C‘è un aspetto sociologico e non solo economico in ciò che sta accadendo in Europa, in particolar modo in Germania e in Italia. Questi paesi hanno una bassissima natalità e hanno spinto per l’implementazione di modelli lavorativi che promuovono la precarietà e la perdita di diritti del lavoro. In questo contesto, come si possa incentivare la creazione di famiglie nuove e la procreazione, appare davvero incomprensibile. E allora ci vengono a dire che in Italia e Germania non possiamo più pensare ad una famiglia “tradizionale”, piuttosto dobbiamo abituarci ad una famiglia fatta da 1 o 2 persone che avrà grande mobilità sul territorio (per poter mantenere un lavoro).
Dunque niente radici, niente figli, poco lavoro, pochi soldi. Soprattutto pochi figli. E la soluzione, prima mascherata a mezze parole, poi declamata senza alcuna remora, non è incentivare i giovani a costruire una famiglia, bensì importare manodopera a basso prezzo ed elevato tasso di natalità da altre zone del mondo, culturalmente distanti da quanto fin qui visto nei nostri Paesi.
Notate bene che non è casuale lo smantellamento culturale e sociologico che la famiglia sta conoscendo in questi anni. La famiglia “naturale” dicono non esistere e infatti vengono propugnati modelli diversi, totalmente compatibili con la visione di una società a zero figli.
In questo contesto si inseriscono profetiche e assolutamente ragionate le parole di Papa Benedetto XVI, pronunciate nell’ormai lontanissimo 2010.
Chi oggi propone ai giovani di essere “radicati” e “saldi”? Piuttosto si esalta l’incertezza, la mobilità, la volubilità.