Missili Nord Coreani verso Guam: segnali preparatori e possibili conseguenze
La Corea del Nord ha annunciato pubblicamente che tra pochi giorni, se il leader supremo Kim Jong Un lo ordinerà, le forze missilistiche di Pyongyang saranno pronte ad eseguire un test missilistico estremamente “realistico” con l’impiego simultaneo di 4 missili KN-17 (Hwasong-12) che verrebbero lanciati nelle acque internazionali antistanti l’isola americana di Guam (Oceano Pacifico).
Questo tipo di “test” non può in effetti essere considerato semplicemente come tale, ma va classificato come una minaccia diretta agli Stati Uniti d’America. I “test” veri e propri vanno infatti eseguiti senza che essi ragionevolmente possano (anche per imperizia o reale errore) mettere in pericolo un paese terzo o vite umane.
I lanci di prova di vettori balistici vanno annunciati non con una conferenza stampa, ma alle autorità marittime e aeronautiche internazionali, con congruo anticipo, finestra oraria programmata per il lancio e aree marittime e di spazio aereo interessate dal vettore.
Il lancio che la Corea del Nord ha annunciato non possiede nessuna di queste caratteristiche. L’annuncio alla televisione del test, ai nostri occhi, appare non tanto come una mossa di propaganda o di sfida agli Usa, ma una maniera per chiedere una soluzione “diplomatica” alla crisi. Non fraintendeteci, non appoggiamo la posizione di Pyongyang, ma in passato la Corea ha sempre ottenuto vantaggi economici e politici facendo la voce grossa, e attendendo l’ammorbidimento delle posizioni degli Stati Uniti. Oggi la situazione appare però essere diversa.
Ma quali segnali dobbiamo attendere in caso di imminente lancio da parte della Corea del Nord?
I missili KN-17 sono vettori a combustibile liquido con una gittata di poco inferiore ai 4000 km. I KN-17 sono lanciati da postazioni mobili, dopo che i veicoli di trasposto e lancio (TEL) li hanno eretti (in tempo di pace) su piattaforme in cemento e acciaio, utili ad evitare la distruzione dei preziosi TEL. I missili devono essere riforniti con il combustibile liquido alcune ore prima del lancio: i coreani possono farlo con il missile ancora orizzontale. L’intera procedura di rifornimento, trasporto e posizionamento al lancio non è inferiore alle quattro ore.
In queste quattro ore è ragionevole attendersi che il presidente Trump annulli eventuali impegni pubblici e venga portato in una delle sale di comando (mobili o fisse) delle forze armate americane. E’ probabile che il governo giapponese istruisca i cittadini delle prefetture che potrebbero essere sorvolate dal missile nord coreano sulle precauzioni da mettere in atto nel caso il vettore per un malfunzionamento dovesse precipitare (tutto o in parte) sul suolo del Giappone. E’ probabile che al momento del lancio il governo della Corea del Sud metta in stato di massima allerta tutte le forze armate, predisponga la verifica di funzionalità dei rifugi pubblici nella città di Seoul, e che il presidente Moon parli alla nazione.
Non attendiamo invece un messaggio di Donald Trump che annunci la volontà di attaccare; se Trump parlerà lo farà per pochi minuti mentre i primi missili americani colpiranno la Corea del Nord per eliminare Kim Jong Un.
Ma in quale caso Trump potrebbe ordinare l’attacco alla Corea del Nord? Sicuramente nel caso in cui un missile di Pyongyang colpisse il territorio di Guam, ma un attacco è possibile anche se Kim lanciasse veramente i suoi KN-17 a poche miglia delle acque territoriali americane. Se ci passate il paragone lanciare questi missili a 30 miglia da Guam equivale, non come molti affermano, a puntare una pistola alla tempia degli USA, ma (come nei vecchi film western) a sparare nel terreno per terrorizzare chi si trova in piedi in prossimità degli spari. Trump non può accettare questa provocazione e questo tentativo di annullare la residua capacità di deterrenza miliare americana, minata dalle azioni di Obama durante i suoi due mandati.
Per quanto riguarda la posizione cinese, dedicheremo specifici post, legati alle varie opzioni militari a disposizione di Trump. La Cina ha certamente delle Linee Rosse nella gestione della questione coreana, ma una di queste non sembra essere la sopravvivenza di Kim Jong Un, bensì la sopravvivenza del regime nord-coreano come vassallo di Pechino.
Abbiamo ancora una speranza che questo conflitto in grado di determinare la morte di centinaia di migliaia di persone venga evitato. Le gravissime crisi degli ultimi decenni sono state evitate spesso dalla diplomazia, dalla diplomazia segreta, che siamo sicuri anche oggi sta lavorando per evitare il peggio.