Roma, 16 Gennaio 2011
Sale, e di molto , il livello dello scontro tra il regime siriano e la Lega Araba.
L’Emiro del Quatar ha portato alla Lega Araba una proposta ufficiale del suo emirato al fine di autorizzare ed organizzare un intervento armato, anche con truppe di terra, in Siria. La proposta non è allo stadio embrionale, l’assemblea della Lega la esaminerà questa settimana, ed alcuni esponenti, in particolar modo quegli egiziani, sono favorevoli ad un eventuale intervento armato. Contro tale ipotesi per ora sembra schierarsi apertamente solo la Tunisia con il Presidente Mancef Marzouki.
Tuttavia un intervento armato in Siria corre il rischio di rendere oggi la Siria, ciò che la Siria ha reso tanti anni fa il Libano e cioè una terra dilaniata dalla guerra civile, con fazioni divise per interesse politico e per appartenenza religiosa. Una possibile “libanizzazione” della Siria non è uno scenario così improbabile. Dobbiamo infatti considerare che alcune potenze regionali hanno forti interessi sul paese ora in mano al clan di Assad.
La Turchia vuole espandere la propria sfera di influenza e, di fatto, la Siria di oggi glie lo impedisce, le monarchie sunnite del Golfo con al proprio fianco i Fratelli Mussulmani dell’Egitto vogliono riprendersi un’area che da 40 anni è sempre di più sotto il controllo degli sciiti di Teheran.
L’Iran ha ben presente che la Siria è oggi il più grande ostacolo all’operazione aeronavale che mira a distruggere il programma nucleare di Tehran, infatti subito dopo un attacco all’Iran le milizie Sciite di Hezbollah scatenerebbero tutto il loro potenziale militare contro Israele e nel caso in cui lo stato ebraico si trovasse in difficoltà i Siriani potrebbero tentare di riprendersi le alture del Golan e allo stesso tempo compattare la nazione contro un nemico esterno. La Siria è per l’Iran oggi quello che all’inizio degli anni 40 era l’Inghilterra per gli Stati Uniti, un paese da aiutare con tutti i mezzi per evitare di diventare il prossima paese sulla lista di conquista del nemico.
Israele che se il regime Siriano si disfacesse, dovrebbe confrontarsi con un’andata di profughi e persone in fuga lungo i propri confini, ma potrebbe per un pò di tempo non dover fare i conti con un vicino temibile per capacità militari, alleanze e tipologia del proprio territorio.
La “libanizzazione” della Siria inoltre potrebbe essere problematica per la Russia che potrebbe apertamente intervenire nel conflitto civile siriano come intervenne apertamente l’America con conflitto civile libanese negli anni 80. La Russia potrebbe addirittura schierare truppe di terra sistemi missilistici e navi militari a difesa della zona portuale di Tartus, che è ritenuta dai militari e dai politici di Mosca una zona strategica irrinunciabile, essendo l’ultima base avanzata Russa nel mediterraneo. La Russia potrebbe tollerare un attacco contro l’Iran, ma non potrebbe mai tollerare di perdere la base avanzata di Tartus, ed essere per questa struttura pronta al confronto fisico. La Russia sostiene da tempo la Siria come una dei più stretti alleati in Medio Oriente e ha fornito a Damasco sistemi d’arma di eccellenza come i missili antinave supersonici Yakhont. L’invio di una nave mercantile piena zeppa di armi e munizioni per il regime di Assad nella città portuale lo scorso fine settimana, è un esempio più che concreto del pensiero Russo, e un modo non troppo diplomatico per dire agli altri Paesi, Mediorientali o Occidentali, che la Russia non scherza su Damasco e meno ancora scherza a proposito di Tartus.
La Laga Araba nel valutare un proprio intervento in Siria dovrà, per forza, ascoltare la voce del Cremlino.