Dopo il tentato e fallito colpo di stato ad Ankara, la Turchia vive una svolta autoritaria, paragonabile a quella di un golpe riuscito, ma ad opera del governo in carica. Arresti di massa, proposta di reintroduzione della pena di morte, deposizioni e detenzione di giudici per garantirsi la fedeltà della magistratura, stretta ulteriore alla già scarsa libertà di stampa.
Ieri inoltre si è compiuto il gesto più eclatante deciso dal Presidente Erdogan e dal suo partito AKP; la decisione di revocare la licenza di insegnamento a circa 35000 docenti, e la richiesta di dimissioni in blocco per tutti i rettori delle Università della Turchia. Un gesto che ricorda l’inizio di una dittatura e non le azioni di un governo democratico che ha rischiato il Golpe Militare. L’istruzione è il fondamento della nazione di domani, ed è proprio l’educazione libera e plurale che rappresenta il pericolo più grande per un regime, che ritiene le proprie ricette e la propria ideologia superiore e migliore rispetto ad ogni altra idea o ideologia, che potrebbe crescere e rafforzarsi all’interno dei fertile ambiente delle scuole e delle Università.
Ma questo non è tutto. Il governo “democratico” di Erdogan si appresta a proporre, dopo aver dichiarato lo stato di emergenza per i prossimi 3 mesi, una radicale modifica della carta costituzionale che ha due obiettivi principali: il primo un estremo rafforzamento dei poteri presidenziali, e il secondo, il ritorno della religione come pilastro fondante della nazione. Con questi due cambiamenti della forma di stato della Turchia, Erdogan desidera plasmare la nuova Turchia a sua immagine e somiglianza.
L’errore di fondo compiuto a nostro avviso da Erdogan è quello di credere di aver preso saldamente e per sempre il potere in Turchia. Ma c’è un problema quando si trasforma uno stato laico in uno stato a matrice religiosa: esiste (quasi) sempre qualcuno più religioso, più integralista, più ortodosso di te e sicuramente esiste in Turchia qualcuno più religioso più ortodosso e più integralista di Erdogan, il quale è senza dubbio il padrone della Turchia laica ma che forse domani non sarà il padrone dello Stato Islamico di Turchia