Esiste un elemento oggettivo che non può essere ignorato nella geopolitica contemporanea, si tratta del protagonismo delle autorità religiose nella vita politica, e nelle scelte strategiche, un protagonismo che si esprime ormai su scala globale. Quando pensiamo alla commistione tra potere spirituale e potere temporale, in prima istanza il nostro pensiero va alle teocrazie di matrice islamica: la teocrazia iraniana, la monarchia saudita e la legge islamica da essa applicata, al Califfato Islamico.
Oggi tuttavia emerge sempre più chiaramente un’altra profonda commistione tra potere spirituale e potere materiale. Una commistione ricercata da due tra gli uomini più potenti al mondo, forse i due uomini più potenti sulla faccia della terra; parliamo del presidente americano Obama e di Sua Santità Papa Bergoglio, a nostro avviso oggi l’asse di potere che unisce il potere spirituale al potere materiale.
I contatti tra Vaticano e Stati Uniti si sono intensificati in maniera decisa dopo l’elezione del Papa di origini argentine, forse proprio grazie a segnali diretti partiti da Roma. Papa Bergoglio ha visto nel presidente Obama un potente alleato, un alleato non tanto della religione cristiana, quanto di una linea di pensiero che forse va oltre i temi spirituali.
I due leader hanno compreso la potenza globale di un coordinamento tra Casa Bianca e Vaticano su grandi temi geostrategici, e così abbiamo assistito alla messa in pratica della coordinazione negli atti delle due “amministrazioni”, ultima (ma solo temporalmente) la battaglia di Obama sulla riduzione delle emissioni di anidride carbonica, anticipata in maniera perfetta dall’enciclica papale “Laudato si”, in larga parte sovrapponibile al progetto del presidente americano.
Il coordinamento tra Papa Bergoglio e Obama è proseguito anche nella nuova stagione che vivono oggi Cuba e gli Stati Uniti. Nessuno né alla Casa Bianca, né in Vaticano, ha fatto mistero dell’importante ruolo di mediatore del Papa sudamericano in tale vicenda, lo stesso presidente americano ha ringraziato pubblicamente il Vaticano per l’aiuto dato in questa vicenda. Il coordinamento prosegue con la visita del Papa a Cuba, visita apostolica, ma che darà forte legittimità non solo al regime cubano, ma anche al sistema comunista dei Casto e di Che Guevara, con una grande messa che si terrà in una piazza celebre dell’Avana “Plaza de la Revolucion” dove campeggia il più grande ritratto di Ernesto “Che” Guevara esistente al mondo. Un riconoscimento di legittimità dei regimi comunisti che accomuna questo Papa e il Presidente Americano.
Altro punto di contatto e di coordinamento di Obama e Bergoglio è l’atteggiamento nei confronti di Israele e dei Palestinesi. Entrambe i Leader, pur avendo rapporti personali e diplomatici con i due avversari in Terra Santa, mantengono un rapporto privilegiato con i Palestinesi. Questo aspetto è evidente negli incontri tra i leader di Vaticano e Stati Uniti con i rappresentanti di Israele e Palestina. Sia il Papa sia Obama hanno limitato al minimo gli incontri col governo israeliano e lodato pubblicamente sempre e solo il presidente Palestinese Abu Mazen, al quale il Papa si è rivolto dicendo “lei sia un angelo della Pace”, impensabile una definizione simiel del Vaticano rivolta al premier Netanyahu.
Altro punto di contatto tra Vaticano di Bergoglio e Stati Uniti di Obama è la postura nei confronti del Dalai Lama, capo spirituale dei buddisti tibetani, fuggito dal Tibet dopo l’invasione cinese dello stato nell’Himalaya. Entrambi i leader si sono più volte rifiutati di incontrarlo, sia per non indispettire la Cina, sia perché il capo dei buddisti non appoggia in alcun modo l’apertura di Vaticano e Casa Bianca verso i regimi comunisti e post comunisti.
Infine la questione Ucraina dove Casa Bianca e Vaticano si trovano vicini, non tanto per quanto riguarda gli obiettivi strategici, ma nella condanna della figura del presidente russo Putin (oltre a voler disgregare il patriarcato di mosca con lo strumento dell uniatismo) accolto dal Papa con molto distacco, e con quello sguardo torvo e inquisitore che egli riserva ai personaggi a lui sgraditi. Putin è visto dal Vaticano come una delle più grandi minacce alla linea di pensiero di Bergoglio per le sue posizioni di forte identità nazionale, etnica e religiosa, per l’opposizione all’apertura nei confronti degli omosessuali, nonché per il contrasto all’immigrazione di massa dall’Africa.
Ed è proprio con l’immigrazione che vogliamo chiudere questa analisi, l’immigrazione massiccia e massiva dall’Africa forse uno dei punti più forti dell’asse tra Obama e Bergoglio.
Per questi due leader, uno politico e uno religioso, l’immigrazione africana in Europa non deve conoscere ne regole ne barriere, le motivazioni dei due a supporto di questa idea di esodo africano verso l’Europa, probabilmente non coincidono, tuttavia questa identità di vedute è a nostro avviso il motore primo delle attuali politiche europee sull’immigrazione.
Ecco come vedete non solo nell’islam esiste la fusione del potere spirituale e del potere materiale. In questi due anni anche nella cristianità cattolica stiamo assistendo a questo asse tra il Papa ed il presidente americano, una nuova forma di governo globale, che non può essere definita in maniera chiara ed univoca, ma che sta cambiando radicalmente il mondo intero, senza quasi che nessuno se ne accorga.
Addendum
Esiste un rischio, un grosso rischio, in questa postura del Vaticano così sovrapponibile a quella della Casa Bianca.
Se dovesse scoppiare una crisi internazionale di vaste proporzioni (pensiamo alla “crisi dei missili” di Cuba negli anni 60 ad esempio) il Vaticano non potrebbe svolgere quel ruolo di mediatore indipendente, tra l’America e la Russia, come fece invece (sempre per mantenere il paragone) Sua Sanità Papa Giovanni XXIII proprio in occasione della crisi dei missili di Cuba, quando l’intervento del Vaticano evitò una guerra mondiale.
Oggi questo Vaticano non può più essere giudicato mediatore equidistante e quindi non potrà svolgere tale ruolo nel malaugurato caso di un brusco incremento di tensione tra USA e Russia.
È questo aspetto negativo dell’asse Obama-Bergoglio che ci ha portato a produrre questo post…