L’Esercito egiziano pronto ad intervenire. Il volo degli F/16 sul Cairo
Una copia di F16 volano a bassa quota sopra Il Cairo. Nelle strade folle di manifestanti si scontrano, il palazzo presidenziale è sotto assedio, la polizia non riesce a contenere i manifestanti. Non siamo nel dicembre del 2012 ma nel febbraio del 2011. Mubarak era ancora al potere e inaspettatamente sopra il cello del Cairo due F16 passarono più volte facendo sentire la presenza dell’esercito. Era il protocollo, già studiato dai vertici militari egiziani, nel caso in cui proteste violente avessero scosso le fondamenta della nazione. Se la vista degli aerei militari non fosse bastata, dalle caserme sarebbero uscite le truppe, e così successe nel febbraio 2011.
Ieri domenica 9 dicembre 2012 due F16 dell’ aeronautica egiziana hanno sorvolato per una ventina di minuti il centro del Cairo a quota bassissima con il chiaro intento di essere notati dalla folla. In modo molto concreta la potenza dell’apparato militare egiziano è apparsa evidente ad ogni cittadino che abita nella capitale dell’Egitto.
Stiamo assistendo allo stesso protocollo, del febbraio 2011, che le forze armate egiziane applicano nel caso di tumulti che mettano in pericolo l’entità stessa dello Stato egiziano. Nella tarda serata di ieri sono giunte conferme che martedì, sia i sostenitori di Morsi, sia gli oppositori dei fratelli mussulmani, terranno due grandi manifestazioni nella capitale egiziana. Il rischio che queste manifestazioni degenerano in scontri aperti e sanguinari è altissimo. L’esercito è conscio di questa situazione e ha iniziato l’applicazione del protocollo di emergenza previsto nel caso di un’imminente guerra civile. Nelle caserme si preparano i soldati; si preparano a intervenire e a ristabilire la calma. Ma questa volta non è certo che le esercito egiziano riesca nel proprio intento. I fratelli musulmani e i gruppi salafiti potrebbero sentirsi defraudati del potere tanto agognato e non rispettare l’autorità dell’esercito. Anche all’interno dello stesso esercito egiziano alcune frange potrebbero voler mantenere al potere l’attuale presidente ad ogni costo. In questo caso si potrebbe assistere alla rapida degenerazione degli eventi Egitto ed ad uno spargimento di sangue ben maggiore se paragonato a quello della rivoluzione di febbraio 1011. La giornata di martedì così come la giornata del referendum il 15 dicembre sarà cruciale per il destino dell’Egitto, per le sue speranze democratiche. Il rischio è altissimo anche perchè oggi non esiste una figura, come era Moubarak due anni fa, riconosciuta dalla grande maggioranza degli egiziani come un nemico comune. Oggi le divisioni sono molto più complesse e rischiano di trascinare l’Egitto nel baratro. Sarà inoltre vitale evitare che i gruppi di civili si armino e che ad essi si uniscano frange violente delle forze armate egiziane. Il vero cambiamento, la vera rivoluzione in Egitto comincia martedì e GPC sarà lì per farvi sapere in tempo reale, prima delle notizie dei media tradizionali, quello che accadrà nel paese più importante di tutta la cultura araba.