Questo post, da un lato, non vuole per forza di cose trovare la realtà e verità più cristallina di questo delicato argomento ma, dall`altro lato, cerca, in modo abbastanza critico, di farci riflettere su aspetti che, per diversi motivi, diamo banalmente per scontati. Negli ultimi anni, e soprattutto mesi, abbiamo assistito, specialmente in occasione delle campagne elettorali nazionali, a duri “scontri” tra i partiti tradizionali e i partiti di opposizione. Gli argomenti, così come i motivi, sono molteplici. Prendiamo l`esempio dei negoziati per l`adesione della Turchia all’Europa.
Già alla fine del XX secolo diversi partiti, come la Fpoe in Austria o la stessa Lega Nord in Italia, hanno costantemente criticato, al grido “No alla Turchia in Europa”, le scelte e le intenzioni dell`Unione Europea di portare avanti e finanziare il processo di adesione. La spinta critica si è poi allargata ad altre forze politiche ma, principalmente, mai ha prevalso per i partiti tradizionali (socialdemocratici o popolari), ovvero quelli che hanno governato gli ultimi due/tre decenni. Gli stessi hanno sempre voluto minimizzare i “timori” di questi partiti nel vedere la Turchia come un pericolo per la democrazia all`interno dei confini dell`Ue in relazione alle differenze politiche, economiche e, soprattutto, culturali. Ad oggi la situazione sembra, per certi versi, paradossale.
Soprattutto dopo il fallito golpe avvenuto proprio un anno fa, il Governo Tedesco, come il governo uscente Olandese (tutti voi ricorderete le parole fortissime del premier Rutte poco prima delle elezioni nazionali), si è creato un fronte “comune” critico verso le ultime scelte, definite proprio “anti-democratiche”, del governo capitanato da Recep Erdogan.
Altro argomento e altri cambiamenti di “rotta” messi in atto dai partiti tradizionali. Il caso delle politiche migratorie è forse il caso politico più eclatante. Se, prima della crisi della rotta balcanica e dei negoziati tra Ue e Turchia per bloccare gli arrivi di rifugiati siriani sulle coste greche, i partiti tradizionali sostenevano politiche “aperte” in materia di immigrazione, negli ultimi 2/3 anni, abbiamo assistito, anche in questo caso, a veri e propri cambiamenti (anche radicali). Partiti come il Front National in Francia, Alternative für Deutschland in Germania, il PVV in Olanda, la Fpoe in Austria, la Lega Nord in Italia, ecc., hanno, da sempre, rappresentato la voce più critica contro le politiche migratorie sia degli stessi stati che, e soprattutto negli ultimi anni, dell`Unione Europea.
Gli stessi, come nel caso prima citato, hanno ricevuto attacchi pesanti dai partiti socialdemocratici e popolari, e sono stati accusati di ricalcare idee troppo radicali. Di recente, invece, abbiamo assistito a fatti e dichiarazioni che, seppur con toni più moderati, hanno ricalcato le posizioni di molti partiti “eurocritici”: quote massime annuali, chiusura delle frontiere, controlli alle frontiere, espulsione degli immigrati irregolari ecc. Queste azioni, lo ripetiamo per dovere di cronaca, sono state effettuate e approvate dal partito socialdemocratico austriaco, così come dal partito socialista francese ecc.. Con questi due esempi vogliamo quindi chiederci e chiedervi: i vari Front National, Fpoe, Lega Nord ecc, hanno rappresentato, per diversi motivi, un vero e proprio parafulmine per le critiche rivolte alle posizioni che hanno tenuto rispetto a certi argomenti e a certi argomenti? Come avrebbero agito i media, la stampa, internet ecc., se le scelte portate avanti dai governi di oggi avessero anticipato le posizioni dei partiti euroscettici?
Il risultato, prendendo in considerazione il panorama politico europeo, è un vero e proprio mix di programmi, idee, posizioni e azioni, che hanno dato, come risultato, il congelamento dei negoziati tra Ue e Turchia (dando ragione quindi alle posizioni tenute negli anni dai partiti “euroscettici”) e l`isolamento dell`Italia per quanto riguarda il problema della rotta mediterranea e dei continui sbarchi di rifugiati e migrati economici quando, negli ultimi mesi, i partiti tradizionali si autoproclamavano veri e propri paladini per l`accoglienza. Chiediamo quindi, si a livello nazionale che, a livello europeo, una coerenza più consona ai problemi che si vogliono affrontare. Dimostrarsi aperti e accoglienti di fronte ai media nazionali e di fronte ai propri elettori come anche agli elettori dei stati confinanti, può aiutare sì, prima e durante la campagna elettorale, ma può provocare effetti collaterali nei mesi seguenti le elezioni. Ancora oggi, ad esempio, l`Olanda sta aspettando che si formi un governo di maggioranza. Il motivo? Le posizioni dell`ex premier Rutte sulla politica di accoglienza di rifugiati e migranti economici sono definite troppo distanti (per non dire troppo radicali) dai possibili partner di governo. E per fortuna che si era festeggiato per la sconfitta di Wilders e del suo partito (PVV)…