Questa notizia giunge solo poche ore dopo il rientro dei Marò in India e secondo i nostri analisti è un segnale preoccupante. L’India ha rotto gli indugi, ha stracciato il diritto internazionale, la convenzione di Montego Bay ed ha evidenziato dinnanzi al mondo più che la propria forza, la debolezza dell’Italia.
Il governo italiano aveva annunciato pochi giorni fa che i fucilieri sarebbero rimasti in Italia e qui processati. Poi le minacce dell’India di arrestare l’ambasciatore italiano e forse lo spettro di una ripercussione sul piano commerciale tra i due paesi hanno fatto cambiare idea al governo di Roma, che senza indugio ha rispedito i propri militari, e la bandiera che sta sulle loro uniformi, in India ben sapendo che saranno condannati e imprigionati.
Dobbiamo inoltre aggiungere che in India vige la pena di morte per il reato di omicidio e i Marò rischiano tale condanna. Il governo italiano dice di aver ricevuto assicurazioni formali dagli indiani che i Marò non rischiano la pena di morte. Dobbiamo ricordare però che in passato le autorità indiane hanno mentito più volte: la prima quando con l’inganno hanno fatto entrare la petroliera Lexie nelle acque territoriali indiane, la seconda quando fecero scendere a terra i Marò, promettendo che sarebbero stati solamente interrogati, invece furono arrestati seduta stante.
In tutta questa vicenda si evidenzia l’assenza di politica estera dell’Italia, il bassissimo livello di considerazione internazionale che l’Italia possiede in queste convulse settimane, la totale assenza dell’Europa che sullo stile, ormai consueto, di chiedere molto all’Italia senza dare nulla in cambio, non ha difeso i Marò in nessuna sede, anzi alcune dichiarazioni dei più alti vertici europei deputati alla politica estera sembravano augurarsi il ritorno dei Marò in India.
L’Italia ha sbagliato, l’Italia ha abbandonato i propri uomini, l’Italia non ha avuto il coraggio di mettersi allo stesso livello dell’India.
Ma l’Italia ha fatto anche di peggio. Se infatti non si aveva il coraggio di gestire la vicenda esisteva una terza via: consegnare i Marò al tribunale penale internazionale, certo sarebbe stata una scelta difficile ma sempre preferibile all’abbandonare i propri uomini nella mani della giustizia di un paese dove il nazionalismo dirige le scelte della nazione. Non dobbiamo poi dimenticare che a capo del maggior partito indiano, il partito di Gandhi (il partito del congresso), c’è un’italiana, Sonia Gandhi, moglie di Rayiv, e che una eventuale assoluzione dei Marò verrebbe letta come un aiuto della nuora di Gandhi ai suoi connazionali.
È per questi motivi che i Marò non potevano e non dovevano essere rimandati in India, dove li attende una condanna certa, certa quanto l’illegittimità del tribunale che la emetterà.