Le truppe russe restano dispiegate al confine orientale dell’Ucraina, e il ritiro di cui si era parlato ha riguardato solo un battaglione di Fanteria Meccanizzata forte di circa 1100 effettivi.
Al contrario le truppe russe in Crimea rafforzano giorno dopo giorno le loro posizioni e ora disporrebbero anche di carri armati pesanti ed artiglieria a lungo raggio nonché sistemi antiaerei e antimissile di prim’ordine.
Possiamo quindi ragionevolmente valutare il fatto che nel loro incontro di Parigi domenica scorsa, Lavrov ministro degli esteri della Federazione Russa e Kerry segretario di stato americano, abbiano convenuto unicamente di stipulare una tregua che prevedesse lo stop del rafforzamento militare russo ad est dell’Ucraina e un ritiro simbolico come gesto di buona volontà, in cambio la NATO non avrebbe fornito aiuti tecnologici all’Ucraina, nulla di più.
Poi però da ambedue le parti sono arrivati segnali di escalation del confronto. I russi come vi abbiamo detto stanno rafforzando la presenza in Crimea, fornendo le truppe ivi presenti delle capacità necessarie non solo a difendersi ma ad attuare azioni offensive nell’Ucraina meridionale. La NATO invece ha annunciato esercitazioni sa ai confini ucraini sia all’interno stesso della Repubblica Ucraina, esercitazioni di lunga durata che hanno aumentato i timori russi di una integrazione de facto dell’Ucraina se non nella NATO ma nella struttura di difesa degli Stati Uniti.
La crisi in Ucraina è tutt’altro che finita, ma il rischio di una guerra aperta che Stati Uniti e Russia rimane ad oggi estremamente basso.