Era il maggio 2013 e la possibilità di un intervento aereo americano contro la Siria iniziava a divenire una possibilità concreta, uno Strike in Siria non contro i ribelli estremisti dello Stato Islamico ma contro obiettivi strategici del sistema di comando e controllo del governo di Al Assad.
In quei mesi di frenetici e ufficiosi contatti dioplomatici tra Mosca e Washignton, la Federazione Russa fece capirà chiaramente di essere disposta a difendere con la armi lo spazio aereo di Damasco. In quelle settimane arrivarono a Damasco alcuni componenti del sistema di difesa aerea S-300 PMU, non intere batterie, ma i centri di comando mobili e alcuni apparati radar.
Contestualmente alcune deecine di uomini delle forze di difesa aerea siriana si sarebbero recati nella regione di Astrkan per addestrarsi all’utilizzo dei sistemi S-300.
Oggi, con la coalizione guidata dagli americani impegnata nei bombardamenti in Irak, e gli americani stessi protagonisti di azioni sul territorio siriano Moscs teme che una volta indebolito la Stato Islamico e riforniti di armi i circa 15000 ribelli identificati come partner da Washington per essere i protagonisti del nuovo assetto della Siria, la Casa Bianca possa ordinare attacchi aerei contro strutture vitali del governo di Al Assad.
In questa ottica appare possibile che batterie missilistiche S-300, già ordiante tre anni fa dalla Siria a Mosca, vengano consegnate al governo di Damasco.
In questa consegna di sistemi d’arma moderni Mosca dovrà però confrontarsi con lo stato di Israele in quanto una batteria di S-300 posizionata a Damasco è in grado di controllare e minacciare in maniera diretta e concreta il 20% dellò spazio aereo israeliano, cosa fino ad ora mai accaduta.
Riteniamo comunque che lo stato di Israele, a fronte di adeguate compensazioni, possa accettare la presenza di sistemi S-300, in numero limitato, sul territorio siriano, presenza che però limiterà la capacità operativa della forze aerea israleliana non solo sulla Siria ma anche su parte del territorio libanese.
Se è pur vero che questi sistemi potrebbero cadere nelle mani della milizia sciita di Hezbollah in caso di conflitto aperti tre i miliziani e lo stato ebraico, la presenza di una piccola guarigione russa a difesa delle batterie S-300 dovrebbe evitare questa evenienza.
La presenza di “consiglieri militari”, oppure drappelli delle forze armate russe in Siria, tutelerebbe ancora in misura maggiore Al Assad contro eventuali raid americani contro il suo territorio in quanto gli Strike americani potrebbero coinvolgere le truppe di Mosca.
Tuttavia la presenza russa rappresenta un’arma a doppio taglio per Mosca che potrebbe ritrovarsi coinvolta oltre misura nel conflitto siriano.
Ecco come la fornitura di un sistema d’arma avanzato può avere ripercussioni non solo locali ma certamente regionali, se non andare ad influenzare la geopolitica mondiale. Un singolo sistema d’arma ma che in questo caso può diventare un Game Changer nei rapporti tra USA Russia Iran Siria Libano ed Israele.