La Libia via del Gas di Israele ed Egitto per l’Europa
Un anno fa su GeopoliticalCenter usciva questo post, ve lo riproponiamo oggi dopo che la Turchia si avvia ad essere il collettore globale del gas naturale russo diretto verso il sud europa…
La Libia, prima delle seconda guerra mondiale ci riferivamo a quel paese come allo “scatolone di sabbia”, utile sono come base di partenza per conquistare Suez e chiudere i rifornimenti dell’impero britannico al mediterraneo e allo stesso tempo raggiungere le nostre truppe isolate in Africa Orientale, ignorando le potenzialità energetiche della regione.
Poi non abbiamo letto le potenzialità di un giovane colonnello derubricato a “cane pazzo” che ci ha privato in una notte di ogni proprietà in tutta la Libia.
Dopo il 2000 non abbiamo saputo rafforzare la nostra cooperazione con l’intero popolo libico e siamo rimasti spiazzati dalla rivoluzione cavalcata dai nostri “alleati” occidentali.
Abbiamo sempre visto e interpretato la Libia per quello che non è, dal 1920 ad oggi, e oggi forse commettiamo ancora lo stesso errore valutando la Libia solamente come un paese ricco di energia e divorato dalle lotte intestine.
Ma cari amici e lettori la Libia, oggi, è più di questo. La Libia potrebbe diventare l’Hub mediterraneo del trasporto di Gas Naturale e consentire all’Europa meridionale e in parte all’Europa centrale di differenziare le proprie linee di approvvigionamento di Metano senza dover costruire costosi e complessi rigassificatori. Come? La cartina che campeggia all’inizio di questo post ve lo spiega in maniera diretta. La Libia, con le sue attuali infrastrutture metanifere e con il raddoppio delle stesse potrebbe portare direttamente in Europa il Gas di due enormi giacimenti di metano: l’egiziano Zohr e l’Israeliano Leviathan. Ecco cosa è la Libia potenzialmente oggi, la via per ottenere rapidamente e a poco prezzo il Gas indispensabile per la nostra economia, le nostre industrie, le nostre centrali di produzione elettrica e di calore. Basterebbe questa motivazione per intraprendere una azione decisa per riportare la stabilità in Libia.
Tuttavia alcuni nostri alleati si oppongono strenuamente a questa ipotesi, tra i primi gli Stati Uniti. Le motivazioni reali per le quali gli Usa, gli Usa di Obama, si oppongono ad un nostro intervento in Libia probabilmente non potremo conoscere nella loro totalità nemmeno nei prossimi anni. Tuttavia restando limitati all’esempio del trasporto di gas, questo gasdotto Cipro-Israele-Egitto-Turchia non è negli interessi strategici di Washington. Perché? In primo luogo perché questo gasdotto eliminerebbe, o limiterebbe fortemente la necessità di costruire rigassificatori nel sud Europa, senza una pletora di rigassificatori, il metano che l’America si prepara a produrre nel prossimo decennio non potrà essere esportato in Europa meridionale, precludendo agli Usa un vasto mercato.
Secondariamente perché esclude la Turchia, stretto alleato di Obama in Medio Oriente, da un suo possibile ruolo strategico nella distribuzione di questa materia prima.
Ecco che la Libia e la sua stabilizzazione inizia ad assumere un contesto molto più “globale”.
Una Libia stabile e amica dell’Italia e dell’Egitto potrebbe essere la chiave di volta per una collaborazione economica tra Europa, Africa del Nord e Israele e potrebbe unire in un progetto di comune interesse tutto il bacino del mediteranno. Una Libia stabile potrebbe permettere all’Europa una politica energetica finalmente meno dipendente tanto dalla Russia quanto dagli Stati Uniti, fornire risorse economiche all’Egitto a Israele e alla Libia, marginalizzando l’importanza geostrategica della Turchia.
Da domani quando vi chiederete perché è necessario intervenire in Libia ricordatevi che i ruoli di un paese in geopolitica evolvono e chi riesce a vedere oltre al presente riesce a muoversi nella giusta direzione, non solo prima degli avversari, ma a volte anche prima degli alleati, che in certe condizioni sono i principali competitor di una nazione. Avere rigassificatori significa essere soggetti ai desideri e alla strategia dei produttori tanto quanto di chi controlla il commercio sui mari, un gasdotto su suolo libico significa, in potenza, poter avere un partner a sud della Sicilia per lo sviluppo e la sicurezza.
La Libia potrebbe essere l’Hub Africano del commercio di gas, aiutiamola a diventarlo.
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La Libia era fastidiosa come lo è la Siria di Assad nei confronti dello sviluppo di un oleodotto dal Bahrein alla Turchia?
Non è un problema di fastidio ma trovare un modo come un altro di ingrassare i portafogli delle lobbie delle armi.
http://www.repubblica.it/economia/2015/11/21/news/armi_isis_guerra_borsa_emirati_arabi-127849393/
Se ci facciamo un attimo caso, anche la Russia sta partecipando al mercato delle vendita armi, facendo vedere in azione i loro sistemi migliori per colpire l’IS che non ha né armi antiaeree, né un esercito organizzato, né tank di ultima generazione. In compenso vengono usati missili cruise da navi lontanissime e da sub nucleari, bombardieri strategici, T-90 e SU-35. E guardacaso è notizia recente della vendita di questi aerei alla Cina.
Ci stanno prendendo in giro ad ogni livello su tutta la faccenda.
La strategia terroristica di destabilizzazione dell’area mediorientale ha come obiettivo l’espansione nella regione del Caucaso. Il vero bersaglio, quindi è la Russia. Lo stesso Putin ne è profondamente consapevole quando dice che “marciare su Damasco è come marciare su Mosca”. D’altronde la Russia sa che l’apertura del teatro bellico siriano ha come scopo anche quello di coinvolgerla in un conflitto aperto con la NATO, la dove non sono riusciti a farlo in quello ucraino. Una guerra che Putin sa di dover evitare a tutti i costi. Essenzialmente, quindi, il governo russo punta ad una soluzione diplomatica ma sa anche che qualsiasi trattato sarà considerato carta straccia dagli USA se non supportato dalla necessaria deterrenza militare. Da qui lo sfoggio della grande padronanza nell’uso di armi di molto efficaci e tecnologicamente avanzate. La vendita di armi ha, anche e soprattutto lo scopo di potenziare il fronte alleato.