Potremmo scoprirlo presto, perché in questi giorni, in queste ore, a Tehran si sta muovendo qualcosa. Gruppi sempre più numerosi tentano di riunirsi nelle piazza e nelle università. Qualcuno comincia a lanciare slogan e non sono solo gli slogan inneggianti ad un vago concetto di riforme. Nelle piazze e nelle strade echeggia il grido :”Morte al Dittatore” uno svolgan violento testimonianza della determinazione di chi oggi è sceso in piazza a protestare.
La scintilla delle proteste è stata innescata durante il funerale dell’Ayatollah Jalaluddyn Taheri, un religioso riformista che non rinunciando ai principi fondamentali dell’islam sciita, ha cercato in vita di ottenere maggiore libertà di espressione e di costumi per gli iraniani.
Il suo funerale si è trasformato in una grande manifestazione contro il governo dell’Iran, una protesta spontanea che ha attraversato le vie di Tehran, con i manifestanti che chiedevano la liberazione dei prigionieri politici e di due tra i leader più carismatici dell’opposizione iraniana, Karroubi e Mousavi.
Ora, a 10 giorni dalle elezioni politiche, il fuoco delle rivolta cova sotto la cenere del malcontento.
Cosa decideranno i leader dell’opposizione, o meglio cosa sceglierà di fare il popolo dell’opposizione, perché in questa fase non sono emersi leader di questa protesta ma solo una massa sempre credente di oppositori pronti a sfidare il regime e la sua polizia, segreta e non.
Già in occasione delle scorse elezioni presidenziali in Iran i moti di piazza avevano cercato di modificare l’assetto attuale del regime, ma la squadre paramilitari e le Guardie della Rivoluzione avevano soffocato con la forza le speranze di cambiamento di coloro che avevano preso la decisione di scendere in piazza.
Anche oggi il regime è molto forte, così come sono forti ed organizzati gli strumenti repressivi, ma in un quadro dove tutta la regione chiede un forte cambiamento le immagini provenienti dalla Siria e dalla Turchia potranno spingere molte più persone a manifestare nelle strade di Tehran rispetto al numero. Seppur significativo, visto in passato.
Se così sarà la repressione diverrà violenta e potrebbe mettere in discussione la tenuta complessiva del regime, spaccato al suo interno in vista delle elezioni presidenziali più importanti della storia della Repubblica Isalmica.
L’aria di primavera arriva a Tehran
photo by:
Christiaan Triebert