I portavoce dell’amministrazione americana prospettano sempre più concretamente l’imposizione di sanzioni personali contro il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin.
Se questa linea dovesse passare, e secondo noi passerà, vorrà dire che per Obama Putin è come Gheddafi o Saddam Hussein.
Putin paragonato dall’amministrazione americana a dittatori sanguinari, che erano al vertice della lista nera degli Stati Uniti, e uomini che sono stati uccisi entrambi dopo un intervento diretto di Washington.
L’imposizione di queste sanzioni, sempre se avverrà, andrà ben oltre le conseguenze materiali per il presidente russo, come ad esempio l’impossibilità di recarsi sul suolo americano o mantenere depositi nei circuiti bancari internazionali.
L’imposizione di queste sanzioni rappresenterà l’inizio di una fase di confronto durissimo tra le due nazioni, una cosa mai vista nemmeno nelle fasi peggiori della guerra fredda.
Le sanzioni contro Putin vogliono trasmettere al mondo il concetto che Russia e Stati Uniti, Putin ed Obama, per l’amministrazione americana, non sono nazioni e uomini con la medesima dignità. Queste sanzioni diranno al mondo che questa amministrazione Usa si ritiene superiore alla Russia e che Obama si sente in diritto di oltraggiare un capo di stato di una nazione che siede al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite impedendone forse l’accesso agli Stati Uniti ed allo stesso Palazzo di vetro dell’ONU.
Il momento di imposizione delle sanzioni al presidente Putin sarà il punto di non ritorno delle relazioni strategiche tra Russia e Stati Uniti, fatto che renderà instabile ogni scacchiere del pianeta.
Speriamo che questa amministrazione americana ripensi la decisione di imporre sanzioni contro il Capo di Stato di una nazione Membro Permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e che potrebbero aprire una stagione di conflitti regionali il cui esito è oggi difficilmente prevedibile e potrebbe andare ben oltre i più foschi scenari immaginati dalla Casa Bianca.