E altissima la tensione nello Stretto di Hormuz tra la Marina degli Stati Uniti e la Repubblica Islamica dell’Iran. Nello scorso fine settimana, un due episodi distinti, l’Iran ha minacciato verbalmente di abbattere due mezzi aerei degli Stati Uniti d’America: si tratta di due aerei da ricognizione marittima, intelligence e attacco contro sommergibili e naviglio miliare, un EP3 e un P8. Entrambi gli aerei stavano effettuando una missione di osservazione a un miglio dallo spazio aereo iraniano internazionalmente riconosciuto, quando il controllo traffico aereo iraniano ha comunicato agli aerei americani di cambiare la propria rotta, in caso contrario, sarebbero stati abbattuti dalle forze di difesa aerea dell’Iran.
Secondo quanto comunicano dai media americani, gli aerei della marina statunitense non avrebbero cambiato la propria rotta ed avrebbero continuato secondo la pianificazione della loro missione.
L’atteggiamento iraniano ad Hormuz va ricondotto al fatto che l’Iran considera come proprie acque territoriali la quasi totalità dello stretto in oggetto, avendo militarmente occupato alcuni isolotti strategici, che Teheran ha annesso al proprio territorio. Parliamo delle tre isole denominate Abu Musa, Grande Tumb e Piccolo Tumb, occupate dall’Iran negli anni 80 ma formalmente appartenenti agli Emirati Arabi Uniti. Se l’occupazione di tali isole da parte dell’Iran venisse riconosciuta, le rotte commerciali che transitano presso Hormuz sarebbero sotto il totale controllo di Teheran. Ma il diritto internazionale non riconosce l’annessione delle isole dello stretto, facendo sì che il braccio di mare in oggetto, e il sovrastante spazio aereo, siano considerati non di pertinenza esclusiva dell’Iran. La vicenda ricorda a grandi linee diatriba sul controllo del golfo della Sirte negli anni 80, tra Libia di Gheddafi e la comunità internazionale.
Il leader della rivoluzione libica aveva unilateralmente dichiarato come appartenente esclusivamente la Libia un’area che si estendeva fino a 200 miglia dalle coste del Nordafrica, gli Stati Uniti compirono all’epoca numerosi voli di ricognizione parte dimostrare la non sussistenza delle richieste libiche. Oggi assistiamo presso lo stretto di Hormuz al medesimo problema di sovranità contesa.
È ragionevole attendersi che gli Stati Uniti proseguiranno nelle loro attività militare di pattuglia atta a dimostrare l’infondatezza delle richieste iraniane, è altresì possibile che atteggiamenti contingenti dei comandanti sul campo possono determinare alcuni limitati incidenti. Dopo due anni, nei quali a causa dei negoziati sul nucleare iraniano avevamo assistito ad una sospensione delle attività militari nello stretto, osserviamo oggi una nuova fase di confronto tra l’Iran e gli Stati Uniti d’America, paesi più vicini dal punto di vista economico ma ancora divisi pericolosamente sotto il punto di vista militare.
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