Le armi chimiche, tentazione e minaccia per Hezbollah

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Possedere un arsenale chimico è un’impresa possibile, in queste settimane, per l’organizzazione libanese Hezbollah. È una impresa possibile e concretizzabile nel momento in cui il regime di Assad a Damasco collassi, è una impresa possibile in due circostanze precise e distinte: 

  • L’abbandono dei depositi delle armi da parte dei reggimenti che le hanno in custodia
  • La cessione intenzionale delle testate chimiche agli emissari di Hezbollah

Entrambe queste soluzioni prevedono in ogni caso la volontà di Hezbollah di possedere armi chimiche e la cosa oggi non è così scontata. Se da una parte infatti possedere un quantitativo, seppur limitato, di armi chimiche potrebbe aumentare le possibilità di Hezbollah di non essere distrutto in caso di una guerra con Israele, dove l’esercito libanese rimanesse neutrale, d’altra parte l’acquisizione di armi di distruzione di massa potrebbe trasformare la milizia sciita nel nemico numero uno di Israele, rendendo la minaccia della bomba iraniana una priorità non assoluta nel breve periodo. In questo scenario la palla è nelle mani di Hezbollah che dovrà scegliere se acquisire o meno queste armi di distruzione di massa. Analizzando storicamente la filosofia e il comportamento di Hezbollah non riteniamo che dotarsi di armi chimiche sia, oggi, il primo desiderio della milizia libanese. Dobbiamo però tenere presente un fatto: Hezbollah farà tutto quello che è in suo potere per sostenere il regime di Assad e per sostenere l’attuale assetto della Siria, unita dalla costa alla frontiera con l’Irak. Per sostenere Assad gli strateghi di Hezbollah e dell’Iran potrebbero trasferire parte delle armi chimiche e alcuni sistemi missilistici di grande valenza nel Libano ottenendo comunque un vantaggio strategico. Infatti, nel caso in cui Israele o gli Stati Uniti, decidano di attaccare i convogli di armi diretti in Libano si potrebbe assistere ad una “guerra totale” in Siria con l’utilizzo di ogni arma disponibile, compresi gli agenti nervini, così come potrebbe essere giustificato un attacco delle forze missilistiche di Assad su Israele e sulle basi americane nell’area, come quella di Incirlik in territorio turco.
Nel caso in cui gli americani e gli israeliani non intervengano, la capacità di deterrenza di Assad sarebbe in parte trasferita alla milizia libanese, rendendo l’uscita di scena dell’attuale regime siriano meno traumatica sia per l’Iran sia per Hezbollah.
Le armi di distruzione di massa del regime siriano determineranno, più che le sorti, i tempi di questo conflitto e l’eventuale coinvolgimento israeliano ed americano, tuttavia le conseguenze di un attacco di Israele sulla Siria non sono pienamente prevedibili a causa delle numerose variabili presenti nella situazione attuale.
Una cosa è certa; se le armi chimiche si sposteranno verso il Libano vorrà dire che Hezbollah è pronto alle conseguenze che ne potrebbero derivare, e quindi se i convogli partiranno dal nord di Damasco diretti nella valle della Bekaa ogni operativo, miliziano e leader di Hezbollah sarà pronto, dopo sei anni dall’ultima guerra del Libano a combattere. Ma questa volta sarà una guerra diversa, una guerra cruenta che non risparmierà i civili di entrambe le parti e sarà una guerra che vedrà il tramonto di una delle due parti in conflitto, il pareggio questa volta non è ammesso.