, che ha causato più di ottanta morti tra i militari di Seoul e il cannoneggiamento di un'isola sud-coreana con vittime tra i civili senza muovere un sopracciglio.
Questa resa, questa mancata difesa dell'alleato sud-coreano ha rafforzato la posizione di tutti gli avversari e nemici degli Stati Uniti. Ora l'amministrazione Trump si trova dinnanzi al più grande problema mai affrontato da un presidente dai tempi di Kennedy: garantire la Pax Americana senza generare un conflitto con centinaia di migliaia di vittime.
La colpa di questa situazione va ascritta in toto alle amministrazioni Clinton e Obama. Bill Clinton firmò quello che lui stesso definì "good deal" con la Corea del Nord. Obama fece di peggio: tollerò il sorgere della potenza atomica nord-coreana e firmò anche lui un "good deal" con la Repubblica Islamica dell'Iran, che domani sarà la Corea di oggi, sebbene molto più pericolosa e con una rete di alleanze , non paritetiche, in grado di destabilizzare tutto il Medio Oriente, per non dire parte dell'Europa: Cina e Russia sono anche i grandi sponsor della Repubblica Islamica dell'Iran.
La deterrenza americana va ripristinata, e purtroppo andrà ripristinata con l'uso della forza militare. La Casa Bianca non è però obbligata a mettere in atto una prova di forza militare proprio contro la Corea del Nord, anche un altro nemico dell'America potrebbe essere il mezzo per piegare Kim, o perlomeno per evitare che altre nazioni imbocchino la via del nucleare nord-coreano.
La scelta su chi debba essere questo nemico è in capo alla Casa Bianca, al Consiglio per la Sicurezza Nazionale Usa, al Congresso ed al presidente americano, e ribadiamo non è detto che l'obiettivo debba essere Pyongyang.