La decisione degli Stati Uniti sembra essere dovuta al sempre maggiore coinvolgimento della milizia libanese di Hezbollah e dell’Iran nella guerra in Siria, senza dimenticare le importanti forniture di mezzi blindati, nuovi ed efficienti, che la Federazione Russa ha consegnato al governo di Al Assad. Tutti questi elementi, uomini e di mezzi da combattimento, sono stati impiegati dalle truppe di Al Assad all’interno di una nuova strategia di attacco coordinato che ha visto la conquista di Al Qasayr, dopo due anni nei quali la cittadina siriana al confine con il Libano era rimasta nel controllo delle milizie sunnite degli insorti. Ora il nuovo obiettivo sembra essere Homs, anche se il regime continua nella sua propaganda a parlare insistentemente di una offensiva diretta contro Aleppo, vero cardine della rivolta sunnita.
Tuttavia l’obiettivo strategico per Al Assad e le sue truppe è, a detta dei nostri analisti, la città di Homs vera porta per il Libano e città che controlla l’autostrada Damasco Latakia insieme al conglomerato urbano di Al Rastan, con il suo grande viadotto autostradale.
Nella situazione attuale, che vede l’azione coordinata dell’Hezbollah, la strategia sul campo degli iraniani e il supporto logistico dei russi, le sorti della guerra sembrano essere a favore di Al Assad. La frustrazione, se non la paura, serpeggia tra le fila dei ribelli, dove vengono riportate alcune diserzioni. Senza armi moderne e senza mezzi per combattere le forze aeree fedeli al regime i ribelli vengono spinti in sacche, isolati, bombardati e poi attaccati dalla fanteria meccanizzata. Per limitare le perdite nello scontro corpo a corpo ai ribelli viene poi aperta dai governativi, almeno è quello che è successo nelle ultime due battaglie urbane, una via di fuga nelle prime ore del mattino. Non appena i ribelli si ritirano dai centri urbani l’aviazione di Al Assad con aerei, ma soprattutto con elicotteri, attacca le colonne dei rivoltosi in ritirata, che vengono decimate.
Così gli Stati Uniti, probabilmente di concerto con Francia e Inghilterra, si preparano a fornire ai ribelli missili anticarro di ultima generazione, missili antiaerei Stinger Made in Usa, sistemi di osservazione e telecomunicazione ed armi individuali efficienti. Ai ribelli tuttavia questo equipaggiamento potrebbe essere utile solo per resistere più tempo agli attacchi congiunti di Hezbollah e dell’ esercito regolare siriano, ma non a cambiare le sorti del conflitto. Per cambiare le sorti della guerra è necessaria l’attivazione di una no-fly in stile libico. Un’area di territorio, e non solo di spazio aereo, che dovrebbe essere controllata dagli aerei occidentali, i quali potrebbero neutralizzare sia Hezbollah sia i regolari siriani. Ed è questa la soluzione per la quale si starebbe battendo ancora una volta Susan Rice.
Ma mentre la fornitura di armi sarebbe più che tollerata dai russi, la no-fly zone potrebbe innescare una pericolosa escalation in Siria. Escalation per ora evitata, avendo gli americani evitato di posizionare forze navali nella stessa zona di Mar Mediterraneo dove opera in permanenza da alcune settimane una Task Force russa.
Ne riparleremo nei prossimi giorni!