I militari italiani tornano in Libia con loro un ospedale da campo, l’ultima speranza per la Libia
Il Parlamento Italiano ha approvato la richiesta del governo di schierare un contingente militare a difesa di un ospedale militare italiano che opererà presso l’aeroporto di Misurata. L’operazione denominata “Ippocrate” è un’importante decisione presa dall’Italia che permette di offrire assistenza concreta alla popolazione della Libia, l’unico mezzo che oggi abbiamo a disposizione per tentare di ristabilire la fiducia nel nostro paese tra un popolo che si sente tradito dall’Italia.
L’operazione tuttavia, a nostro avviso, ha una portata troppo limitata, va quindi considerata questa operazione come un primo tentativo di verifica sul campo di una teoria che prevede l’aiuto alla popolazione come primo passo di una collaborazione nuova tra Italia e Libia.
Questa missione pone inoltre l’accento sul fatto che l’Italia ha compiuto ancora una volta una netta scelta di campo a favore del governo di Al Serraj
Circa due anni fa su queste pagine chiedevamo un intervento militare in Libia molto simile a “Ippocrate” ma dalla portata molto più vasta, non vorremmo infatti che una presenza sanitaria significativa, ma tutto sommato modesta per i bisogni locali, determini il fatto che presso il nostro ospedale da campo vengano curati solo i “combattenti” e non anche la popolazione civile. Se ci limiteremo a curare chi combatte, in vece nostra, sul suolo libico, ma non risponderemo alla madre che vede spegnersi il proprio figlio, oppure al padre che vede la sua sposa morire di parto a 500 metri dal nostro ospedale, la nostra missione è destinata al fallimento.
Ben venga quindi un impegno limitato alla città di Misurata, ma è indispensabile che chiunque a Misurata abbia bisogno di cure mediche possa aver accesso alla nostra struttura, e se la struttura è insufficiente per tale compito si chieda aiuto ai nostri “alleati” ed ai nostri amici, si chieda aiuto agli Stati Uniti, che dispongono di una sanità militare tra le prime al mondo, che mandino in Libia un loro ospedale militare e lo mantengano rifornito, il personale lo inviamo noi italiani, i medici e gli infermieri pronti a partire per una simile missione non ci mancano, tra Croce Rossa Militare (che qualcuno ogni tanto pensa di sopprimere), medici militari, riserva selezionata, protezione civile, Sovrano Ordine di Malta, e terzo settore in genere, siamo in grado di triplicare in brevissimo tempo il nostro impegno a Misurata.
Che l’aeroporto di Misurata ed il suo polo sanitario diventino un esempio per tutta la Libia, un esempio di come i “Boots on the Ground” possono portare sollievo in quel paese dilaniato da una guerra fatta partire dai francesi (con il placet di Obama) per distruggere il nostro rapporto privilegiato con Tripoli.
L’aiuto concreto portato dagli “Stivali sul Terreno” dei nostri medici, infermieri tecnici e dei nostri militari della Folgore, siano in antitesi alla morte portata dai Droni stranieri cha da 8 anni uccidono senza regole in ogni area del pianeta dove non esiste al volontà di impegnarsi apertamente sul campo, siano i nostri “Boots on the Ground” in antitesi alle bombe che senza preavviso uccidono criminali ed innocenti allo stesso tempo. La popolazione libica, nonostante la violenza degli anni della conquista italiana all’inizio del 900, e nonostante la propaganda di Gheddafi dopo la sua rivoluzione verde, ha comunque rispetto per il nostro Tricolore e sarà il popolo di Misurata, se lo aiuteremo a risolvere i concreti problemi quotidiani, senza distinguere tra dignitari e poveri, tra combattenti e civili, tra tribù vincenti e fazioni perdenti, sarà il popolo di Misurata che garantirà l’incolumità dei nostri uomini.
Addendum
Nel febbraio sorso abbiamo partecipato a Roma ad una conferenza alla quale erano presenti numerosi esponenti libici, egiziani, iraniani, israeliani, russi, americani, sauditi, kuwaitiani, britannici, francesi e italiani che aveva come tema la geopolitica nel mondo arabo. Uno dei leader di Misurata (del quale per la regola di Chatham House non possiamo rivelare il nome) durante il suo intervento disse :”non accetteremo mai truppe straniere sul suolo libico”. Un nostro analista chiese la parola e disse riferendosi alla nostra proposta per un intervento in Libia :”…e se per ogni soldato, arrivasse un medico, un infermiere, un tecnico?”. La risposta del leader di Misurata fu diretta :”sareste i benvenuti”.
Oggi siamo i benvenuti a Misurata, cerchiamo di far sì di essere i benvenuti in tutta la Libia.
Comment(1)
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Tutto molto perfetto in stile Peace&Love.
E le regole di ingaggio? E il supporto logistico? E quale sarebbe il governo legittimo con cui confrontarsi in caso di problemi di giustizia e crescita del sito occupato?
Vedremo come la prenderanno gli italiani al primo infermiere, medico o soldato ucciso per le scelte di un governo illegittimo perchè sostenuto da un parlamento che si è costituito, per una parte, da una legge anticostituzionale.