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Le Monarchie Sunnite premono per un intervento militare di terra in Siria

Siria

La prima mossa è spettata all’Arabia Saudita che ha dichiarato, tramite il portavoce del Ministero della Difesa, di essere pronta ad inviare truppe di terra in Siria per combattere lo Stato Islamico, nell’ambito di una operazione organizzata dagli Stati Uniti. Pochi giorni dopo anche gli Emirati Arabi Uniti hanno dichiarato di essere pronti a partecipare ad operazioni militari di terra in Siria, sempre al fianco dell’Alleato Saudita e di quello Americano.
Queste dichiarazioni di intenti, non supportate da dichiarazioni dello stesso tenore da parte degli Stati Uniti, aumentano comunque le speculazioni riguardanti un possibile cambio di strategia di Obama dinanzi all’avanzata delle truppe governative siriane, iraniane, e dell’Hezbollah libanese, nelle aree sotto il controllo delle forze che un tempo si riferivano al Free Syrian Army.
Le parole di Arabia Saudita ed Emirati giungono inoltre poche ore dopo una dichiarazione del ministero della difesa della Federazione Russa il quale ha affermato che la Turchia si prepara ad una azione militare di terra in Siria.
A supporto delle sue affermazioni il portavoce del Ministero della Difesa di Mosca ha mostrato immagini che descrivono il bombardamento del confine Turco Siriano da parte dell’artiglieria turca e l’allargamento dei parcheggi presenti nei pressi dei valichi di frontiera tra Siria e Turchia.
Dal punto di vista dell’evoluzione tattica sul campo di battaglia, si è registrata in questi giorni una rapida avanzata delle forze di Al Assad nella regione di Aleppo, dove la città è quasi isolata dalla Turchia (vi rimandiamo alla nostre pagine sui social network per le mappe della situazione), attraverso la quale riceve vari tipi di rifornimenti.
Per parte nostra dobbiamo evidenziare, sempre in quella regione, operazioni di sminamento da parte delle forze armate turche, operazioni he proseguono da diverse settimane nei pressi di Jarablus e che dovrebbero essere presto completate. L’esercito turco sta rimuovendo le mine che esso stesso aveva piazzato in una specifica aerea di confine all’inizio della guerra in Siria; il nostro gruppo non riesce a dare una spiegazione univoca alla decisione turca di sminare un tratto di confine, tuttavia questa azione alimenta le speculazioni, seccamente smette dalla Turchia, riguardo al fatto che Ankara stia valutando azioni di terra limitate entro il territorio siriano, ed in particolare poco ad ovest del corso del fiume Eufrate.
Naturalmente, subito dopo alle dichiarazioni saudite e degli Emirati, sia l’Hezbollah libanese sia i militari iraniani hanno minacciato di un massacro le truppe sunnite che dovessero essere dispiegate in Siria, ma il fatto non stupisce nessuno.
Il grande assente di questo turbine di dichiarazioni, di minacce, e di sospetti incrociati è la Casa Bianca, dalla quale dovrebbe eventualmente partire il coordinamento militare e la copertura aerea di una simile azione. Oggi non riteniamo probabile una azione di terra sunnita in Siria, tuttavia piani contingenti per un possibile intervento potrebbero essere stati discussi a livello politico da parte della coalizione a guida americana che cerca la destituzione del presidente siriano Al Assad, così come possono essere in atto operazioni preliminari necessarie alla attuazione di un simile piano operativo, come ad esempio lo sminamento di tratti di confine tra Turchia e Siria.
A nostro avviso gli obiettivi strategici di un possibile intervento militare di terra in Siria di Turchia, Stati Uniti e monarchie Sunnite del Golfo divergono in maniera netta, e ciò rappresenta il maggiore ostacolo a questo tipo di intervento militare. Non bisogna poi dimenticare la possibile reazione delle forze armate siriane e degli alleati russi ed iraniani, i quali potrebbero vedere vanificati i loro sforzi per mantenere al governo della Siria un regime a loro favorevole.
L’evoluzione della Guerra in Siria, oltre che la situazione in Libia, rappresentano per il nostro gruppo i due teatri di maggiore interesse della regione mediorientale e nordafricana, teatri che seguiremo con la massima attenzione ala pari della regione del Pacifico Occidentale. La sezione economica si focalizzerà invece sull’evoluzione delle trattative sul TTIP

Photo Credit: NordNordWest