Obama cambia strategia, l’America abbandona il “Leading from Behind”
Proprio così, sembra che l’America di Obama, finalmente, abbia deciso di cambiare la propria strategia militare e geopolitica. Finalmente l’America di Obama ha deciso di rinunciare all’isolazionismo, all’antimilitarismo e a quella strategia definita “Leading from Behind” (letteralmente “guidando stando dietro”) che ha caratterizzato i più grandi insuccessi della politica estera americana degli ultimi sei anni.
Una politica, quella del Leading from Behind, che si caratterizzava per la promozione di conflitti nei quali le truppe americane non rappresentano il grosso delle forze, anzi più ancora nella quali nessun soldato americano, fatta eccezione per alcuni manipoli di forze speciali, avrebbe dovuto toccare il terreno dove si svolgevano i conflitti. Una strategia che nei cieli ha trovato il proprio paradigma nell’utilizzo intensivo dei Droni ed il mancato impiego delle forze aeree americane nelle situazioni di conflitto, come ad esempio la Libia, dove gli americani hanno unicamente offerto un sistema di supporto e coordinamento, oltre alle aero cisterne e ai sistemi d’arma, in prevalenza bombe di precisione, che dopo pochi giorni, scarseggiavano negli arsenali degli alleati.
La Libia può considerasi, più della Siria, il paradigma della strategia di Obama. Una guerra combattuta contro un dittatore nemico storico degli Usa, che però aveva rinunciato al suo programma di armi di distruzione di massa e che si era notevolmente avvicinato all’occidente, al punto di diventare lui stesso (Gheddafi) socio in molte industrie ed istituzioni finanziarie occidentali. Una guerra, quella di Libia, dopo la cui fine non é seguito nessun aiuto concreto al nuovo governo e alle neonate istituzioni della Libia “democratica”. Una Libia dove Obama aveva nominato ambasciatore Chris Stevens, un uomo da sempre legato al mondo della cooperazione, un militante a favore dei diritti umani che, teoricamente, vantava in Libia ed a Bengasi crediti nei confronti di una larga fetta della società libica.
Lo stesso Chris Stevens ucciso a Bengasi durante un attacco di milizie islamiche al consolato americano dove egli si trovava in visita. Nemmeno in quel momento, quando il più alto rappresentante della nazione americana in Libia stava per essere ucciso, la Casa Bianca volle rinunciare, anche solo per una notte, alla sua dottrina. Nessun soldato della forza di reazione rapida di Sigonella fu mandato a Bengasi, nessun Marine di stanza all’ambasciata di Tripoli fu inviato in soccorso di Stevens e della sua scorta, un fatto incredibile che, oltre a determinare la morte dell’ambasciatore Usa, ha fornito la forza morale alle milizie per iniziare quella lunga marcia che le ha portare negli scorsi mesi ad impossessarsi dei terminal petroliferi dell’est del paese e porsi in una posizione di forza nei confronti del governo di Tripoli.
Ed è proprio dalla Libia che nei prossimi giorni potrebbe iniziare una nuova strategia degli Stati Uniti, una strategia che potrebbe fare tornare le forze armate americane in prima linea. Azioni non più su vasta scala come abbiamo visto nell’era di Bush, ma azioni mirate di breve durata con i soldati americani di nuovo sul campo di battaglia.
Obama non rinuncerà ai Droni e alla su politica di uccisioni mirate dal cielo, lo ha detto chiaramente a West Point due giorni fa, ma ordinerà un maggiore coinvolgimento delle forze convenzionali nei prossimi scenari di conflitto che metteranno in pericolo gli alleati dell’America.
Libia, Siria, Mar cinese Meridionale ed Orientale, Confine orientale della NATO, questi i luoghi dove potremo vedere dopo molto tempo la presenza concreta e significativa di truppe e mezzi americani. Un segnale chiaro della volontà di Obama di ricorrere con più decisione allo strumento militare va individuato anche nella sempre maggiore presenza del presidente tra gli uomini delle forze armate. In queste settimane si sono moltiplicate le cerimonie di consegna di onorificenze militari alla Casa Bianca, le visite del Presidente ad alcune tra le maggiori basi militari, la visita a sorpresa in Afghanistan ed infine la visita ed il discorso fiume a West Point.
Obama cerca di qualificarsi come “Comandante in Capo”, ruolo che negli scorsi anni aveva poco considerato e che non aveva certo ostentato come in queste settimane; appare a noi chiara la volontà di legittimarsi, e non solo formalmente, come comandante delle forze armate, anche in vista di un possibile utilizzo delle stesse sullo scacchiere geopolitico.
