In questi giorni sono arrivati in Giordania due nuove batterie di missili Patriot e una squadriglia di caccia F/16, in un primo tempo fonti americane riferivano che questi assetti erano già stati assegnati da tempo per partecipare alle esercitazioni eager lion 2013. Nella tarda serata di ieri invece fonti anonime del pentagono hanno riferito alla stampa specializzata che, sia gli F/16 sia i missili Patriot resteranno in Giordania anche dopo il termine delle esercitazioni congiunte. I Patriot e gli F/16 fanno quindi parte di un piano organico di rafforzamento delle difese giordane in vista di un possibile scontro armato con forze siriane e di Hezbollah.
Gli analisti di GPC non possono escludere che anche buona parte delle forze di terrà impegnate in eager lion possano rimanere in Giordania anche dopo la fine del mese di giugno, quando saranno concluse le esercitazioni. Il rafforzamento delle difese giordane può essere interpretato, non solo come misura contingente per far fronte ad un possibile allargamento del conflitto siriano, ma va considerata anche la possiblità che il continuo invio di rinforzi militari americani in Medio Oriente possa essere inquadrato in chiave di contrasto alla Repubblica Islamica Iraniana. Il popolo iraniano sarà infatti chiamato alle urne tra due settimane per eleggere il nuovo presidente. Il grande favorito rimane Alì Akbar Velayati, consigliere della Guida Suprema iraniana e personaggio politico favorevole allo sviluppo rapido e deciso ell’industria nucleare. Le prime azioni del nuovo presidente iraniano dovranno chiarire la posizione della repubblica islamica nei confronti della questione nucleare e dei timori occidentali di una nuova proliferazione atomica nella regione. La continua politica di rinvio delle trattative, che va di pari passo con l’ampliamento delle capacità di arricchimento dell’uranio e della componente missilistica a medio raggio, potrebbe innescare una qualche forma di risposta militare da parte di Israele o direttamente degli Stati Uniti. Un’azione estremamente mirata contro gli obiettivi del programma atomico iraniano, ma un’azione che potrebbe innescare una rabbiosa risposta di Hezbollah e dei siriani contro obiettivi israeliani, giordani e americani.
Il medio oriente rappresenta oggi l’unica regione del mondo dove gli stati uniti stiano aumentando costantemente la propria presenza militare (fatta eccezione l’Oceania) in un periodo di tagli verticali ai budget della difesa e di ritiro da tutte le altre aeree operative del mondo.