La Federazione Russa ha garantito asilo e protezione all’ex analista dell’NSA Edward Snowden. La decisione politica del Cremlino non è giunta inaspettata ma ha innervosito oltre maniera il presidente Obama che si era detto estremamente fiducioso del rimpatrio dell’ex analista che era rimasto bloccato nella zona dei transiti dell’aeroporto internazionale di Mosca. L’amministrazione Obama aveva messo in campo tutto il proprio potenziale diplomatico (non che questa fosse una garanzia visti gli scarsi successi della diplomazia usa negli ultimi anni), aveva messo in campo i massimi esperti usa di diritto internazionale e aveva vagamente minacciato la Federazione Russa di non meglio specificate conseguenze dell’affair Snowden.
Una delle conseguenze più immediate sembra essere l’annullamento del vertice bilaterale di Mosca tra Putin e Obama nei giorni immediatamente successivi al G20 che verrà ospitato a settembre dalla Federazione Russa. Un incontro bilaterale che sarebbe dovuto servire a cercare una comune via di uscita alle numerose crisi che si susseguono a livello globale. Non più solo crisi economiche, come cinque anni fa, ma crisi geopolitiche che possono sfociare in scontri armati (la Siria ne è un esempio lampante), scontri che potrebbero vedere come spettatori forse troppo ravvicinati le forze armate di Stati Uniti e Federazione Russa.
Nonostante le crisi globali Obama avrebbe scelto di non incontrare Putin e aprire in modo formale una crisi acutissima con la Federazione Russa, una crisi della quale Snowden è solo la scintilla e che rischia di riportare il mondo ai tempi della guerra fredda, ma in uno scenario molto più instabile dove nuove nazioni cercano più potere a livello internazionale e dove la forza delle armi, giorno dopo giorno, acquista sempre maggiore importanza come mezzo per risolvere le controversie internazionali.