Dipendenza cinese, una dipendenza quasi assoluta che riguarda non solo i settori produttivi ma anche il commercio ed in parte anche la politica. Una dipendenza che da queste pagine abbiamo più volte sottolineato e più volte stigmatizzato, non tanto per la natura tirannica del regime instaurato dal partito comunista cinese a Pechino, ma per evidenziare quanto sia importante per una nazione mantenere capacità produttiva in campi strategici dell’industria. Ricordate quando parlavamo dell’importanza di mantenere in Italia la filiera dell’industria pensante (acciaio, alluminio, automobili, aerei) e la criticità di avere il controllo assoluto sulle reti di comunicazione (5G), nonché la necessità di garantire alla nazione la più alta possibilità di approvvigionamento di materie prime energetiche (Libia, Mediterraneo, Russia), oppure la componentistica di base per l’industria, oppure l’industria farmaceutica.
Ecco, noi oggi abbiamo oggettivamente rinunciato alla capacità produttiva strategica in molti di questi settori e se la Cina, per propria decisione, oppure costretta da un evento non dipendente dalla sua stessa volontà (così come l’attuale epidemia), decidesse di interrompere le forniture all’Occidente, e di conseguenza all’Italia, ci troveremmo in seria difficoltà su più fronti. La gran parte della produzione farmaceutica di tipo “generico” arriva dall’Oriente e la nostra industria farmaceutica, anche se riuscisse a sopperire alla domanda nazionale, lo farebbe con costi molto più alti di quelli messi a budget dai sistemi sanitari regionali italiani.
Stesso ragionamento vale per i semilavorati cinesi funzionali alla produzione italiana in svariati campo della manifattura, un blocco o un forte rallentamento della produzione cinese determinerà una crisi profonda del sistema produttivo italiano, incapace di gestire intere filiere produttive senza aiuti “globali”.
Un discorso diverso va invece fatto per gli Stati Uniti, che per filosofia industriale e grazie ai dazi imposti dal presidente Trump sulle merci fabbricate in Cina, hanno dimostrato di essere tutto sommato indipendenti dalla Cina per la produzione dei beni di consumo, di telecomunicazioni, farmaceutici ed industriali che determinano la prosperità della società americana.
Ed ecco che alla luce di questa nostra dipendenza dalla Cina ci troviamo costretti a giustificarci con Pechino riguardo alla decisione di bloccare i voli diretti tra Italia e Cina, mentre la Cina stessa ha messo in quarantena 60 milioni di persone e prolungato le “vacanze” per il capodanno lunare di giorni e giorni, cancellata la vendita di pacchetti turistici, annullato il Gran Premio di Formula 1 di Shanghai previsto per aprile, chiuso cinema, teatri, scuole, università.
Questa emergenza sanitaria ci faccia prendere coscienza di quanto sia importante per noi ricercare nuovamente autonomia produttiva e autonomia energetica, in un mondo che è sì globale ma che non può essere diretto unicamente dai voleri e dalle necessità di quella enorme fabbrica globale che è, o forse è meglio dire era, la Cina dei nostri giorni.