Negli ultimi anni il governo cinese ha concesso moltissimi prestiti a paesi in via di sviluppo nel quadro della Belt and Road Initiative (BRI), che punta ad espandere l’area d’influenza politica ed economica cinese al di là della regione asiatica più prossima.
Tali prestiti sono spesso ammantati dal segreto (Pechino richiede espressamente ai paesi beneficiari di mantenere la più stretta confidenzialità sui termini dei contratti), ma hanno tutti una caratteristica comune: non sono buoni affari per gli Stati che li accettano.
L’ultima vittima, per così dire, delle discutibili cooperazioni cinesi con paesi terzi è il Montenegro. È stato reso noto che le autorità montenegrine hanno recentemente chiesto aiuto a varie istituzioni dell’Unione Europea per ripagare il debito ( il pagamento della prima rata di circa 56 milioni di euro è dovuto quest’anno) che il paese ha contratto con la Cina per la costruzione di una colossale autostrada.
Facciamo un breve resoconto per capire come la politica della BRI cinese ha portato il Montenegro al collasso.
Nel 2014 il governo guidato dal Partito Democratico dei Socialisti (che ha perso il potere dopo 30 anni nell’agosto dell’anno scorso) firma un accordo con la Export-Import Bank of China il quale prevede il finanziamento all’85% della prima di quattro sezioni di una nuova autostrada lunga 165 km, destinata a collegare il porto montenegrino di Bar, che si affaccia sull’Adriatico, con la Serbia (paese balcanico strettamente legato a Pechino).
Si tratta di un progetto gigantesco e di primo piano, che dovrebbe rinvigorire la regione nord, sottosviluppata rispetto al resto del paese.
L’accordo prevede un prestito di 809 milioni di euro, con interessi del 2%, pagamento ripartito su 20 anni, ma nessuna rata da pagare per i primi 6 anni.
In caso di dispute legali, viene stabilito che sarà competente, per dirimerle, una corte arbitrale cinese (si tratta di un elemento standard di molti accordi firmati nell’ambito della BRI, i contratti sono sottoposti alla legge cinese).
La costruzione viene affidata senza gara d’appalto alla China Road and Bridge Corporation (CRBC), di proprietà dello stato cinese ed una delle più grandi compagnie di edilizia del mondo.
Il governo montenegrino accetta anche che tutti i materiali necessari alla costruzione siano esentati da tariffe doganali e da imposte sul valore aggiunto.
Inoltre il 70% della manodopera sarà formata da operai cinesi.
Considerando che il Montenegro è un paese di circa 620.000 abitanti, si tratta di un impegno decisamente oneroso, che infatti ha fatto balzare il debito pubblico dal 63 al 78% del PIL.
Il Fondo Monetario Internazionale ha calcolato che se il Montenegro non avesse contratto tale debito per la costruzione dell’autostrada, il debito pubblico si sarebbe invece ridotto al 59%.
Ad oggi, dopo ripetuti ritardi e rinvii, la prima sezione dell’opera (il cui costo è lievitato fino a toccare il miliardo di euro) non è stata ancora completata, e anche quando ciò avverrà (se avverrà), il governo montenegrino non ha i fondi per continuare la costruzione, che dovrebbe costare ancora 1,2 miliardi aggiuntivi.
Il fatto che il paese non potesse permettersi altri prestiti per finanziare la continuazione dei lavori è noto alle autorità già da anni, ma il precedente governo aveva già trovato una “soluzione”.
L’idea era quella di fare un accordo di “Public-Private Partnership” (PPP) con la società che si occupa della realizzazione dei lavori, la CRBC.
Tale accordo, di cui è stata firmata una versione preliminare a marzo 2018, prevedeva che la compagnia stessa finanzi e realizzi il completamento dell’opera ed ottenga poi in concessione la gestione dell’autostrada per 30 anni.
Ciò significa concedere al governo cinese la gestione dell’arteria autostradale che dà alla nuova via della seta uno sbocco nell’Adriatico.
A questo punto si potrebbe pensare che sì, la Cina ottiene quello che voleva, ma il Montenegro riceve in cambio un’infrastruttura importante per la modernizzazione del paese, giusto?
No, perché si tratta di un’opera praticamente inutile e destinata al fallimento.
Considerata l’imponenza del progetto è stato calcolato che per generare introiti sufficienti derivanti dai pedaggi, ben 22-25.000 veicoli dovrebbero transitare su questa autostrada ogni giorno.
Ad oggi, sulla strada montenegrina più trafficata, quella che collega il porto di Bar alla capitale Podgorica, transitano meno di 6.000 veicoli al giorno.
Proprio a causa della taglia assolutamente sproporzionata rispetto all’utilizzo che se ne farebbe, il progetto era stato considerando economicamente non sostenibile da due studi commissionati dal governo nel 2006 e nel 2012. Veniva invece consigliato il rafforzamento della rete stradale già esistente.
In diverse occasioni anche istituzioni dell’Ue consultate dal governo montenegrino a proposito del progetto avevano sconsigliato di accettare il prestito cinese per un’opera di cui il Montenegro, peraltro, non aveva bisogno, ma il governo ha deciso di procedere comunque.
Due tentativi di trovare i fondi necessari, condotti da un consorzio croato e poi da uno greco- israeliano, avevano fallito, per i suddetti motivi.
Ed è qui che entra in gioco la Cina.
La Export-Import Bank of China (sì, quella che poi emetterà il prestito) commissiona un nuovo studio a dei professori di economia dell’Università del Montenegro.
Miracolosamente il nuovo studio stabilisce che il progetto in realtà è fattibile e redditizio.
Lo studio ovviamente non viene mai reso pubblico, ed il parlamento lo approva alla cieca.
Ed è così che il popolo montenegrino si è ritrovato indebitato fino al collo per un’autostrada inutile che non porta da nessuna parte.
Secondo uno studio del 2018 del think tank Center for Global Development il progetto ha messo il Montenegro nell’infelice compagnia di Gibuti, Mongolia, ed altri 5 paesi che, nei prossimi anni, potrebbero avere problemi di debito sovrano a causa dei progetti a cui hanno partecipato nel quadro della BRI cinese.
Vale la pena aggiungere che nel caso in cui il paese non fosse in grado di onorare tale impegno nei tempi stabiliti, il contratto prevede anche che la banca prestatrice prenda possesso di parte del territorio montenegrino a titolo di garanzia.
Il nuovo governo di Podgorica ha lanciato una inedita richiesta di aiuto all’Ue: è la prima volta che uno Stato dei Balcani occidentali chiede aiuto all’Unione per contrastare il crescente controllo cinese sull’economia e la vita politica del paese.
Il governo montenegrino vorrebbe liberarsi del debito cinese con l’aiuto dell’Ue, negoziando con quest’ultima un prestito a migliori condizioni, che il paese sarebbe in grado di ripagare.
Questa è la realtà della Belt and Road Initiative: un miraggio per paesi bisognosi di soldi facili e governati da uomini corrotti che si trasforma in un incubo dopo pochi anni.
La nuova Via della Seta non è altro che il mezzo per costituire un nuovo impero coloniale cinese attraverso lo strangolamento economico dei paesi che vi partecipano, i quali diventano completamente dipendenti dal regime cinese e dalla sua “benevolenza”.
L’esperienza di paesi come il Montenegro deve insegnarci una lezione: se il governo cinese pensa che sia un buon affare, significa che per te non lo è, stanne lontano!