La più prevedibile è la reazione della milizia libanese.
L’istituzione della No Fly Zone minaccerebbe direttamente i miliziani che combattono al fianco di Al Assad. I miliziani libanesi potrebbero tentare di attaccare obiettivi strategici in Giordania, paese dal quale verrebbe gestita operativamente la No Fly Zone. Barrage di razzi non guidati e tiri di artiglieria potrebbero minacciare la basi aeree poste presso il confine, e ancor più minacciate potrebbero essere le batterie missilistiche patriot che si trovano più vicino al confine. Per questi motivi una eventuale No Fly Zone non sarebbe solo un’area di interdizione al volo, ma si trasformerebbe in una zona nella quale gli aerei americani e degli alleati avrebbero il compito di neutralizzare le unità nemiche che operano sul terreno della No Fly Zone, così come avvenuto in Libia.
Più complessa è la valutazione della risposta russa all’impostazione unilaterale Usa di una No Fly Zone.
Dopo un iniziale silenzio il governo russo nella giornata di sabato, per bocca del ministro degli esteri Lavrov, ha definito una No Fly Zone in Siria anche su una piccola parte del territorio del paese mediorientale, una violazione del diritto internazionale. Una frase del ministro degli esteri russo che evidenzia una volta di più come la Federazione Russa si opporrà con tutti i mezzi disponibili alla caduta di Al Assad.
Poniamo, per ipotesi, che gli Stati Uniti impongano comunque una No Fly Zone nel sud della Siria, e che per aumentare le capacità di comando e controllo, nonché per avere a disposizione un’ampia gamma di opzioni da fornire al presidente americano, il pentagono disponga l’invio di una portaerei nucleare, ed il suo gruppo di attacco, nel mediterraneo orientale.
Se ciò avvenisse come prima mossa la Russia probabilmente farebbe sbarcare in Siria tutto il contingente di fanti di marina a bordo della Task Force ora nel mediterraneo, e cioè circa 1700 uomini. Al fianco dei fanti di marina, la federazione russa potrebbe inviare la 106ª Divisione Guardie Aviotrasportata di stanza a Tula, forte di 5000 uomini e che potrebbe essere rapidamente trasportata nella regione di Latakia.
Contestualmente, ufficialmente a copertura della truppa e delle navi russe nel mediterraneo, Mosca potrebbe disporre la presenza di un contingente di caccia nel mediterraneo orientale. Le possibilità per avere un certo numero di caccia russi in zona sono sostanzialmente due:
- Dispegare la portaerei Kuznestov, dal mare del Nord
- Rischierare un paio di squadroni di Su-27/Su-35 e MIG-29/MIG-35 sul suolo siriano
Ognuna di queste opzioni determina differenti condizioni operative.
Nel caso fosse dispiegata la portaerei Kuznestov la Russia non potrebbe essere accusata di essere direttamente coinvolta nella guerra in Siria. Ma la Kuznestov è una portaerei di piccole dimensioni, in confronto ad una portaerei americana, e può ospitare solo 40 aeromobili. Il caccia imbarcato è il Su-33, un derivato del SU-27, fabbricato specificamente per l’impiego a bordo delle portaerei russe (erano previste 4 unità simili alla Kuznestov,) sulla Kuznestov sono imbarcati 14/16 SU-33. Tuttavia i 14/16 SU-33 non possono garantire efficacemente la copertura delle truppe e della flotta.
La seconda opzione sarebbe quella di rischierare circa 40 caccia in territorio siriano. Questa opzione garantirebbe ampio margine di manovra agli strateghi russi ma segnerebbe l’entrata in guerra “de facto” della Russia contro gli Stati Uniti.