Il giorno 18 maggio p.v. dovrebbe tenersi una riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per votare una risoluzione dell’Unione Europea che autorizzerebbe, in base anche all’art.7 della carta dell’ONU (articolo che contempla l’uso della forza militare), una operazione di Polizia Internazionale in Libia. Questa risoluzione aprirebbe la strada ad azioni delle forze armate europee, e forse anche di forze armate arabe, mirate a fermare e eventualmente distruggere (naturalmente senza gli emigranti a bordo) i barconi utilizzati per il traffico di uomini nel mediterraneo.
E’emerso però negli ultimi giorni un certo scetticismo di Mosca su tale risoluzione, e la Russia ha paventato di porre il proprio veto a tale risoluzione.
La motivazione di un eventuale veto russo, a nostro avviso, non va ricercata su motivazioni concernenti la risoluzione odierna ma risiede in una problematica di più vecchia data. Per capire le motivazioni di un eventuale veto della Federazione Russa dobbiamo ritornare ai tempi del regime di Gheddafi e ricordare quali accordi di cooperazione militare e geopolitica aveva la russia con il Rais Libico.
Tra tutti i punti di contatto e collaborazione in atto tra Mosca e Tripoli, quello che più stava a cuore alla Russia era il contratto di “affitto” di parte della base navale di Bengasi, nella parte occidentale del paese. A Bengasi la flotta russa del mediterraneo aveva la sua base principale per rifornirsi di viveri e carburante e per ottenere assistenza in caso di problemi tecnici minori. Una base in mediterraneo è vitale per la Marina russa in quanto il mediterraneo è un mare chiuso, senza basi navali permanenti della Marina di Mosca. Per entrare in mediterraneo navi e sommergibili russi devono passare da uno “stretto” (Gibilterra controllato dagli inglesi, Suez controllato dagli egiziani e dagli Usa e Il Bosforo-Dardanelli controllato dalla Turchia). In caso di conflitto la flotta di Mosca deve quindi essere dispiegata preventivamente in mediterraneo, al fine di non essere bloccata in uno “stretto”. Ma il dispiegamento di una flotta navale senza una base di rifornimento è per forza di cose limitato nel tempo. La base navale di Bengasi permetteva quindi a alla marina Russa di poter permanere in mediterraneo per un tempo esternamente più lungo, confrontato con il periodo di dispiegamento possibile in caso di assenza di tale base.
Dopo il crollo del regime di Gheddafi il primo atto del nuovo governo libico fu la revoca del contratto di affitto ai russi della base di Bengasi. A Mosca restava quindi la sola disponibilità della base secondaria di Latakia, in Siria, poi minacciata dalla guerra civile nel paese.
A nostro giudizio il Veto russo su una eventuale azione internazionale in Libia potrebbe essere facilmente rimosso con un accordo riguardante proprio l’utilizzo della base navale di Bengasi da parte della Marina russa.
Tale accordo farebbe anche diminuire l’importanza strategica della base di Latakia, e potrebbe quindi determinare un riduzione dell’impegno russo a sostegno di Al Assad. Tuttavia il sostegno russo alla Siria di Al Assad potrebbe proseguire in quanto in Libia assistiamo ancora oggi ad una situazione di estrema instabilità e dove una guerra civile a bassa intensità continua ad indebolire il paese. Solo la permanente stabilizzazione libica, associata alla presenza a Bengasi della flotta russa, farebbe quindi venir meno l’iteresse russo per la Siria.
Per lo stesso motivo, ma con prospettiva opposta, anche gli Stati Uniti perderebbero interesse nel conflitto siriano, in quanto riteniamo che la guerra civile contro al Assad, così come la rivoluzione di Bengasi contro Gheddafi sia stata “facilitata” anche da un disegno strategico ben definito che prevedeva l’esclusione dalle acque del mediterraneo della Flotta russa, negando a Mosca l’accesso ad un mare che nei prossimi anni, sia per la presenza di enormi giacimenti di gas naturale, sia per il forte sviluppo delle nazioni africane, sia perché strada obbligata del commercio mondiale maritino riprenderà gran parte della propria centralità geopolitica.
L’Italia potrebbe adoperarsi per favorire il ritorno della flotta russa a Bengasi, un’azione che potrebbe spegnere gran parte dei conflitti in atto nella regione mediterranea.