Esiste un solo elemento concreto che oggi trattiene la Corea del Nord dall’eseguire il suo sesto test atomico, e questo elemento sono le prossime elezioni in Corea del Sud.
Dopo lo scandalo, e la successiva messa in stato di accusa che ha riguardato il Presidente Park, oggi la Corea del Sud è nelle battute finali della campagna elettorale, ed il prossimo 9 Maggio i cittadini sud coreani saranno chiamati alle urne per eleggere il nuovo presidente.
Il favorito oggi è il leader del partito liberal democratico, Moon Jam-in, il quale ha fatto del dialogo con Kim Jong Un, uno dei pilastri del suo programma di politica estera.
Moon ha affermato che egli è pronto ad un vertice, senza precondizione alcuna, e da svolgersi ovunque il dittatore nord coreano riterrà opportuno, tra lui e lo stesso Kim Jong Un.
Un vertice che nelle intenzioni di Moon sarebbe funzionale a spegnere la situazione di estrema tensione che vive oggi la penisola coreana.
Moon intende ripristinare il clima di dialogo e cooperazione della “Sunshine policy”, ideata e messa in pratica da Kim Dae-jung, presidente della Corea del Sud appartenente al partito democratico, che ha retto le sorti del paese nei primi anni 2000.
Durante gli anni della presidenza Kim, sono diminuiti gli incidenti tra le due Coree, e sono iniziati programmi di collaborazione economica. Tuttavia fu proprio grazie è quel periodo senza conflitti che la Corea del Nord pose le basi del suo programma atomico e missilistico.
Così la vittoria di Moon potrebbe concedere a Pyongyang un periodo di relativa serenità, dove migliorare la situazione economica del paese e accumulare nuove risorse per espandere ancora una volta il programma missilistico e nucleare, che così proseguirebbe il suo sviluppo nell’ombra, e non alla luce della “sunshine policy” tanto auspicata dal candidato democratico.
E sempre il candidato liberal democratico alla presidenza della Corea del Sud ha ribadito la volontà di rivedere le autorizzazioni concesse alle forze armate americane relative al dispiegamento del sistema THAAD in Corea del Sud, infliggendo un grave colpo alla strategia americana di contenimento della Cina.
Lo stessso Moon ha anche espresso pubblicamente la volontà di anticipare il processo di presa in carico, da parte della Corea del Sud, delle operazioni militari congiunte con gli Stati Uniti in caso di guerra. Oggi, in caso di conflitto tra Seoul e Pyongyang, sarebbero gli Stati Uniti a dirigere le operazioni belliche e a coordinare anche azioni e movimenti delle truppe Sud coreane; Moon chiede invece che entro pochi mesi la responsabilità delle azioni militari in tempo di guerra sia in carico al governo Sud coreano e non al comando forza armate usa in Corea.
Se vi chiedete come mai Kim Jong Un non ha ancora eseguito il suo sesto test atomico ecco la nostra possibile risposta: egli attende l’elezione di Moon per avviare una nuova stagione di dialogo che gli possa permettere di migliorare le capacità belliche del suo esercito, trasformando la Corea del Nord in un santuario nucleare, intangibile dagli Stati Uniti del domani.