A ottobre decideremo se accettare una riforma costituzionale che ci toglie le residue libertà che ancora ci permettono di scrivere e parlare, senza il timore di una censura preventiva, e senza aver paura di una magistratura che un domani potrebbe rispondere al governo e non solo alla legge.
Quando si parla del referendum il Governo Renzi ci pone dinanzi il “risultato” di aver ridotto il numero dei senatori e di aver abolito il “bicameralismo perfetto” (Renzi non dice “perfetto” ma dice paritario). Ma lo stesso governo non mette in evidenza le problematiche che derivano da questa riforma istituzionale. La prima, e la più preoccupante per la democrazia repubblicana, è che viene di fatto istituito un Premierato, anzi un “Segretariato” in quanto sarà proprio il segretario del partito di maggioranza relativa che avrà in mano le sorti del paese. Egli scriverà le liste che porteranno in parlamento i deputati, gli unici rappresentanti eletti direttamente da elezioni politiche, ed essi avranno il compito di dare o revocare la fiducia al governo, nominare la commissione di vigilanza della RAI, il COPASIR (che vigila sull’ioperato dei Servizi Segreti), il Presidente della Camera, il Presidente della Repubblica (votazione per la quale si aggiungeranno i 100 senatori), i membri non togati del CSM (Consiglio Superiore della Magistratura) e i membri di nomina parlamentare della Corte Costituzionale (due dei quali eletti dal Senato riformato che sarà formato da Senatori non eletti in maniera diretta).
Chi non obbedirà al Capo (del partito e del governo) verrà messo fuori dalla squadra e, se il gruppo parlamentare non obbedirà, il Capo (del partito e del governo) chiederà (e otterrà) nuove elezioni ed eliminerà dalle listi tutti i “traditori”.
Il senato poi non verrà “abolito”, esso resterà i vita, con la sua macchina burocratica, i suoi costi fissi; sarà un Senato di eletti per via indiretta, amministratori locali che con un meccanismo complesso avranno un doppio incarico di politico locale e di Senatore, un doppio incarico che certo non sarà sinonimo né di efficienza né di assenza di conflitto di interessi.
Ecco sintetizzati in poche righe i punti oscuri della riforma parlamentare voluta da Renzi e da Berlusconi, una riforma che renderà il parlamento schiavo di un solo uomo, farà in modo che l’informazione di stato (sia quella della TV, sia quella istituzionale legata ai servizi segreti) sarà in mano allo stesso unico uomo.
Non ci interessa chi sarà quell’unico uomo, ci interessa sapere che quell’uomo, chiunque esso sarà, terrà il paese al guinzaglio, e noi non avremo più la certezza di poter scrivere il nostro pensiero e la nostra idea senza temere di finire all’interno di un ingranaggio di tirannia, che piano piano cambierà la nostra Repubblica facendola restare tale solo di nome, ma nei fatti la trasformerà in una oligarchia costituzionalmente riconosciuta.
Quindi questa riforma stravolge la nostra forma di governo, perché noi solo apparentemente votiamo per il parlamento ma in realtà votiamo per la guida del governo, ecco perché secondo il nostro modesto avviso l’unica riforma vera DEVE prevedere un cambio formale della nostra forma di governo, non una riforma nei fatti della nostra forma di governo senza però che sulla carta venga cambiata l’attuale forma di governo : la Repubblica Parlamentare, che noi difenderemo fino a quando, in maniera aperta, il popolo deciderà di cambiarla.