Mar Cinese Meridionale: le navi americane passano, le isole cinesi restano
La realtà nel Mare Cinese Meridionale è quella riassunta nel titolo del nostro post, le pattuglie eseguite in questi anni dalla marina militare americana non hanno avuto alcun effetto nei confronti dei progetti di espansione militare cinese nel tratto di mare compreso tra la stessa Cina, il Vietnam, le Filippine e Taiwan, noto come “Mar Cinese Meridionale”. Tuttavia, a discapito del nome, questo strategico tratto di superficie acquea non è di pertinenza cinese, non lo è mai stato in termini di controllo politico o militare in passato, non lo è oggi alla luce del diritto internazionale che mette ordine nelle controversie riguardanti il possesso di mari e fondali ad essi sottostanti, regolate dalla “Convenzione sul Diritto del Mare” o “Convenzione di Montego Bay”; fatto ribadito fa una recente sentenza del tribunale internazionale competente, che ha negato alla Cina la sovranità all’interno della cosiddetta “Nine Dash Line”.
Ma il punto focale non è la sentenza del tribunale per il Diritto del Mare, il punto focale è che nessuna delle politiche fin qui intraprese dai paesi rivieraschi, e dal loro teorico principale alleato (gli Stati Uniti d’America), hanno impedito alla Cina di espandere sempre più le isole, artificiali e non, in suo possesso, costruire basi militari e piste di atterraggio che consentono l’operatività sia dei caccia, sia degli aerei radar, sia degli aerei cisterna.
Il dato oggettivo è che negli ultimi mesi la Cina procede spedita nella militarizzazione del Mar Cinese Meridionale.
Ad esempio, alcune settimane fa, le forze di difesa aerea di Pechino hanno dispiegato a Woody Island un sistema antiaereo S-300 (nella sua versione cinese) completo di tutte le sue parti, lo hanno reso operativo e dopo dieci giorni lo hanno nuovamente trasferito sulla terraferma. Perché questo rapido dispiegamento? Perché la Cina non ha lasciato i missili antiaerei nell’isola del Mar Cinese Meridionale? La motivazione non riguarda a nostro avviso la volontà di non irritare gli Stati Uniti, ma va ricercata nell’assenza di strutture protette dove alloggiare e proteggere il sistema dall’azione corrosiva della salsedine e degli elementi meteo marini che caratterizzano l’isola. Per questo motivo i cinesi non hanno mani nemmeno dispiegato permanentemente aerei da guerra nelle isole del Mar Cinese Meridionale.
Ma presto anche questa motivazione verrà superata dalla logistica cinese. Immagini satellitari, riportate dal CSIS evidenziano la costruzione di Hangar fortificati sulla isole del Mar Cinese Meridionale nel possesso di Pechino. Hangar di grandi dimensioni, in grado di ospitare ogni aereo presente nella flotta cinese. Aerei che potranno così essere messi al riparo dagli avversi elementi naturali di un’isoletta posta nel mezzo del Pacifico, e far si che questi mezzi possano essere dispiegati permanentemente nell’ara contesa della “Nine Dash Line”, fornendo a Pechino un mezzo di pressione militare alle proprie pretese di controllo del Mar Cinese Meridionale. Ed anche in questo caso le pattuglie dalla Marina Militare Americana non possono in alcun modo fermare i piani di militarizzazione cinese dell’area in oggetto.
Riteniamo inoltre che la Cina opererebbe allo stesso modo anche nel Mar Cinese Orientale se avesse il possesso della isole Senkaku, oggi reclamate con efficacia dal governo di Tokyo, ma che potrebbero diventare un altro avamposto militare cinese se Pechino le strappasse con la diplomazia, o con la forza, al Giappone….