Se questa nostra visione si rivelerà corretta, in caso di pericolo per il personale americano ivi presente, potremo assistere allo sbarco di alcune centinaia di Marines americani sulla costa vicino a Tripoli al fine di proteggere l’evacuazione dei cittadini usa. Molti potrebbero pensare che questa azione militare sia una piccola cosa, ma in realtà, se ciò accedesse, sarebbe l’inizio di una nuova e dinamica fase della geopolitica mondiale. Una fase dove far mettere piede a soldati americani in zone di guerra non sarà più un taboo, una nuova fase che potrebbe portare ad un nuovo e maggiore coinvolgimento militare americano in supporto degli alleati intimoriti da nemici sempre più risoluti, ormai convinti della debolezza del presidente americano.
Se questo cambio di rotta si concretizzerà veramente, se Obama ordinerà lo sbarco dei Marines in Libia, questo gesto non rappresenterà la soluzione del problema libico, ma sarà un messaggio concreto ad alleati, avversari e nemici da parte di una America stanca di apparire debole e rinunciataria.
Vedere i Marines in Libia, e non sono osservare il volo dei predator su Bengasi, darà forza a tutti gli alleati dell’America in Africa, ricorderà alla Siria e all’Iran che l’America ha ancora la volontà di agire e dirà direttamene a Putin che la NATO può contare ancora sul suo principale componente.
Se invece, nel momento dell’ultima decisione, Obama sceglierà ancora una volta di guardare il mondo dalla telecamera ad infrarossi di un Drone e non da quella di un mezzo da sbarco dei Marines tutti i nemici dell’America cercheranno ancora una volta di erodere la sfera di influenza americana, Iran Cina Russia prima e più di tutti gli altri.
Addendum
È notizia di pochi minuti fa che il Dipartimento di Stato ha ammonito la Cina a non limitare la libertà di sorvolo nel Mar Cinese Orientale e che gli Usa rifiutano l’imposizione dell’area di identificazione aerea cinese su quelle acque.
Sì il vento nella stanza ovale è proprio cambiato…
Comment(8)
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Con un solo ammonimento dire che il vento è cambiato mi sembra esagerato. Aspettiamo che fiacciano qualcosa di concreto altrimento si può parlare al massimo di un inasprimento dei toni.
Anche se nel discorso di qualche giorno fa Obama disse “chi pensa che l’esercito americano sia indebolito si richrederà” forse qualcosa sta per muoversi… anche se quasi sicuramente se faranno guerra sarà contro un paese sottosviluppato del terzo mondo.
La strategia era dovuta ai troppi morti americani , meglio mandare al massacro truppe di paesi satellite.
Spero vivamente che siano parole al vento perchè altrimenti saranno gli USA a volerci portare alla terza guerra mondiale.
Ma è così difficile capire che la guerra fredda non è finita perchè ha vinto qualcuno ma solo per un cambio di circostanze? E’ così difficile non riaccenderla?
Ma soprattutto… è così difficile accettare di non avere il dominio sul mondo ma comprendere che in Asia si sta’ creando un nuovo centro economico-politico?
La loro testardaggine e la loro supponenza mi fa sempre più paura. Addirittura si permettono di ordinare ai francesi di vendere le due classe Mistral alla NATO e non più alla Russia.
Ma quando arriverà il giorno che gli risponderemo che a casa nostra comandiamo noi?
Spesso uno che si crede forte e viene messo in discussione, poi reagisce in malo modo. Spero non sia così, vecchie tensioni-crisi economiche-armi-fonti energetiche e supremazia sul prossimo sono una miscela esplosiva.
Veramente in un servizio di rainews l’inviata in Usa Botteri faceva intendere l’esatto opposto e cioè il disimpegno americano dai principali teatri geostrategici con il ribaltamento della dottrina di Bush cioè’ il convincimento che la democrazia non si possa esportare.
Leggete come gli USA ci vogliono rovinare:
http://rt.com/news/162668-us-eu-gas-imports/
http://rt.com/news/162412-france-warships-sale-russia/
Riguardo al primo voglio vedere se saremo disposti a pagare il gas il doppio (se va bene) per obbedire all’america.
Riguardo al secondo link, fossi stata la Francia, avrei risposto letteralmente: “comandate a casa vostra”.
Oramai hanno distrutto ogni sovranità nazionale. I colpevoli siamo noi a farci sottomettere. Gli artefici sono USA e UE.
“l’america ha deciso di rinunciare all’antimilitarismo”, quando mai è stata antimilitarista l’america ?
Trovo assurdo pensare che ci siano persone che sostengono l’arroganza degli Stati Uniti. Come possono pensare di poter decidere per tutti gli altri. Un impero in declino e molto pericoloso. Porteranno il mondo alla distruzione.