A chi scrive questo post appare chiaro che l’Italia, l’Italia guidata da Matteo Renzi, abbia scelto la propria linea di politica estera. Più che la propria linea appare che il nostro paese, per decisione del Presidente del Consiglio, abbia deciso di fotocopiare le scelte americane riguardanti i principali nodi che riguardano il nostro interesse nazionale.
In verità sin dai suoi primi giorni di governo Renzi aveva guardato ad Obama come ispiratore della politica estera italiana, oggi sembra però che questa ispirazione si sia piano piano trasformata in un pedissequo fotocopiare le scelte americane, se non addirittura far diventare il nostro governo il portavoce europeo delle volontà di Obama.
Questo appiattimento stile strategie americane, anzi più che americane “Obamiane”, emerge in ogni campo delle relazioni internazionali, partendo da quelle militari, passando per quelle economiche per finire con quelle diplomatiche.
Iniziando dalle strategie militari l’Italia ha dato pieno supporto alle richieste di Obama di prolungare il nostro impegno in Afghanistan, ben oltre il programmato, ha dato luce verde all’aumento delle attività militari italiane in ambito NATO rivolte al contenimento della Federazione Russa, ma soprattutto ha rinunciato ad intervenire in Libia, al fianco delle fazioni a noi più vicine. nel momento più opportuno (circa un anno e mezzo fa) mentre ora che Washington preme per un intervento (scarso per numeri e fallimentare per strategia) il governo si dice disponibile a partecipare a questa avventura militare, che inutilmente attende il consenso da parte di un governo di unità nazionale libica, che di autorevole possiede solo il nome.
Da un punto di vista economico l’Italia é il primo alleato dell’America nella partita del TTIP, il trattato sui commerci transatlantici che nella sua forma attuale non tute la in maniera sufficiente nè le nostre aziende che andrebbero a operare negli Usa, né i consumatori italiani che potrebbero subire una regolamentazione molto più permissiva in campo agroalimentare, fatto che potrebbe determinare un peggioramento della qualità dell’alimentazione di un intero continente, oggi ben più attento degli Stati Uniti in termini di salute dei consumatori.
In campo diplomatico l’Italia ha abbandonato alleati preziosi nel bacino del mediterraneo, uno su tutti l’Egitto, per seguire l’esempio americano di avere un rapporti privilegiato con l’Iran, nazione scelta da Obama come il nuovo cardine delle politiche americane in medio oriente. Un cardine visto ancora una volta in funzione anti russa. Le politiche di Obama puntano infatti a rendere l’Iran, prima indipendente dal supporto russo, e successivamente trasformare la Repubblica Islamica in un competitor di Mosca nel Caucaso e nella parte orientale del Mediterraneo. Per seguire la volontà americana l’Italia si alienerà le simpatie delle monarchie del Golfo, il rispetto dell’Egitto e l’amicizia di Israele.
L’Italia ha dato segnali fortissimi a Obama di appoggio in campo economico e diplomatico, segnali tangibili. Primo su tutti la nomina del Vice Ministro Calenda a ambasciatore d’Italia presso l’Unione Europea. La sua nomina descritta come un sussulto di orgoglio nazionale, ha invece portato ai vertici della diplomazia europea il più grande tifoso italiano del TTIP.
Anche sull’immigrazione l’Italia segue la via, permetteteci di dire disastrosa, delle politiche Obamiane, la via dell’immigrazione senza regole, senza limiti e senza integrazione che rischia di far erigere una cortina di ferro ai nostri confini settentrionali, con la “sospensione” (per due anni non per dieci giorni), del trattato di Schengen. Trattato che ha contribuito all’idea stessa di Europa e alo sviluppo economico dell’Italia e del Continente, ma che ha delle regole chiare, in primis la difesa delle frontiere esterne da parte degli stati che si trovano al margine esterno dell’Europa, fatto che l’Italia (da Monti in avanti) ha bellamente ignorato.
Ecco che l’Italia ha deciso, nei fatti, di non avere una propria politica estera e di affidarsi in toto alle scelte degli Stati Uniti, sacrificando mercati, amicizie e una rete di relazioni a livello continentale e del mediterraneo che ci permettevano di mostrarci come un ponte tra oriente e occidente, tra l’Europa e il Nord Africa, tra i freddi paesi nordici e i paesi del mediterraneo orientale e di tutto il Golfo Persico; ruolo che é oggi preso a favore di altre nazioni come ad esempio la Francia di Hollande